Amministrative: tanti i candidati prestanome delle lobby del potere e le trame dei pupari senza esclusione di colpi

L’opionione

Nessuna meraviglia se taluni personaggi gridano e pensano che i consigli comunali in scadenza questa volta rischierebbero di essere rimpiazzati da un nuovo sindaco “dittatore”. Sono stati i pupari della politica che hanno già deciso in generale cosa fare e chi candidare in due o tre raggruppamenti di poteri occulti, lobby, e progetti con i soldi pubblici già confezionati, mentre molti del resto dei candidati partecipa a titolo di cronaca e con il segno del narcisismo negli occhi.

Lo scenario politico di questi giorni ci consegna l’immagine di una classe dirigente assente, stanca e rassegnata, dichiarandosi, nei fatti, incapace di produrre il valore dell’unione che fa la forza, favorendo la suddivisione, il settarismo e la faziosità per i soli fini personali. Nessuno crede più nella politica, nel valore e nella dignità della sua importanza economica e sociale. Ma insiste l’obbligo di cambiare verso una nuova fase storica. Dobbiamo affrontare lo sgomento con i valori, la stanchezza con l’entusiasmo, la rassegnazione con la tenacia. La crisi che stiamo vivendo rimarca le scelte errate della politica in danno all’economica, accumulando debiti su debiti, penalizzando l’occupazionale, ma anche una crisi di un modello di vita senza l’onore che deve essere cambiato.

La lotta politica per le amministrative di giugno incalza sinistra ogni giorno senza esclusioni di colpi. Nello sport automobilistico, decisivo è l’ultimo sorpasso; in politica invece quella risolutiva è l’ultima settimana. E se in politica, così come nella vita di tutti i giorni, il fine giustifica i mezzi, i giochi di potere sono un concentrato di pura malvagità annotata alla peggiore specie degli uomini che si aggregano alla politica, un tempo nobile ma ora senza valore: vale a dire i politicanti, dove le carte sono in mano alle lobby dei voti che si organizzano in un turbinio di colpi bassi e di subdole macchinazioni. Un ritmo, sempre più incalzante, alimentato da conversi sbarratissimi, dove la contraffazione si trasforma in strumenti calunniosi che riproducono una realtà che disorienta e confonde gli elettori, attenti ogni giorno a non farsi inghiottire da menzogne dei candidati disposti a fare un patto col diavolo pur di sconfiggere l’avversario. Un dire e non dire. Inutile votare Tizio perché non c’è la può fare. Voto sprecato. Un rivoltarsi nella calunnia ad ogni costo nella o come dire: sarà arrestato, neanche il tempo di sedersi e lo porteranno in carcere. E via così con ogni inventa o diffamazione pur di colpire con il metodo del passa parola. Anche un manifestino funebre può servire per l’occasione.

C’è poi lo scambio del voto per soldi o per amore, o al meglio promettere ci sono ancora le migliaia di promesse di posti di lavoro, tante mansioni da sciorinare velocemente, come i venditori di tappeti, ma solo, ovviamente dopo che sarà eletto. E poi sussidi e contributi per tutte le associazioni, ma anche tante belle pensioni, una qualsiasi va bene per tutti, e perché no, un bel loculo al cimitero.

Arrivisti e manipolatori, che incarnano così il ruolo del regista, per indirizzare il destino dei vinti ogni di ogni avversario, convinti che le conseguenze delle proprie azioni, efficaci o distruttive che siano, facciano parte di un gioco: il proprio, ovviamente.

Un combattimento di dubbia onestà, dove chi assiste, è appagato da un’avvincente trama e dai continui colpi di scena. Chiudendo un occhio sul finale, ai limiti del credibile, dove tutto si rivela come un romanzo giallo politico ben studiato e di grande attrazione.

Ma le speranze dei candidati sono riposte sui “pupari” che già all’appuntamento con il predestinato di turno hanno il risultato a portata di mano. Fogli e anagrammi che sbattono in faccia allo speranzoso malcapitato presentatosi per comprare il pacchetto di voti adatto a lui, zona per zona, come in un borsino, con numeri e preferenze già acquisite, realizzando già il risultato del dopo voto del 5 novembre con la cabala anzi preparata e parlando già di alleanze, maggioranza formata e incarichi di sottogoverno compreso. Niente paura. È stato sempre così da decenni ma ora ahinoi tutto è fortemente peggiorato, e la truffa è assicurata.

Si vince solo quando si costruisce il futuro e si chiude con il presente. Questa classe dirigente permane in un pericoloso stallo che compromette il futuro. Non ci sono idee sul da fare e si vive alla giornata. Questo modello politico rimane limitato alla sub cultura degli interessi personali e in una lotta intestina basata sulla calunnia e la diffamazione; è stata persa l’occasione più straordinaria per iniziare a cambiare verso un metodo valido, onesto e capace di amministrare con la regola del buon padre di famiglia, perdendo occasioni di riscatto e di rinascita. È ormai inutile recriminare. Abbiamo bisogno di un’azione del saper fare sincera, e non il sentire delle cause di sconfitta di una classe politica fantasma. Abbiamo bisogno di capire dove abbiamo sbagliato, non per attribuire giudizi o sparare condanne, ma più banalmente perché non succeda ancora una volta.
Le parti in causa si guardano in cagnesco e non smettono di preparare trappole e polpette avvelenate. Nei fatti pratici, la campagna elettorale è cominciata ancor prima dei risultati che sono per logica deduzione scomposti dalla realtà dei fatti; correnti interne e i mille comitati spontanei spuntati come funghi e con un manipolo di voti davvero ininfluenti sul piano elettorale, denunciano in maniera strumentale malefatte e ostruzionismo, ma sono carichi di demagogia e vuoti di sostanza politica.

Una straziante condizione per i genitori di fronte al futuro dei figli che non esiste più in una terra ormai bruciata dalla politica dei ladroni. Nessun può garantire oggi posti di lavoro. È un abbaglio, una menzogna di chi mente sapendo di mentire, con l’aggravante di commettere una serie di reati penali senza preoccuparsi delle conseguenze, in una logica delinquenziale che non lascia alcun dubbio. Promesse e falsità, con il coinvolgimento e l’intervento di elementi che si auto-definiscono addetti ai lavori. Ancora peggio i voti comprati con denaro contante, ma questo avverrà all’ultimo momento, il meno invasivo nella società attuale in cui una massa di cittadini non è più in grado di sopravvivere, non possono comprare il latte ai propri figli, non possono pagare le bollette di acqua e luce. Vi è dunque, una linea di demarcazione tra la necessità e il bisogno.

Le lotte infinite per il potere tra i clan politici hanno dilaniato il nostro tessuto economico e sociale e sono finiti in pasto alla pubblica opinione mondiale come mafiosi; siamo diventati la città della politica del niente, del fallimento, dove la disoccupazione e l’abusivismo sono la regola. Spiace il continuo stato di conflitto tra le varie fazioni in campo. Tutto sfugge alla logica degli interessi della collettività in favore di pochi uomini. È la fine della speranza dei vecchi e dei giovani.

Concetto Alota

 

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