Sistema Montante e Ias di Priolo: indaga la Procura di Siracusa su inquinamento, miasmi e norme statutarie

Nell’inchiesta della Procura di Caltanissetta nella ragnatela degli interessi c’è anche l’Ias di Priolo. La società consortile che gestisce il depuratore dei reflui industriali del petrolchimico siracusano e quelli civili di alcuni comuni del circondario, è da qualche tempo sotto i riflettori della magistratura inquirente sia della Procura di Caltanissetta, così come quella di Siracusa. Sotto accusa le tematiche che insistono sull’inquinamento dell’ambiente con una puzza irresistibile, un’aria irrespirabile che costringe gli addetti ai lavori e i cittadini a respirare aria malsana, nonché per la condizione degli impianti obsoleti e la mancanza dell’entrata in funzione del sistema di deodorizzazione, costato una montagna di soldi pubblici, mentre le vasche di ossidazione sono da tempo in pessime condizioni.

Sullo sfondo dell’indagine della maxi inchiesta dei Pm di Caltanissetta,spuntano la conquista del potere, la corruzione e l’uso smodato delle istituzioni. Trame e intrecci a tappeto che conformano il sistema chiamato “Montante”, in cui sono indagati a vario titolo 22 persone e tanti altri coinvolti a scacchiera, come politici, imprenditori, uomini della istituzioni, delle forze dell’ordine e militari.

Gli inquirenti, accusano Montante di essere a capo di un sistema scientificamente organizzato, “per essersi associati, in numero superiore a dieci, allo scopo di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione e di accesso a sistema informatico. In particolare, Montante, tenendo rapporti, personalmente o per tramite di Diego De Simone, con appartenenti alle forze dell’ordine al fine di indirizzare le attività di costoro in maniera tale da garantire i propri personali interessi e quelli di coloro che a lui sono direttamente legati e di ottenere, ai medesimi fini, informazioni di natura riservata, nonché occupandosi di soddisfare le aspettative di carriera e di lavoro degli stessi o di loro familiari ed amici (…)”.

L’Ias di Priolo nell’inchiesta dei Pm di Caltanissetta entra nel giro la figura di Giuseppe D’Agata, all’epoca comandante provinciale dei carabinieri di Caltanissetta, è indagato per aver fornito informazioni riservate e per aver bonificato, senza autorizzazione, alcuni immobili di Montante “affinché la moglie, Maria Rosa Battiato, venisse nominata, prima commissario e poi presidente dell’Ias di Priolo Gargallo.

Si trova ampia conferma nelle intercettazioni telefoniche nel quadro probatorio nell’ordinanza del Gip del Tribunale di Caltanissetta, dottoressa Maria Carmela Giannazzo, formata da oltre 2500 pagine, di applicazioni delle misure cautelari. Tra i tanti elementi citati nell’ordinanza, si fa riferimento a un articolo pubblicato sul sito on line, Siracusa Live del 22.12.2015, che affronta le tematiche a largo raggio del depuratore dell’Ias di Priolo.

Un’inchiesta partita dalla Procura di Caltanissetta già nel 2014, in occasione di altri fatti paralleli, con l’inchiesta sui “Petroli di Potenza”, come la nomina e i requisiti necessari di alcuni componenti del Cda della società consortile che gestisce il depuratore di Priolo. L’allora presidente dell’Ias, Maria Rosa Battiato parlando al telefono col marito, Giuseppe D’Agata, intercala una discussione telefonica basata sul compenso mensile che riceve dall’Ias, inserita nel fascicolo d’indagine: “ (…) “… su comodi dumila euru u musi…”. “… è piccatu diciamo lasciarli… (2000 euro) però certo vedi che io poi ciò anche tutta una serie di rischi… ah…un ni scurddamu sempre rischi ambientali non è che io perché ora ci su autri problemi … i rischi ambientali può succederi la qualsiasi ddra esplodi na cosa, esplodi… eh… ma…ma – D’agata: “si na tubatura… – Battiato: “na scossa elettrica… stacca… stacca il collettore … cioè…può succedere di tutto… – D’Agata: “si si questo è … – Battiato: “ciò perché non ciiò quella che la che ti minaccia la molestia olfatttiva ma chiddru ora… picchi chiddra era tutta ma questione strumentale vistu ora praticamente… cioè non se ne parla di sta cosa… – D’Agata: “ma infatti… – Battiato: “quando sono arrivata … minchia mi… mi hanno fatto sentire pro… cioè proprio… sarà guarda abbiamo mitigato molto l’impatto della… dell’odore perché c’è tutto un sistema ca mi costa quasi duecentomila euru all’annu… che sai tipo spruzza deodorante sulle vasche quindi un po’ ‘odore è abbattuto… non è che è scomparso … però è un po’ mitigato giusto… – D’Agata. “si ma… – Battiato: “però c’è sempre l’odore… – D’Agata: “si ma quello infatti stavo…mi stai facendo capire venir mente questo… che quello non ha fatto più niente…prima tutto… furore… furore… denunciatorio li… madonna mia… – Battiato: “prima proprio che non si poteva stare… però ora… – D’Agata: “vabbè ma tu…ti… – Battiato: “…inc…”.

In un altro stralcio di una telefonata, la conferma che l’Ias è un casino. Il marito del presidente dell’Ias, Maria Sara Battiato, il colonnello dei carabinieri Giuseppe D‘Agata, è preoccupato. Pensa che qualcosa gli sfugga. Ha paura di poter essere indagato. D’Agata: “…magari stanno indagando su di me per vedere che tipo di rapporti ho… con lui… (Montante) …oppure durante la perquisizione hanno trovato qualcosa che riguarda me… non lo so…”. Battiato: “…ma tu ci hai dato carte a Montante?” D’Agata: “No”, è la risposta secca del marito. Battiato: “…cioè che casino ci può essere… l’unica cosa con me…con l’Ias…l’unico … l’unico casino può essere drà banna…” (cioè, all’Ias).

Tale siffatta condizione s’intreccia con l’inchiesta della Procura di Siracusa sull’inquinamento prodotto dagli impianti di depurazione dell’Ias di Priolo. Infatti, il procuratore di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, a seguito di segnalazioni e di denunce da parte dei rappresentanti dei lavoratori e di organi di stampa, così come da queste colonne, ha aperto un fascicolo d’indagine affidate dagli uomini del Nictas presso la Procura di Siracusa. Ma sui particolari delle indagini è stato innalzato un fitto riserbo da parte degli inquirenti e degli investigatori, che vogliono vederci chiaro anche sui patti nuovi para-sociali ingarbugliati, secondo qualcuno, nella forma e nella sostanza.

La gestione del depuratore consortile di Priolo da parte dell’Ias è in proroga fino a dicembre del 2018; ma rimane nel mirino del gioco delle parti tra la politica e gli industriali fatta di vecchi traccheggi, per arrivare ad una gara pubblica, oppure all’affidamento diretto in House. Ma insiste anche da qualche anno l’endemica questione dei requisiti dei componenti del Cda. Una crisi mal gestita e portata avanti, secondo alcuni esposti e denunce che sarebbero state presentate in Procura, senza tenere da conto gli interessi della pubblica condizione per la delicata funzione ambientale del depuratore.

Già nell’ottobre del 2017 si parlò di un colpo di mano. Questa è dunque l’epoca che nega la verità incontrovertibile; infatti, nell’odissea per la gestione dell’Ias, ha vinto il compromesso. E così è spuntato un direttore nominato dagli industriali con i poteri dal valore di un amministratore delegato o unico che dir si voglia. Tra grida e sussurra, trattative e incontri, partorisce la rielaborazione nostrana di uno dei capolavori intrecciati dagli obblighi della politica della Sicilia del post Crocetta e dintorni, con i tanti aspetti e i compromessi necessari che coinvolgono anche la zona industriale di Siracusa. Nella mediazione c’è sempre una parola che campeggia l’espediente, accompagnata dal quel gioco di sali e scendi che non vuole portare ad altro, laddove ogni trattativa è fatta di rischi, senza nessuna possibilità di giungere a soluzione tra democrazia è compromesso, in cui ci sono tante voci, tanti interessi, tanti partiti, tante attese e tanti bisogni, voti compresi, per trovare un accordo senza rinunciare alle priorità. Ecco allora la normalità che diventa straordinaria, cambiando le carte in tavola scordandosi il passato.

Ma come scritto, nel frattempo sull’Ias pende pericolosamente la spadadi Damocle dell’inquinamento dell’aria, del mare e della falda acquifera su cui sta indagando la Procura della Repubblica di Siracusa. Insiste poi la grave questione dello stato in cui versano gli impianti ormai arrivati alla fine della corsa e di cui hanno più volte denunciato la criticità, i sindacati dei lavoratori e di chi spetta pagare le costose manutenzioni straordinarie che tardano ad arrivare, aumentando il rischio, secondo alcuni addetti ai lavori, in maniera esponenziale. La forte puzza nauseabonda che fuoriesce dallo stabilimento dell’Ias rimane un’altra questione irrisolta, compresa la copertura delle vasche d’accumulo e l’impianto di deodorizzazione che non è mai entrato in funzione – come spiegava al marito nelle intercettazioni telefoniche l’ex presidente dell’Ias Maria Rosa Battiato – mentre gli addetti ai lavori sono costretti a respirare i veleni che fuoriescono dagli impianti e quelli che arrivano dagli stabilimenti petrolchimici della zona industriale e che si propagano nell’aria circostante fino nel centro abitato di Priolo nell’indifferenza generale. È questa una delle tante questioni inserite nel diario del nuovo sindaco di Priolo, Pippo Gianni.

Tutto secondo programma. L’assemblea straordinaria dei soci dell’Ias ha approvato giovedì 26 ottobre scorso la modifica dello statuto della società che gestisce il depuratore biologico consortile di Priolo sbilanciato in favore dei privati. Una decisione tormentata carica di veleni e di misteri che si rimanda ormai da tanto tempo e che minaccia ancora altre polemiche, con annunciati ricorsi e possibili esposti alla magistratura inquirente. Alla base della modifica l’adeguamento del consiglio d’amministrazione alle nuove norme della legge Madia, che prevedono come “le società siano amministrate da un amministratore unico; salvo che per motivi di adeguatezza organizzativa, stabilite dall’assemblea con delibera motivata, l’amministrazione sia invece affidata ad un consiglio d’amministrazione composto di tre o cinque membri”. La deliberazione dall’assemblea straordinaria della società consortile di Priolo traccia che “la società (Ias) è amministrata da un consiglio d’amministrazione composto di cinque membri, attesa la specificità tecnica dell’attività e per una più adeguata organizzazione che tenga conto delle plurime competenze necessarie alla buona gestione della società stessa”. E si fa riferimento al fatto che “4 dei 5 membri del Cda saranno nominati come di seguito: 3 su designazione del socio di maggioranza (Irsap), 1 su designazione del sindaco di Melilli e il quinto membro su designazione congiunta degli industriali”.

Ma la modifica che rivoluziona il rapporto tra le parti, è quella che sancisce che saranno i soci privati a nominare il direttore generale “che non potrà essere scelto tra i consiglieri, a cui saranno delegati tutti i poteri”. Figura centrale chiamata, tra le altre cose, alla “negoziazione dei nuovi contratti e quelli in scadenza” compreso “l’accettazione a conferimento dei reflui da parte di qualsivoglia cliente” mentre rimangono al Cda i poteri di carattere generale di gestione.

“Questa modifica statutaria va impugnata – affermò a caldo Turi Magro tempo fa, tra gli uscenti del Cda dell’Ias – questa variazione esce dalla logica e dalla legge. L’affidamento della gestione dell’Ias avrebbe dovuto essere con una gara ad evidenza pubblica. Il nuovo statuto fa emergere l’illegittimità perché non si può stabilire che la gestione possa essere affidata a un super direttore generale designato solo dai privati. Questo è assurdo, che fa parte di logica e strategia politica di accordo tra industriali e Irsap. Del resto, da un paio di mesi gli industriali si sono messi di traverso, bocciando budget preventivo e il conto consuntivo, dando un segnale forte che vogliono contare di più nel Cda dell’Ias”. Magro, a suo dire, ha chiesto parere ai legali Acquarone e Scozzari sulla possibilità di operare in house e chiarisce: “L’Ias ha legittimato la posizione attraverso l’iscrizione in istruttoria all’Anac e avrebbe dovuto chiedere alla Regione l’affidamento. Siamo di fronte all’ipotesi in cui il committente pubblico, derogando al principio di carattere generale dell’evidenza pubblica, provvede in proprio attribuendo l’appalto o il servizio mediante il sistema dell’affidamento diretto in house providing, ossia senza gara. Ma negli affidamenti in House non vi è il coinvolgimento degli operatori economici nell’esercizio dell’attività della pubblica amministrazione, cosa che invece, con la modifica dello statuto ciò avviene”

Dicembre 2017 – La Commissione e l’Assessore alle Attività Produttive intervengano per vigilare su quanto sta accadendo presso l’Ias (Industria Acqua Siracusana). Lo chiede l’ex deputato regionale Enzo Vinciullo. “Da mesi, contesto l’attuale composizione del Consiglio di Amministrazione il quale, anziché essere formato da un solo componente, così come previsto dal Decreto Legislativo e dalla Legge Regionale che ha preceduto la norma nazionale, è composto, invece, da 5 componenti, con uno sperpero di risorse non previsto dalla Legge”.

Motivo della contesa, il fatto che l’adeguamento dello statuto dell’Ias è stato approvato dall’Irsap, cioè dall’Istituto Regionale per lo Sviluppo delle Attività Produttive, e non dall’Ias di Siracusa che, invece, detiene le quote del 65% quale partecipazione del capitale e ribadisco che sia illegittimo l’adeguamento dello statuto, così come illegittimo è la Deliberazione del Consiglio di Amministrazione dell’Irsap del 26/07/2017.

E del resto, lo stesso Dirigente Generale dell’Assessorato, rendendosi conto dell’errore in cui è caduta l’Irsap, in data 23 ottobre 2017 è stato costretto a emanare il Decreto Dirigenziale con il quale trasferisce le quote di partecipazione azionarie dal Consorzio Asi all’Irsap, quindi fino al 23 ottobre la quota era determinata dall’Asi di Siracusa. Di conseguenza, conclude Vinciullol’Irsap non poteva assolutamente approvare la variazione dello statuto dell’Ias. Da qui l’invito al neo Presidente della Commissione Bilancio Vinciullo a fare valere le proprie prerogative istituzionali per quanto riguarda l’esercizio del potere di controllo e di verifica sui beni di proprietà della Regione.

Ancora una tegola sull’Ias – Gennaio 2018 – L’assessorato regionale della Attività Produttive ha revocato il provvedimento di trasferimento delle quote di partecipazione al capitale dell’Ias dall’ex Asi di Siracusa all’Irsap. Le quote di partecipazione, quindi, al capitale del depuratore consortile, tornano, nella piena competenza dell’ex Consorzio Asi di Siracusa. Ciò significa che è nulla la delibera del Consiglio di Amministrazione dell’Irsap del 26 luglio con la quale era stato adeguato lo statuto dell’Ias alle disposizioni contenute nel decreto legislativo del 2016. “Il Dipartimento regionale delle Attività Produttive ha compreso che non poteva, con un semplice provvedimento, sottrarre le quote di compartecipazione al capitale dell’Ias, dell’Autoporto, per trasferirle all’Irsap – afferma al tempo Enzo Vinciullo – Occorreva un articolato disegno di legge, approvato dal Parlamento siciliano, che rendeva legittimo il trasferimento di quote da una società all’altra, stabilendo forme, tempi e modi.Con questo provvedimento, il problema dell’adeguamento al Decreto legislativo torna a essere di attualità, “trovandosi – dice ancora Vinciullo – il Consiglio di amministrazione dell’Ias in una situazione di illegittimità e producendo, di conseguenza, atti illegittimi”. Da qui, l’invito di Vinciullo a rassegnare le dimissioni e a ridare la parola “ai” legittimi rappresentanti della proprietà mentre al presidente e ai componenti del consiglio d’amministrazione a rassegnare le proprie dimissioni.

Infatti, la richiesta di pareri da parte dell’Ias nel 2017 per poter gestire in House l’impianto del depuratore consortile di Priolo, aveva creato una serie di critiche e di denunce da parte del deputato Enzo Vinciullo e del componente del Cda dell’Ias, Turi Magro, ora l’Irsap, istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive gli dà ragione, e ha deciso di sostituire il responsabile unico del procedimento per la gara per la gestione del servizio di depurazione dell’impianto Ias di Priolo. Il Rup, che era stato nominato dal Consorzio Asi di Siracusa in liquidazione, sarà affiancato da 2 tecnici dipendenti dell’Irsap. Il provvedimento è stato sottoscritto dal dirigente dell’Area servizi tecnici dell’Irsap, ing. Carmelo Viavattene. Per gli aspetti prettamente tecnici, sono stati nominati Sergio Salonia e Giuseppe Italia mentre per gli aspetti giuridico-legali, la dottoressa Magda Falzone. Che scrive, come il cambiamento sostanziale delle figure prese in esame è dovuto “al fine di evitare un’ulteriore proroga nei confronti dell’attuale gestore dell’impianto di depurazione, la Ias spa”. All’Irsap era pervenuto il progetto per la gestione in concessione del depuratore consortile di Priolo. Il progetto è stato trasmesso all’Area servizi tecnici dell’Irsap che, per l’approvazione amministrativa, ha effettuato una ricerca, “riscontrando che non esiste alcun atto di nomina da parte di questo ente nella qualità di progettista, e pertanto tutti quegli elaborati non sono approvabili”.

Scriveva Turi magro, componente uscente del Cda della società partecipata “Industria Acqua Siracusana, dopo le modifiche statutarie, così commentava sulla stampa: “L’affidamento della gestione dell’Ias avrebbe dovuto essere con una gara ad evidenza pubblica”. Ancora prima, l’ex Presidente della Commissione Bilancio del Parlamento Regionale, Vincenzo Vinciullo, dichiarava “Perdurando questa situazione, sarò costretto a sottoporre gli atti prodotti dal Cda al vaglio della Corte dei Conti regionale”.

Ora le preoccupazioni per un depuratore che fa acqua da tutte le parti; i veleni delle industrie del petrolchimico che inquinano ogni cosa; un’aria irrespirabile nelle vicinanze al depuratore, è la conseguenza di una puzza emanata dai gas nauseabondi e miasmi che fuoriescono dagli impianti della depurazione dei reflui industriali che costringe spesso i cittadini di Priolo, in base ai venti che spirano, a respirare quei cattivi odori.

Già nel 2014, i precedenti vertici dell’IRSAP, avevano in autotutela presentato un esposto all’autorità giudiziaria in cui segnalavano le tante criticità riscontrate dai funzionari dell’ente, che avevano rappresentato le varie fasi della progettazione, realizzazione e collaudo degli impianti, oggi cause delle disfunzioni del depuratore e del sistema di deodorizzazione, che avrebbero provocato il rischio di emissioni in aria di sostanze altamente nocive per la salute pubblica. Altre denunce sui veleni di Priolo, nel tempo, erano state presentate anche da associazioni ambientaliste e da diversi rappresentanti istituzionali.

I sospetti sono indirizzati sulle proroghe, sempre autorizzati dai vertici dell’Irsap, così come nelle condizioni degli impianti. La storia. “In data 15 dicembre del 2005 – Turi Magro – componete del Cda dell’Ias – scrive in una lettera indirizzata al presidente dell’Ias Maria Grazia Brandara e al procuratore della Repubblica di SiracusaFrancesco Paolo Giordano – il Ministero dell’Ambiente dichiara superata la soluzione della barriera idraulica imposta dall’Asi, dal Ministero dell’Ambiente, dagli industriali e fatta propria dal Sindaco di Priolo, Massimo Toppi, i lavori di cinturazione delle vasche erano in corso ed avrebbero dato una soluzione alla grave situazione ambientale per lo sversamento in mare dell’eluato proveniente dalle vasche. In quella conferenza dei servizi si decise di dare corso ai lavori di una cinturazione dell’intero perimetro del sito Ias da realizzare in emergenza. A questo punto – scrive ancora Magro – mi preme esplicitare e rendere accessibile a tutti la differenza che passa tra MISE ( messa in sicurezza d’Emergenza) e MISO (messa in sicurezza d’Ordinario), poiché attorno a queste due soluzioni si è giocata e si gioca ancora oggi la vita dell’Ias. Ed è qui che scatta la pregiudiziale, cara Signora (Mariagrazia Brandara n.d.r.), nei confronti di Salvatore Magro. Allo stato attuale – conclude la lettera – vi è un contenzioso aperto tra il Ministero dell’Ambiente e l’Ias in ordine alla soluzione da dare a tutela del sito, però vi è la certezza che una decisione assunta in Conferenza dei Servizi dal Ministero dell’Ambiente in data 5 dicembre 2005 e reiterata successivamente dopo 12anni, non ha dato alcuna risposta”.

In proposito, insiste un progetto per la manutenzione delle vasche di ossidazione finalizzato alla salvaguardia e alla sicurezza del sito dell’impianto, con la riqualificazione e il recupero dell’impianto: ma che fine ha fatto? E poi, come scrive e sostiene Turi Magro nella lettera alla Procura e al presidente dell’Ias Brandara: quelle vasche citate nella lettera perdono ancora liquido inquinante verso il mare, oppure no”? Alla domanda, se sussiste ancora il grave pericolo denunciato (reiterato?), bisogna dare necessariamente una risposta pubblica e abbastanza urgente.

Un’aria pesante e una puzza irresistibile si respira al solo transitare attorno al depuratore Ias a causa dei vapori nauseabondi e i miasmi che fuoriescono dagli impianti necessari per depurazione dei reflui industriali che costringe molte volte, in base ai venti che spirano, i residenti di Priolo e quelli dei comuni viciniori a respirare quei cattivi odori. L’aggravante insiste per gli addetti ai lavori che sono obbligati a respirare quell’aria malsana durante tutte le ore di servizio, in un ambiente poco salubre e forse non del tutto consono. E non sono mancati da parte dei sindacati e dei lavoratori nel passato i riferimenti per i vari casi di malattie verso i dipendenti ritenuti insolite e le tante manifestazioni di malessere per visitatori e maestranze a causa dei disturbi olfattivi. Ma i silenzi in tal senso non possono essere giustificati dal mantenimento del posto di lavoro ai figli di sfortunati dipendenti. Il sospetto che tecnici del depuratore sarebbero morti a causa di un tumore prematuramente è stato sempre forte; ma la conferma non c’è stata sulle cause o concause per l’imperante silenzio generale. Un pezzo di pane amaro, sudato e guadagnato con tanta sofferenza è stato più volte la denuncia inascoltata di cittadini, sindacalisti e lavoratori. La mancata entrata in funzione dell’impianto di deodorizzazione e la mancata copertura delle vasche di accumulo creano quella puzza nauseabonda irresistibile e l’aria irrespirabile che soffoca gli esseri umano, flora e fauna; ma sono i lavori che richiedono una montagna di soldi d’investimento nel totale di oltre 50 milioni di euro circa, quindi, niente, tutto rimane fermo come dall’inizio; ma, ironia della sorte, è stata ancor più forte e decisa la denuncia dell’’ex presidente dell’Ias, Maria Rosa Battiato, la quale poco prima delle sue dimissioni dichiarava che “l’impianto di deodorizzazione non è mai entrato in funzione perché inadeguato”, confermando così lo spreco di tanti soldi pubblici.

Concetto Alota

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