La battaglia di un 34enne di Giarre e di Studio3A, che lo assiste, per vedersi riconosciuti
i gravissimi danni subiti a causa di un volo evitabile se la barriera fosse stata a norma
Le foto dell’incidente sono impressionati e dicono tutto di quanto sia stato fortunato un oggi trentaquattrenne di Giarre (Catania) a uscire vivo da un volo in auto di oltre dieci metri dal viadotto di un’autostrada al terreno sottostante. Miracolato ma “con le ossa rotte”, nel vero senso della parola, perché ha riportato gravi politraumi. Danni che però l’Ente gestore della strada non vuole saperne di risarcire, nonostante l’evidente responsabilità per omessa custodia e manutenzione, nello specifico del guardrail.
Non c’è dubbio che il sinistro sia stato dovuto a una fuoriuscita autonoma: S. T., queste le iniziali del malcapitato, il 14 ottobre 2019, alle 14.30, percorrendo l’Autostrada A19 Palermo-Catania, in direzione Catania, al km 133+50, all’altezza del viadotto Milocca II, nel territorio comunale di Assoro (Enna), ha perso il controllo della Lancia Y su cui stava procedendo e che ha sbandato a destra, “striando” la barriera su quel lato, per poi rimbalzare sulla carreggiata e finire contro quella di sinistra. Ma l’incidente, con ogni probabilità, non avrebbe prodotto conseguenze così traumatiche se il guardrail avesse fatto il suo dovere, trattenendo l’utilitaria in strada, e non avesse al contrario ceduto di schianto all’urto, per 27 metri lineari, con il risultato che la vettura, andata distrutta, e il suo conducente sono caduti di sotto da un’altezza di almeno 11 metri: probabilmente determinante per la salvezza dell’automobilista il fatto che nei gironi precedenti avesse piovuto e che il terreno sottostante fosse fangoso e abbia quindi attutito la caduta.
Scattato l’allarme, il trentaquattrenne, gravemente ferito, è stato elitrasportato all’ospedale “Sant’Elia” di Caltanisetta, dove gli hanno riscontrato traumi pesanti, tra cui la rottura istmica dell’aorta, che ha reso necessario un immediato e delicato intervento di endoprotesi in aorto toracica, e innumerevoli fratture di vertebre e costole, per una prognosi molto seria: è stato in pericolo, il suo recupero è stato lento e doloroso e anche oggi, a distanza di quasi due anni, gli è residuata una pesante invalidità permanente, la sua vita non è più quella di prima. Oltre ai mezzi di soccorso, sul posto sono intervenuti anche gli agenti della Polstrada di Enna per i rilievi, i quali hanno documentato tutto, anche con foto, compreso il fatto che il guardrail non aveva retto all’urto, personale Anas e i vigili del fuoco di Enna.
S. T., una volta ripresosi, ha quindi deciso di fare piena luce sulla vicenda, con particolare riferimento al perché la barriera si fosse aperta in quel modo, peraltro di fronte alla sollecitazione non di un Tir ma di una automobile di piccola cilindrata, anche in forza a precedenti analoghi accaduti nello stesso viadotto: nel luglio del 2016 l’identica sorte era toccata a un militare di 27 anni, e anche allora il sicurvia non aveva retto. L’automobilista, attraverso il consulente legale Salvatore Agosta, si è pertanto affidato a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che con i suoi esperti ha valutato tutta la documentazione e i rapporti relativi al sinistro, constatando come in effetti si profilassero gravi responsabilità in capo all’Ente gestore. Anche dalle foto, infatti, emerge chiaramente come quel guardrail fosse assolutamente inadeguato, nonché irregolare: infatti, a causa del sinistro avevano ceduto non solo il “nastro”, ma anche i montanti che non erano saldamente ancorati sul cordolo di calcestruzzo, penetrando per uno spessore di poco superiore al copri-ferro.
Di qui, dunque, l’invio di una richiesta danni (e delle coperture assicurative) per conto del proprio assistito ad Anas: una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto. Tante “Pec” di sollecito sono state infatti necessarie perché dalla società si degnassero finalmente di riscontrare, il 13 maggio 2021, la richiesta risarcitoria, ma solo per respingerla, poiché, secondo l’Azienda, “non risulta fondata su circostanze imputabili al gestore della strada”. Per scrupolo, considerata la solita confusione di ruoli e competenze che sussiste in Italia, con il conseguente scaricabarile, per quanto la gestione del tratto autostradale in questione figuri competere all’Anas, Studio3A recentemente si è rivolta anche al Consorzio per le Autostrade Siciliane, il concessionario della A19, ma qui la risposta deve ancora arrivare. Di certo c’è che si andrà fino in fondo per far valere i diritti dell’automobilista, anche a costo di adire le vie legali e anche per una questione generale di sicurezza pubblica.
Dott. Nicola De Rossi