Siracusa – Piero Amara tiene alta la tensione tra processi e dichiarazioni fiume

È ancora Piero Amara a tenere alta la tensione della magistratura e della politica. Ora anche i magistrati di Messina indagano su alcuni colleghi di Catania. L’avvocato di Augusta, ex legale dell’Eni, chiede di patteggiare per bancarotta, e a verbale dice: “Il sistema dei giudici? Meglio avere a che fare con il clan Santapaola”

Dopo Roma e Messina, l’avvocato Piero Amara punta ad accedere al patteggiamento anche a Siracusa dove è imputato del reato di bancarotta fraudolenta, già contestata agli amministratori di fatto e di diritto della Sai 8, la società che gestiva il servizio idrico integrato in molti comuni della provincia aretusea. L’avvocato Salvino Mondello, che difende Amara, ha confermato l’esistenza di un’interlocuzione con la Procura di Siracusa per chiudere anche questa partita giudiziaria con la pena concordata. Della richiesta di patteggiamento si parlava già nel mese di novembre, quando Amara diede la propria disponibilità a chiarire molti aspetti della vicenda, come poi ha fatto in due udienze fiume il 4 marzo e il 6 aprile. Così sulle pagine del quotidiano La Sicilia in edicola oggi a firma di Francesco Nania.

Rispondendo alle domande dei pubblici ministero Andrea Palmieri e Marco Dragonetti e sottoponendosi al controesame della difesa del professore Attilio Toscano, anch’egli imputato nella stessa vicenda, l’avvocato Amara ha riempito pagine e pagine di verbali con dichiarazioni che la Procura di Siracusa ha ritenuto dovere trasmettere alle procure di Messina e di Perugia.

Nel verbale del 6 aprile, rispondendo alle domande dell’avvocato Dario Riccioli (che difende Toscano) Amara ha chiarito che sull’inchiesta della Gida, la società in cui erano stati cooptati i figli dell’ex procuratore di Siracusa, Ugo Rossi, e dell’ex procuratore aggiunto di Catania e di Siracusa, Giuseppe Toscano, si sarebbe consultato con Toscano per la presentazione di due esposti alla Procura di Messina nei quali adombrava illeciti disciplinari e penali da parte del pubblico ministero Marco Bisogni e, quindi, la coassegnazione del fascicolo all’allora pm di Siracusa, Giancarlo Longo.

In aula, Amara ha parlato della dinamica dei suoi rapporti con la magistratura “con percentuale di successo dell’80%”.

In quell’udienza del 6 aprile, Amara ha spiegato che «In relazione non al procuratore Toscano, ma più in generale su cui io sono vincolato ad un obbligo di segretezza da altre procure, perché dopo le dichiarazioni del maggio del 2018…Per quanto riguarda i miei rapporti personali, sono… dei rapporti personali estremamente confidenziali, io sono andato a casa, con lui, con altri magistrati, magistrati del Tar, magistrati di questa Procura, ufficiali di polizia giudiziaria, direi straordinari, discutevamo delle parcelle di suo figlio alla Sai 8…Posso fare l’elenco dei magistrati con cui sono stato a casa sua…Maria Stella Boscarino (magistrato del Tar di Catania)… Tinebra, Adamo Trebastoni (magistrato del Tar di Catania), Longo».

L’avvocato Amara ha anche parlato dell’avvicinamento all’ex presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, che avrebbe avuto interesse alla nomina di un giudice quale commissario dell’Ato idrico di Siracusa “per avere copertura nel processo a Catania”.

Il 13 aprile si torna davanti al gup del tribunale aretuseo, Salvatore Palmeri, per la discussione del processo in cui Amara deve rispondere di bancarotta fraudolenta. È prevista la requisitoria dei pubblici ministeri, sempre che, nel frattempo, non intervengano novità sulla richiesta di patteggiamento.

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