19 anni dopo c’è una svolta clamorosa nel caso di Emanuele Scieri, il 26enne siracusano, parà di leva, trovato morto il 16 agosto di 19 anni fa nella caserma Gamerra di Pisa, centro di addestramento della Folgore.
Concorso in omicidio: questa l’accusa che ha portato all’esecuzione di una misura agli arresti domiciliari nell’ambito delle indagini sulla morte di Scieri. Destinatario della misura sarebbe un ex commilitone di Scieri.
“Il mio lavoro d’indagine in qualità di Presidente della Commissione d’inchiesta Scieri e dei miei colleghi parlamentari, trova un epilogo importante”. Lo dichiara Sofia Amoddio, già Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Emanuele Scieri. “Esprimo grande soddisfazione per il lavoro encomiabile del Procuratore capo di Pisa Dott. Crimi, del sostituto Dott. Restuccia e della Polizia di Firenze che, continuando il lavoro iniziato dalla Commissione parlamentare, sono arrivati ad importanti sviluppi sul caso di Emanuele Scieri”. “L’arresto di un ex militare rappresenta un passo importante verso la ricerca della verità e della giustizia che la famiglia Scieri e l’opinione pubblica stanno aspettando da 19 anni”. “Il mio primo pensiero – continua Sofia Amoddio – va alla Signora Isabella, la mamma di Emanuele, che con grande dignità ha vissuto anni di dolore e sofferenza in attesa di giustizia”. “È sempre un grande giorno quando le ombre si diradano e si comincia a intravedere la luce, l’omicidio di Emanuele Scieri è stato e continua ad essere una delle pagine più buie della nostra storia repubblicana ma forse finalmente, potrà essere stracciata”. “La Commissione Parlamentare che ho presieduto – prosegue Amoddio – ha avuto il merito di svolgere un lavoro puntale ed approfondito che, con l’acquisizione di quasi seimila pagine di documenti e l’audizione di 45 persone, ha portato la Procura di Pisa a riaprire le indagini sul caso”. “Abbiamo lavorato con determinazione nella ricerca della verità nella consapevolezza che le responsabilità penali sono individuali con pieno rispetto e considerazione nei confronti delle forze armate”.
“La Commissione ha scoperto dettagli sul clima generale che regnava nella caserma Gamerra di Pisa all’epoca dei fatti evidenziato la natura delle pratiche, il tipo di relazioni che venivano a stabilirsi tra anziani e reclute, il ruolo dei caporali e l’atteggiamento e la mentalità dei militari e le risposte date dai comandanti a livello di corpo e di brigata”. “Intrecciando gli elementi acquisiti nel 1999 dalla magistratura con nuovi elementi d’indagine acquisiti attraverso le audizioni, la Commissione ha fornito nuovi elementi che ha consegnato alla Procura della Repubblica di Pisa”. “L’ex commilitone arrestato era uno dei soggetti che la Commissione aveva indicato negli atti secretati e consegnati alla Procura di Pisa e il suo arresto dimostra la presenza di elementi forti che dovranno vagliarsi in un processo futuro”.
Il parà di leva siracusano fu trovato morto il 16 agosto di 19 anni fa nella caserma Gamerra di Pisa, sede del centro di addestramento della Folgore. Scieri, 26 anni, una laurea in giurisprudenza e già praticante in uno studio legale, scomparve il 13 agosto 1999, lo stesso giorno del suo arrivo alla caserma Gamerra per il servizio militare di leva dopo aver svolto il Car a Firenze. Fu poi ritrovato morto tre giorni dopo, ai piedi di una torre dismessa per il prosciugamento dei paracadute. La procura di Pisa ha riaperto l’inchiesta l’anno scorso, dopo che precedenti indagini erano state archiviate ipotizzando che il giovane si fosse tolto la vita. A escludere l’ipotesi del suicidio, oltre alla famiglia di Scieri, la commissione parlamentare d’inchiesta, istituita nel 2016 sulla morte del parà di leva e che ha concluso i suoi lavori a dicembre scorso, secondo la quale il 26enne fu aggredito