4 Marzo 2022 .- Nei prossimi giorni ci saranno più morti, più sofferenza, più distruzione.
E un rischio inquietante: che la crisi si allarghi a Georgia, Moldavia e perfino alla Bosnia.
Al quartier generale Nato di Bruxelles i ministri degli Esteri dell’Alleanza hanno i volti di chi continua a non vedere la luce in fondo al tunnel. Vladimir Putin non arretra e, fin quando non lo farà, lo spazio per la diplomazia resta ridotto al lumicino. D’altro canto la Nato continua a mantenere un punto fermo: non entrare nel conflitto. Al ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba collegato da una Kiev ormai assediata il segretario generale Jens Stoltenberg è costretto a dire ancora una volta ‘no’ all’istituzione di una No Fly Zone.
“Avrebbe effetti devastanti sull’Europa”, è la spiegazione fornita dal ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio. La strada resta quelle delle sanzioni. Sempre di più, sempre più dure. Nel pomeriggio i ministri del G7, anche loro riuniti a Bruxelles, hanno annunciato nuove “severe misure in risposta all’aggressione russa”. Potrebbero essere varate la prossima settimana. L’Ue sta lavorando ad allargare la platea degli oligarchi russi e bielorussi che saranno colpiti. Ma, ha spiegato l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, anche le banche russe tagliate fuori da Swift potrebbero aumentare. Con l’incognita Gazprombank, al quale l’Italia paga ile forniture di gas russo. Del resto, l’attacco alla centrale nucleare della notte ha messo di fronte l’Alleanza ad una nuova escalation
. “Crimini di guerra che saranno perseguiti”, è stata la promessa dei Paesi del G7 mentre Borrell ha sottolineato l’importanza di “attivare il meccanismo di Mosca- previsto dall’Osce – e avviare una missione per indagare su eventuali crimini di guerra commessi in Ucraina”. I tre summit di Bruxelles – Nato, G7 e nel pomeriggio il Consiglio Affari Esteri Ue con il segretario di Stato Usa Antony Blinken, il ministro degli Esteri britannico Liz Truss e l’omologa canadese Melanie Joly ospiti d’onore – servono anche a ribadire alla Russia l’unità dell’Occidente. “Quello che l’Ue ha fatto in queste ultime settimane è stato storico”, si è complimentato Blinken con von der Leyen. “La nostra cooperazione è il cuore della risposta efficace degli alleati. Putin è sempre più isolato nella comunità internazionale, e il rublo è in caduta libera”, ha chiosato la numero della Commissione. Sul piano militare, tuttavia, la strategia degli Alleati non cambia.
L’ipotesi No Fly Zone è stata citata nel summit Nato ma “la nostra responsabilità è non espandere il conflitto”, ha chiuso Stoltenberg. Il sostegno militare all’Ucraina potrebbe ulteriormente crescere così come il rafforzamento del fianco Est dell’Alleanza. Ma gli aerei Nato non sorvoleranno i cieli ucraini. Anche perché c’è anche un appendice pratica da affrontare: i militari di Kiev non saprebbero guidarli. Sono solo due i Paesi che hanno flotte conosciute agli ucraini, la Polonia e la Bulgaria. La Nato, piuttosto, non vuole farsi trovare impreparata su possibili nuovi fronti. Sono Paesi esposti “a ulteriori interventi, sovversione e potenzialmente anche ad attacchi da parte delle forze armate russe”, ha spiegato Stoltenberg ricordando un dato: nell’auto-proclamata Repubblica di Transnistria, nella parte orientale della Moldavia, l’esercito russo staziona da anni. Allo stesso tempo l’Alleanza Atlantica non scende a compromessi sul suo possibile allargamento. Al vertice di Bruxelles erano presenti anche i ministri degli Esteri di Svezia e Finlandia con cui “la cooperazione è stata rafforzata”, ha spiegato il segretario generale e ribadendo un concetto: la Nato protegge tutti i suoi alleati. “Non cerchiamo il conflitto ma se il conflitto viene da noi siamo pronti”, è stato l’avvertimento di Blinken