È stata fissata per domani l’udienza davanti al tribunale del riesame per approfondire il ricorso proposto dal comune di Priolo Gargallo, nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria della Procura aretusea, relativa al sequestro preventivo degli impianti del depuratore consortile, gestito dall’Ias. Il gip del tribunale, Salvatore Palmeri, ha disposto, tra le altre cose, il sequestro delle quote societarie delle aziende e degli enti che fanno parte dell’Ias. Per quanto attiene al comune priolese si tratta del 2,5% dell’intero pacchetto azionario. A sostenere la difesa sarà l’avvocato Luca Partescano che domani avrà modo di esporre la propria tesi difensiva.
Il giudice per le indagini preliminari, com’è noto, ha disposto il sequestro della somma complessiva appena superiore ai 24milioni di euro in capo alle aziende finite nel registro degli indagati: Versalis, Priolo Servizi, Esso-Sonatrach, Isab Energy e Sasol Italy. Pur non essendo indagati, però, il Gip ha esteso il sequestro a tutte le quote azionarie della società Ias, quindi anche alla cosiddetta partecipazione pubblica detenuta sia dal comune di Priolo sia dal comune di Melilli ma anche dal consorzio Asi di Siracusa in liquidazione. Per i pubblici ministeri Grillo e Pagano i soci pubblici dell’Ias “non possono essere considerati estranei al reato”. Nell’ordinanza, il giudice Palmeri spiega ulteriormente che: “il terzo estraneo al reato è il soggetto che ha un affidamento incolpevole che l’ordinamento intende tutelare. I soci pubblici della società Ias hanno partecipato alle riunioni d’assemblea e del cda in cui sono state discusse le criticità strutturali dell’impianto di depurazione. Si tratta di soggetti, quindi, che pur se allo stato non coinvolti nel procedimento penale, come i consiglieri d’amministrazione, non possono certamente invocare la buona fede del terzo estraneo al reato”.
Nell’ordinanza, il gip Palmeri fa riferimento a una situazione che sarebbe andata avanti ormai da diverso tempo e che le misure cautelari interdittive, a carico di diciannove persone fisiche, fra dirigenti e funzionari dell’Ias e delle altre aziende che ne fanno parte, abbiano una propria base dal fatto che “gli indagati (…) hanno dimostrato un’indifferenza assoluta per la tutela dell’ambiente e della salute umana, pur rendendosi conto delle gravi criticità dell’impianto di depurazione consortile, del tutto inidoneo ad abbattere i carichi inquinanti prodotti dalle società petrolifere”.
Le intercettazioni, disposte dalla Procura ed eseguite da guardia di finanza e Nictas, hanno fatto emergere un quadro per certi verso inquietante. “La tutela dell’ambiente e della salute umana – scrive il Gip – non viene mai presa in reale considerazione nelle conversazioni telefoniche intercettate o nei documenti societari acquisiti. L’unica preoccupazione che emerge è la continuità dell’attività aziendale – certo di estremo rilievo anche per il numero dei lavoratori coinvolti nell’area industriale – che prescinde del tutto dalla necessità primaria di tutelare l’ambiente e la salute”.
Sulla vicenda Ias, intanto, il presidente del consiglio comunale di Priolo, Alessandro Biamonte, ha chiesto l’applicazione di nuove norme per arginare il problema dell’inquinamento. “Il depuratore Ias – dice Biamonte – riconosce alla Regione Sicilia un canone annuo di 500mila euro, per questo più volte, in passato, abbiamo chiesto di utilizzare l’80% della somma per l’esecuzione di opere d’integrazione, modifica e completamento necessarie. Occorre modificare il decreto legislativo 155/10 inserendo anche le sostanze almomento non normate ma che sempre con maggiore frequenza sono protagoniste delle molestie olfattive che colpiscono le città del quadrilatero industriale. Sappiamo tutti che la zona è ancora caratterizzata da frequenti miasmi ed esalazioni, oltre ad allarmare la popolazione, indicano che è compito dell’Ars stilare una proposta di legge, tenendo conto delle indicazioni che possono provenire dai tecnici, dagli esperti che monitorano questo tipo di inquinamento. In assenza di valori di riferimento l’Arpa Sicilia può limitarsi a dare riscontro del fenomeno ma non può addentrarsi in giudizi di qualità, proprio per la mancanza di parametri normativi. Bisogna chiedere al Ministero un aggiornamento dei parametri”.