“Non finirò mai di urlare il mio dolore per Renzo. Voglio che si faccia giustizia per mio figlio”. Così grida il suo dolore in quei giorni drammatici la madre di Renzo Formosa, con la voce rauca rotta dalla commozione. Il sedicenne studente dell’istituto Nautico, che ha perso la vita nella tarda mattinata del 21 aprile in via Bartolomeo Cannizzo, dopo l’impatto della sua moto contro la Fiat Panda che sopraggiungeva in senso opposto.
“Mio figlio era un ragazzo solare, sempre con il sorriso in bocca. Io ho 42 anni e mi sento le fiamme addosso, la mia anima è sepolta insieme col suo corpo”. Il pensiero della madre va a quel figlio che amava tanto la vita. “Il giorno prima di quel maledetto incidente – racconta – aveva scritto un tema in classe in cui descriveva la sua gioia per il regalo che voleva per il suo diciottesimo compleanno. In quel tema ha descritto il viaggio che voleva fare a Malta”. Renzo frequentava l’istituto Nautico perché voleva intraprendere una professione a contatto diretto col mare. “Il mare era la sua vita – dice ancora la madre affranta di dolore – aveva scelto il Nautico perché da grande voleva fare il capitano di lungo corso. Il suo sogno è rimasto sull’asfalto di quella maledetta strada. Quel sogno gli è stato spezzato senza che abbia commesso imprudenze alla guida del suo scooter, anzi subendola senza potersi difendere”.
“Renzo – riferiva la signora Lucia – mi diceva sempre: mamma per te io ci sarò sempre. Bene, oggi che lui non c’è, sarò io per sempre al suo fianco anche se niente e nessuno me lo riporterà più indietro. Voglio che il caso di Renzo sia un esempio perché non accadano più incidenti assurdi come quello in cui è stato coinvolto. Mio figlio, senza una ragione, oggi non è più con noi”.
Il cuore di Renzo Formosa ha cessato di battere per le troppo gravi e multiple lesioni riportate in diverse parti del corpo dopo il tremendo impatto contro quella maledetta Fiat Panda, mentre viaggiava in sella al suo scooter di ritorno a casa.
Il ragazzino fu sottoposto a diversi interventi chirurgici per la riduzione delle lesioni, alcune delle quali hanno riguardato organi vitali. I bollettini medici hanno sempre tracciato un quadro clinico drammatico. Vana anche la gara di solidarietà tra i siracusani per la donazione di sangue. Il cuore di Renzo ha cessato di battere dopo un nuovo tentativo in sala operatoria di ridurre le fratture al torace e agli arti inferiori, conseguenza dell’impatto con l’automobile.
Dalla scuola che amava tanto era uscito nella tarda mattinata per fare rientro a casa. Poi, imprevedibile quanto crudele destino, l’ha atteso all’imbocco del curvone con via Bartolomeo Cannizzo, dove si è incontrato con la morte, con un destino deciso da altri per colpe e negligenze.
Stride oggi la posizione del sindaco di Siracusa Francesco Italia, che ora costretto vuole fare chiarezza, cosa che invece doveva essere fatto subito, e dichiara: “Se i dettagli emersi dall’inchiesta fossero confermati, ci troveremmo davanti a fatti che meriterebbero di essere certamente sanzionati. Il lavoro meritevole compiuto tutti i giorni dai vigili urbani siracusani non può essere macchiato da una vicenda così grave”.
Il servizio de “Le Iene” ricostruisce nei particolari i rilievi effettuati proprio dai vigili urbani: il padre del guidatore che, in borghese sarebbe giunto sul posto poco dopo, le presunte lacune dei rilievi, il fatto che al ragazzo, che guidava un’auto senza assicurazione, non siano stati effettuati né il test alcolico né quello per verifica l’eventuale uso di stupefacenti. E a Salerno non viene nemmeno ritirata la patente.
Intanto, secondo alcune indiscrezioni provenienti dagli ambienti giudiziari, la Procura della Repubblica di Siracusa avrebbe acquisito il video diffuso da “Le Iene” e vuol vederci chiaro su tutta questa ingarbugliata vicenda, in cui ci sarebbero tante colpe diffuse riaprendo le indagini. L’interesse della Procura sui rilievi emersi nel video de “Le Iene” potrebbe far ripartire le indagini da zero, almeno nella parte che riguardano eventuali omissioni.
Sono ancora una volta “Le Iene” a riportare a galla storie tristi e verità nascoste. “Una macchina salta la corsia e uccide Renzo, in scooter. La guida il figlio di un Vigile urbano. Proprio i rilievi dei Vigili Urbani di Siracusa trascurano troppi elementi”. Così Nina Palmieri arriva decisa a Siracusa per cercare giustizia e verità.
Il riassunto de “Le Iene”: “È il 21 aprile 2016. Renzo, 15 anni, sta tornando da scuola in motorino. Un’auto fa un sorpasso in curva a forte velocità, entra nella sua corsia e lo travolge. Il ragazzo muore il giorno dopo”.
“A guidare l’auto è Santo Salerno 23 anni, figlio di Sebastiano, Vigile urbano, che compare poco dopo, in borghese, sulla scena dell’incidente. Proprio i rilievi dei Vigili sull’incidente sono molto lacunosi. L’auto è senza assicurazione, a Santo non viene fatto alcun test e non viene ritirata nemmeno la patente”.
“Nina Palmieri ha incontrato i genitori di Renzo che chiedono giustizia per un figlio “ucciso tre volte, da un’auto, dai Vigili urbani e dalle bugie”. Ha cercato di parlare anche con il padre di Santo e con il Vigile che fece quei rilievi: niente da fare non parla, scappano via e inizia uno strano inseguimento”. Santo è stato appena rinviato a giudizio per omicidio stradale, il processo comincerà solo nel settembre 2019.
La vicenda ora alquanta chiara, ci riporta ai comportamenti dell’attività umana, dove è necessariamente il realizzarsi nell’ambito dell’ordine morale, poiché tutti i problemi non sono solo morali, perché riguardano la concretizzazione di un ordine sociale diffuso e regolarizzato. Infatti, la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali dipendono in larga parte, dai comportamenti e dagli atteggiamenti che gli operatori di Polizia tengono verso i cittadini, sia quando questi reclamino interventi per aver subito torti, o sono sottoposti a controlli e destinatari di atti sanzionatori.
I modelli comportamentali degli Operatori di Polizia devono perciò essere, necessariamente, orientati al rispetto dei vincoli imposti dalle leggi e dai principi etici. E non esistono ragioni funzionali di servizio che possano giustificare comportamenti o atteggiamenti eticamente scorretti.
L’operatore di polizia deve necessariamente orientare la sua condottaverso atteggiamenti e comportamenti improntati al rispetto dei diritti fondamentali, come la sacralità della persona, espressa sia come tutela fisica che morale, e di condividerne le ragioni e la bontà.
Il dovere come obbligo, non trova fondamento in un’imposizione, ma è il prodotto di un compromesso tra la coscienza della propria responsabilità verso la società, della quale si è parti e i principi legittimi che questa adotta in ogni momento.
“La garanzia dei diritti dell’uomo e del cittadino ha bisogno di una forzapubblica; questa forza è dunque istituita per il vantaggio di tutti e non per l’utilità particolare di coloro alla quale è affidata”. Questo è il contenuto dell’art. 12 della “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”, votata dall’Assemblea Nazionale dei Rappresentanti del Popolo Francese, nell’agosto del 1789. Le limitazioni proprie o delle altre imposte, sempre secondo regole e valore, non vanno vissute con fastidio, ma come l’espressione più alta della funzione. La logica deduzione vuole che il Corpo dei vigili urbani di Siracusa, saputo quello che era successo, si dovesse astenere dall’eseguire i rilievi e il rapporto all’Autorità giudiziaria competente, invece, di continuare a operare in maniera non del tutto consoni all’etica e alle regole dettate da conflitti d’interessi chiari e inequivocabili.
Concetto Alota