<< Io quella clinica la conosco, e come se non la conosco, ho trascorso mesi nella struttura sanitaria, li ho lasciato una parte della mia anima nel 2012, oggi apprendo l’arresto di uno dei più crudeli mafiosi che la storia racconta, parlo ad esempio del bimbo sciolto nell’acido per punire il padre pentito, brividi, emozioni, sentimenti, rabbia, dolore nel dover rivivere una fotografia impressa nella mente, lì ove c’è stato uno spirito a me caro, lì ove ho sentito l’ultimo sussurro di mio padre, lui il mio amico genitore aveva poco più di anni 56, troppo giovane per far finta di nulla pertanto mi fa specie, mi fa strano, mi si accappona la pelle, non solo per mio padre, ma tante altre vittime del dovere, di lavoro si vive non si deve morire. Un luogo che ha tracciato l’inizio delle mie o delle nostre battaglie, che continuano imperterrite, hanno segnato la vita della mia famiglia, fra tribunali, processi, cartelle cliniche, tac, radiografie, oncologie, medici, infermieri e ambulanze, mio padre era un uomo di stato, amava i suoi figli, amava i bambini, anche i figli di di altri, intrinseco sentimento trasmesso a noi figli, e pensare che diabolik così lo chiamavano, è stato catturato, sorpreso, o arreso, poco importa in questo concetto, lo stesso nome di mio padre, mi piace pensare che il suo spirito che non ha mai smesso di vivere avrà fatto la propria parte.>>
“Amor con amor si paga”.
Fabio La Ferla