Gerusalemme sotto attacco.
Un palestinese ha aperto il fuoco, in pieno shabbat, sulla gente davanti ad una sinagoga nel rione di Neve Yaacov a prevalenza ortodossa, lasciando a terra almeno 7 morti e una decina di feriti.
Poi – secondo il capo della polizia di Gerusalemme – è fuggito con l’auto usata per l’attentato verso il vicino quartiere arabo di Beit Hanina. Inseguito e raggiunto dagli agenti gli ha sparato contro ma è stato ucciso dalla reazione armata dei poliziotti.
Secondo la stessa fonte, si tratta di un palestinese di A-Tur, nella parte est della città, indentificato in Alkam Khairi (21 anni), senza nessun precedente di affiliazione politica. Hamas e la Jihad islamica hanno parlato di “un’ operazione eroica” e di una “vendetta per i morti di Jenin”, all’indomani del blitz antiterrorismo israeliano in cui sono rimasti uccisi 9 palestinesi. E subito dopo l’attacco a Neve Yaacov si sono avute manifestazioni di gioia in diverse città palestinesi: cortei di persone in festa sono stati segnalati a Jenin, Nablus e Ramallah.
Scene di euforia si sono avute anche a Gaza City e a Rafah, nel sud della Striscia. Sul luogo dell’attacco a Gerusalemme – tra forti momenti di tensione con grida di ‘morte agli arabi’ – si è recato il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir e Benyamin Netanyahu ha convocato una riunione di emergenza. Dei feriti israeliani, alcuni – almeno tre – sarebbero in gravi condizioni.
L’attentato a Neve Yacoov – condannato dagli Usa che l’hanno definito ‘orribile’ e dall’Italia con il ministro Tajani che ha parlato di “atto di terrore orrendo” – è arrivato all’indomani di una notte ad alta tensione dopo i fatti di Jenin con razzi lanciati da Gaza nel sud di Israele e attacchi in risposta dell’aviazione israeliana.
La Jihad islamica ha rivendicato il lancio dei 7 razzi partiti dall’enclave palestinese verso le zone ebraiche a ridosso della Striscia, dove erano appena risuonate le sirene di allarme mandando i residenti dei rifugi. La maggior parte dei razzi sono stati intercettati dal sistema di difesa antimissili Iron Dome e gli altri sono caduti in zone aperte. In risposta, l’aviazione israeliana ha colpito, a più riprese, obiettivi di Hamas (considerata responsabile di tutto quello che origina da Gaza) nella Striscia.
Tra questi, una “importante” base nel nord e una struttura sotterranea per la costruzione dei razzi nel campo profughi di Maghazi, nella parte centrale di Gaza. Il portavoce della Jihad Tarek a-Salmi da parte sua ha spiegato che si è trattato di un “avvertimento” destinato ad Israele per chiarire che le fazioni armate di Gaza seguono da vicino gli sviluppi in Cisgiordania e a Gerusalemme.
Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha ribattuto che le forze di sicurezza israeliane hanno avuto l’ordine di “prepararsi all’azione con una varietà di misure offensive e obiettivi di alta qualità nel caso fosse necessario continuare ad agire”.
Un monito ribadito dal premier Benyamin Netanyahu: “Mi impegno di fronte a voi quale primo ministro dell’unico Stato ebraico – ha detto per il Giorno della Memoria – che noi resteremo vigili, forti e non permetteremo mai che la Shoah si ripeta”. “Ancora oggi – ha aggiunto – c’è chi, a giorni alterni, fa appello alla nostra distruzione. Noi però non ci faremo prendere dalla paura e non permetteremo a quei tiranni di intimidirci”.
Ora toccherà agli Stati Uniti lavorare. Dopo le visite del capo della Cia William Burns e del Consigliere della Sicurezza nazionale Jake Sullivan, ad arrivare lunedì nella regione sarà Antony Blinken. Il segretario di Stato Usa vedrà sia Netanyahu sia il presidente palestinese Abu Mazen, che dopo Jenin ha interrotto il vitale coordinamento di sicurezza con Israele.