In Israele la situazione politica si fa sempre più tesa a causa della riforma giudiziaria voluta dal governo Netanyahu, che ha scatenato una vasta protesta popolare. La decisione del primo ministro di licenziare il ministro della difesa Yoav Gallant ha infiammato gli animi e ha portato al blocco dei decolli all’aeroporto Ben Gurion, su iniziativa del sindacato dei suoi dipendenti.
Circa 80.000 israeliani si sono radunati di fronte alle cancellate della Knesset per protestare contro la riforma giudiziaria avviata dal governo Netanyahu e contro il licenziamento del ministro della difesa Yoav Gallant. Su un palco improvvisato si sono alternati i principali leader della opposizione parlamentare, fra cui Yair Lapid, Benny Gantz e Avigdor Lieberman. La manifestazione si è svolta finora senza incidenti, ma è previsto l’arrivo dei sostenitori della destra nazionalista in un parco vicino alla Knesset.
Il partito di estrema destra ‘Potenza ebraica’ ha dichiarato di essere disponibile a rinviare la riforma fino alla ripresa della Knesset, a patto che il governo esamini subito la creazione di una ‘Guardia nazionale’ sotto la guida dello stesso leader del partito, Itamar Ben Gvir. Il premier Netanyahu potrebbe annunciare un rinvio della riforma fino alla ripresa dei lavori della Knesset dopo la pausa per la Pasqua ebraica ai primi di maggio.
Tuttavia, il ministro delle Finanze e leader di Sionismo religioso, Bezalel Smotrich, non intende rinunciare alla riforma giudiziaria e ha invitato alla mobilitazione contro la protesta. Il sindacato nazionale Histadrut ha dato indicazione a tutti i dipendenti del governo di scioperare, comprese tutte le missioni diplomatiche israeliane nel mondo. Alcune ambasciate, come quella israeliana negli Stati Uniti e a Roma, hanno chiuso fino a nuovo avviso.
La situazione politica in Israele resta dunque incerta e polarizzata. Il governo Netanyahu dovrà fare i conti con la forte opposizione popolare e con la pressione delle forze politiche di destra, che minacciano di ritirare il loro appoggio. La riforma giudiziaria è diventata il simbolo di una lotta tra chi vuole difendere lo Stato di diritto e la democrazia, e chi invece mira a consolidare il potere politico.