Doppio appuntamento al Teatro alla Scala: mercoledì 31 maggio il Festival “Milano Musica” (5 maggio – 10 giugno 2023) alla sua trentaduesima edizione, festeggia i 100 anni dalla nascita di Ligeti con il concerto dello SWR Vokalensemble – per la prima volta nella sala del Piermarini, dopo il successo del 2022 nella Basilica di San Marco in occasione della prima esecuzione di De Tinieblas di Stefano Gervasoni – e con il recital di Michele Marco Rossi nel Ridotto dei palchi Arturo Toscanini.
Dell’omaggio a Ligeti racconta Yuval Weinberg, direttore principale dello SWR Vokalensemble: «Il nostro obiettivo è mostrare tutti gli aspetti della musica corale di Ligeti, per questo abbiamo incluso nel programma i capolavori che la gente si aspetta di ascoltare, come Lux Aeterna, e alcuni pezzi sconosciuti». A cominciare «dal possente Temetés a tengeren», brano che «presenta una originale convivenza tra elementi della coralità popolare – sia essa derivata dall’armonizzazione dei canti popolari veri e propri, come Hortobágy, sia dalla parafrasi dello stile perfettamente assimilato, come nel caso […] della toccante ballata Pápainé –, ed elementi più sperimentali tesi alla trasformazione del linguaggio modale, l’unico che poteva garantire ai compositori il superamento dell’esame da parte della commissione zdanoviana e il mantenimento dello status di compositore». Tra gli espedienti più utilizzati e più efficaci per bypassare le direttive del realismo socialista «è sicuramente la scrittura imitativa a canone che troviamo sia in Pletykázo asszonyok, ma anche e soprattutto nel coraggioso Éjszaka. […]
Dopo la catartica fase della scrittura timbrica basata sulla tecnica della cosiddetta micropolifonia, costituita da canoni ravvicinati di molte voci incastonate in un unico colore cangiante, che raggiunge il suo apice espressivo con Lux Aeterna, brano che cambia la storia della scrittura corale contemporanea in modo irreversibile, Ligeti espande in diverse opere […] l’idea del movimento meccanico, già presente nelle opere del periodo ungherese e che è uno dei principali elementi costruttivi anche delle Drei Phantasien nach Friedrich Hölderlin». (Ingrid Pustijanac)
In prima esecuzione italiana i due brani di Márton Illés e Martin Smolka che, entrambi sulla scorta della lezione ligetiana, completano il programma.
«Sembra collocarsi nella scia della migliore tradizione ligetiana anche l’imponente Chorrajzok per 24 voci dell’ungherese Márton Illés, in cui lo stile ‘meccanico’ unito alla ripetizione ostinata ora rivestita delle più innovative tecniche vocali raggiunge livelli di complessità esecutiva davvero significativi».
«Un’atmosfera incantata e statica di uno scenario invernale […] rappresenta il sostrato poetico per Sicut Nix di Martin Smolka, tre canti per coro con i quali si chiude il concerto […]. Una scrittura “tutti divisi” di ligetiana memoria […] viene impiegata per creare un flusso continuo di colore vocale, con dinamiche al limite di udibilità, increspato quasi onomatopeicamente da poche parole ripetute […]. Sarà il secondo movimento a introdurre nella ripetizione ostinata dei frammenti testuali una sensazione di movimento», che sfocerà nel terzo movimento in vere e proprie volate di vento, […] dove il coro è messo a dura prova sia in termini di registro che d’intonazione».
Preludio al concerto, nel Ridotto dei Palchi “Arturo Toscanini” il recital di Michele Marco Rossi che «si cimenta con la Sonata per violoncello, composta a Budapest da un Ligeti appena diplomato. […]. Scaturita da un doppio legame d’amore per la scrittura polifonica per archi di Johann Sebastian Bach e per la giovane violoncellista Annus Virány, destinataria del primo movimento per lei composto nel 1948, la Sonata venne completata solo nel 1953 con l’aggiunta del secondo movimento […]. Sarà solo con la prima esecuzione parigina nel 1983 da parte del violoncellista Manfred Stilz che questo brano», tacciato all’epoca di troppa modernità «inizierà ad entrare stabilmente nel repertorio»
È proprio Michele Marco Rossi il «destinatario della versione per violoncello di Obstinate di Aperghis, brano originariamente composto per contrabbasso e «rielaborato dal compositore in modo tale da mantenere la sfida originaria di gesti strumentali “ripetuti, furiosi e instancabili” che abitano un mondo sonoro frenetico, striato da incursioni vocali dello strumentista».
«La voce è centrale anche per la poetica del compositore ceco Martin Smolka. […] Like Ella, due movimenti per violoncello solo, come molti altri brani del compositore, nasce dall’intensità di un’immagine, in questo caso un’immagine sonora, ovvero la voce di Ella Fitzgerald. “Il suono del violoncello in questo brano dovrebbe essere nebbioso come la voce di Ella Fitzgerald. Dolce, morbido e piacevole, ma allo stesso tempo leggermente rauco, frusciante, sporco”». (Ingrid Pustijanac). Ph © copyright Masha Sirago/ReportersAssociati&Archivi
Masha Sirago