L’intervento del Prof. Daniel Amato: ci vuole una maggiore intelligence ambientale per prevenire e contrastare chi specula sugli incendi.
I roghi che hanno devastato la nostra provincia impongono una seria e accurata riflessione per porre in essere condotte preventive e di contrasto ai piromani e a quanti giovano nel mettere a rischio l’incolumità pubblica e intere categorie produttive.
“Gli eventi incendiari degli ultimi giorni, al di la’ del caldo eccessivo – afferma il Prof. Avv. Daniel Amato, Professore universitario di Diritto dell’Unione Europea ed esperto in criminalità dei colletti bianchi – sono chiara espressione di un fenomeno criminale ascrivibile alle agromafie. Bisogna rafforzare quanto previsto dal cosiddetto “Modello Antoci” recepito nel Codice Antimafia, prevedendo controlli specifici sulle concessioni di aree rurali per coltivazione e pascolo in zone sensibili, ad alto rischio o in precedenza interessate dal fuoco. Sotto il profilo criminologico, non ci sono dubbi che dietro una cosi’ violenta ed esponenziale aggressione del territorio da parte dei piromani ci sia una “industria del fuoco” azionata da soggetti che intendono portare avanti un preciso disegno criminoso”.
“In questo senso, continua il Prof. Avv. Daniel Amato, bisognerebbe creare su base provinciale un Patto per il contrasto alle Agromafie, estendendo il protocollo Antoci a livello sistemico, come area vasta e con il coinvolgimento di tutte le istituzioni pubbliche statali, regionali e locali. Dobbiamo orientare, attraverso una fonte pattizia, l’azione interistituzionale volta ad impedire l’accesso dei mafiosi ai fondi europei destinati all’agricoltura e accrescere i controlli sui beni e le concessioni demaniali. Un’azione concentrica che consentirebbe di creare un flusso informativo e di verifica multilivello utile a contrastare questa terribile piaga che compromette la sicurezza della popolazione e distrugge vaste zone del nostro territorio”.
Questa proposta formulata dal Prof. Amato, quale esperto di chiara fama in materia, potrebbe essere un segnale forte di risposta a questa emergenza a presidio di una “legalità territoriale” che salvaguardi l’integrità del paesaggio e delle produzioni agricole da aggressioni incendiarie e correlate speculazioni delle agromafie, ossia di quelle organizzazioni e soggetti interessati a sfruttare i terreni per pascoli o installare impianti inerenti la cosiddetta green economy.
Ci vuole un’opera di intelligence ambientale per presidiare le situazioni di particolare rischio e intervenire efficacemente.
“Un plauso va rivolto all’intera macchina dei soccorsi e dell’emergenza provinciale e dei comuni interessati. Infatti, grazie all’attenzione dei Sindaci e dei soccorsi si e’ riusciti a scongiurare il peggio”.