Siracusa, 28 febbraio’24 – Sui nuovi canoni di concessione dei siti culturali per attività di spettacolo, l’assessore alla Cultura Fabio Granata, anche nella veste di presidente dell’Associazione Articolo 9, dichiara quanto segue.
La Regione riveda le scelte sui canoni di concessione dei luoghi antichi di spettacolo. Non si pregiudichino le attività culturali e la nostra autonomia sulla valorizzazione del Patrimonio. Avere scelto di recepire un decreto del ministero della Cultura rischia di intaccare la nostra preziosa esclusiva sulla governance dei beni culturali e di pregiudicare la vitalità artistica dei preziosi luoghi antichi di spettacolo.
L’organizzazione di un evento di livello nei nostri siti non deve essere visto solo come un’opportunità di “profitto diretto”, attraverso il canone, da parte della amministrazione regionale ma come un supporto fondamentale a creare indotto sul tessuto economico delle nostre città, dai trasporti alla ricettività, dalla ristorazione al commercio, attraverso i grandi eventi ospitati. Paradossale poi non recepire proprio quella parte del decreto che, opportunamente, non equipara le istituzioni culturali partecipate dallo Stato e dalla Regione all’impresa privata.
E così, dopo aver pregiudicato a Siracusa la realizzazione di eventi musicali di grande livello, si rischia adesso di mettere in discussione anche la stagione delle gloriose Rappresentazioni classiche al Teatro greco, a 110 anni dalla loro nascita.
Dopo tanti sforzi in difesa della autonomia regionale sui beni culturali e sui parchi, mi sembra infatti gravissimo e paradossale registrare incertezze anche sugli spettacoli della Fondazione Inda, avendo già visto tramontare le più belle e importanti stagioni di musica d’autore mai viste in Sicilia.
Il danno economico e d’immagine rischia di diventare clamoroso, come ha denunciato Francesco Italia sia come sindaco di Siracusa che come presidente dell’Inda, con la soddisfazione, immagino, di chi ha fatto di tutto per ostacolare ogni utilizzazione del Teatro (con la favola di danni inesistenti alle “sacre pietre”) e trovando in questa azione una sponda incomprensibile da parte della Regione Siciliana.
I parchi autonomi sono nati in Sicilia per essere luoghi di grande cultura e non scenario di piccole rivendicazioni di competenze o di lotta politica. Fermiamoci tutti fin quando siamo in tempo e rivediamo alcune decisioni penalizzanti sulla vita culturale, turistica e sociale della Sicilia e di Siracusa”.