“Il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani si impegni a verificare il celere adeguamento dell’Ospedale Careggi di Firenze alle disposizioni giunte dal Ministro della Salute Orazio Schillaci circa il trattamento di minori affetti da presunta disforia di genere. È sconcertante pensare che minori incerti sulla loro identità possano essere stati avviati verso pesanti trattamenti ormonali, potenzialmente dannosi per la loro salute, senza una previa, adeguata indagine psichiatrica e psicologica sulle possibili cause di tale disagio. Così come è grave che l’Ospedale Careggi non abbia trasmesso i dati di monitoraggio clinico relativi alla somministrazione di Triptorelina a minori all’Agenzia Italiana del Farmaco. Rivolgiamo un accorato appello al nuovo Presidente dell’AIFA Robert Giovanni Nisticò, affinché, in scienza e coscienza, alla luce delle più recenti ricerche ed evidenze medico-scientifiche e sulla scia di quanto sta accadendo in tutto il mondo, vieti l’uso della Triptorelina per bloccare lo sviluppo puberale di minorenni, per via dei potenziali gravi e irreversibili danni alla salute. Secondo un’autorevole ricerca appena pubblicata e condotta nel corso di 15 anni dall’Università di Goningen su 2.770 casi di giovani con presunta disforia di genere, infatti, la quasi totalità di essi si riconcilia spontaneamente col proprio sesso e corpo proprio grazie al naturale sviluppo sessuale e identitario”.
Lo dichiara in una nota Antonio Brandi, Presidente di Pro Vita & Famiglia Onlus, in merito a quanto contenuto nella risposta scritta del Ministero della Salute all’interrogazione parlamentare del Senatore di FI Maurizio Gasparri circa il trattamento di disforia di genere in età evolutiva presso l’Ospedale Careggi di Firenze.
Il Ministero della Salute ha trasmesso alla Regione Toscana specifiche indicazioni per la correzione di tre criticità emerse dall’ispezione al Careggi: il non corretto recepimento della determina Aifa del 2019 circa l’obbligo di esigere necessariamente il supporto psichiatrico per l’avviamento del trattamento con la triptorelina, la mancata trasmissione all’agenzia del farmaco dei dati di monitoraggio clinico e ulteriori criticità, anche di carattere organizzativo, in ordine al ruolo della neuropsichiatria infantile nell’ambito del percorso di presa in carico e gestione del minore.