A cura di Concetto Alota
Una città un tempo pulita e ordinata da qualche anno appare divisa tra poveri e ricchi; sporca e inquinata per colpe diffuse. Insistono i presupposti per la consumazione del reato dell’interruzione di pubblico servizio e da valutare la violenza privata. In siffatta condizione, la responsabilità di merito ricade non solo verso la società che eroga il servizio, ma anche verso la Pubblica Amministrazione, il Sindaco e la Giunta responsabili dell’omesso controllo sui funzionari e dirigenti delegati alla gestione del servizio.
La città di Siracusa ha la necessità urgente di una pulizia e raccolta straordinaria dei cumuli di spazzatura sparsi in lungo e in largo in buona parte della città, così come nelle periferie; è necessario procedere ad una robusta pulitura con disinfettanti lungo le strade e i marciapiedi. Insomma, bisogna smantellamento le sinistre montagne di spazzatura e far ritornare la civiltà in una comunità che paga la Tari tra le più alta d’Italia.
“Il paventato aumento della Tari, a cui si sta già lavorando negli uffici comunali all’interno del piano economico finanziario, è inaccettabile, anche perché quanto corrisposto non è congruo rispetto all’immagine offerta dalla città, che appare spesso sporca di rifiuti e invasa da erbacce; non serve scaricare le colpe di tutto alla saturazione delle discariche o alla triplicazione dei costi per lo smaltimento dell’indifferenziata per nascondere le proprie responsabilità. Il no è del gruppo consiliare di Fratelli d’Italia che sostiene come l’amministrazione pubblica non possa scaricare sui cittadini la propria responsabilità di non avere saputo intervenire negli ultimi anni con massicce operazioni di sensibilizzazione alla corretta raccolta differenziata e di repressione delle condotte scorrette”.
“Il Sindaco – afferma il consigliere Paolo Cavallaro – guarda con soddisfazione alla percentuale poco sopra il 50% di differenziata, raggiunta in città e da anni non superata, provando a fare sembrare mezzo pieno un bicchiere che andava invece riempito di tanto altro. Totalmente inesistente in questi anni, infatti, è stata la campagna informativa e persuasiva verso i cittadini, molto debole e incostante l’attività repressiva. Ora si vorrebbe fare passare il messaggio che l’aumento della Tari sarebbe conseguenza diretta dei costi per lo smaltimento dell’indifferenziata, conoscendo bene e nascondendo le responsabilità che ha questa e l’amministrazione precedente in ordine all’eccessiva quantità di rifiuti indifferenziati da smaltire prodotta dai cittadini insensibili e distratti”.
In tema di disservizi, quelli che riguardano la raccolta dei rifiuti rimane da anni il mancato intervento al fine di evitare la sporcizia delle strade. Quando le difficoltà insistono nel tempo, si potrebbe presentare il reato d’interruzione di un pubblico servizio, ai sensi dell’art. 340 del Codice Penale.
Anche se le lamentele sono copiose, mancano le denunce specifiche, ma ci sarebbero tutti gli ingredienti per avviare un’indagine da parte della Procura della Repubblica di Siracusa sulla gestione dei rifiuti, del mancato spazzamento (o a cicli) di buona parte delle strade, la mancata manutenzione alle caditoie delle acque piovane. Reati che appaiono come una mancanza di riflessione e capacità da parte della politica, una reale interruzione di pubblico servizio. La città è ormai inondata di rifiuti sparsi in lungo e in largo, con discariche a cielo aperto, fetore e invasioni di ratti, mosche, zanzare, escrementi di cani e gatti randagi e non solo. Specie nelle zone periferiche. Per non parlare dei cassonetti puzzolenti
In merito, a parte i riflessi penali, la Corte di Cassazione, con una serie di sentenze, conferma che sussistono tutti gli elementi giuridici per la giurisdizione del giudice competente sulla domanda di risarcimento del danno derivante dalla compromissione dell’ambiente, reso insalubre a causa del mancato esercizio del potere dell’Amministrazione comunale per la parziale mancata organizzazione del servizio pubblico di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani. Ciò nel perseguimento del primario interesse pubblico igienico, sanitario e l’esercizio del correlato potere dell’Amministrazione comunale. Non può venir meno la tutela di diritti fondamentali come quello alla salute e la causa di danni, stante l’inesistenza nell’ordinamento di un principio che riservi esclusivamente al giudice ordinario la tutela dei diritti costituzionalmente protetti.
Si può dire che la raccolta differenziata è andata in parte in tilt; da un lato i cittadini che non collaborano, mentre sono obbligati ad effettuare la raccolta differenziata secondo le modalità stabilite dal Comune, di contro sull’altro fronte nel direttorio comunale non si capisce più niente nella gestione e nella raccolta dei rifiuti in generale. Ma c’è da dire che insiste l’ovvia conseguenza che, nel caso in cui gli utenti commettano degli errori, siano passibili di sanzioni. Ma il Comune di Siracusa non si è attrezzato in toto in tal senso e la quantità di rifiuti malamente smaltiti aumenta in maniera esponenziale per colpe diffuse.
Il ragionamento nella logica deduzione si può ribaltare benissimo sull’inquinamento nei comuni della zona industriale da parte delle industrie che inquinano e dei sindaci che fanno i pesci in barile; avvelenamento collettivo che rimane, di fatto, fuori controllo.
Che cosa può succedere quando è la ditta titolare dell’appalto ad omettere o ad effettuare delle operazioni non propriamente corrette? Per la giurisprudenza corrente, la mancata raccolta dei rifiuti non conforme secondo il capitolato da parte delle società appaltatrici, potrebbe configurare addirittura dei reati, come quello di interruzione di pubblico servizio, addirittura la possibilità di essere condannati per eventuali danni causati alla vita da relazione, all’immagine, nonché per i disagi. Ma, in mancanza di notizia di reato diretta, ci devono essere le denunce dei cittadini, o in subordine, delle associazioni ambientaliste. Bastano le segnalazioni dei disservizi, dalle quali è emerso un comportamento non consono all’appalto da parte della società appaltatrice, non propriamente corrispondente ai doveri di diligenza e correttezza che ci si aspetterebbe da una ditta che gestisce un servizio di tale rilevanza dell’igiene pubblica.
La stessa cosa deve essere attuata contro i cittadini che omettono di conferire i rifiuti in maniere non corretta, non conforme alle disposizioni comunali. Ancor più grave per l’amministrazione comunale che costringe i cittadini-utenti a vivere tra la spazzatura vicino alla proprie abitazioni, davanti ai portoni d’ingresso per più giorni sotto il sole cocente d’estate in balia di animali e con lo sviluppo di puzza e miasmi insopportabili. Così come è corretto secondo le regole contestare la violazione ai cittadini sporcaccioni punirli con la prevista sanzione.