“Se prima si pensava che i fondi per il Piano di transizione 5.0 fossero insufficienti, oggi viviamo il rischio opposto: quello di perdere buona parte dei 6,3 miliardi stanziati”. A dirlo è Giovanni Musso, coordinatore del gruppo tecnico e presidente della sezione Imprese Metalmeccaniche di Confindustria Siracusa nel corso del suo intervento in occasione del seminario dal titolo “Credito d’imposta Zes – procedura di accesso e Misura 5.0 ”, svolto nella sede di Confindustria Siracusa giovedì 30 maggio.
Il focus dell’incontro cui hanno partecipato con i loro preziosi interventi Maria Pia Prestigiacomo, vice presidente di Confindustria Siracusa con delega al credito, finanza, fisco e infrastrutture territoriali, Sebastiano Sartorio Direttore Area Impresa Sicilia Intesa San Paolo e Roberto Lenzi specialista in finanza agevolata e giornalista del Sole 24 ore è sul decreto-legge n. 124/2023.
Il decreto che, di fatto, istituisce dall’1 gennaio 2024, la Zona economica speciale per il Mezzogiorno – “ZES unica”, comprendente i territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna e che sostituisce le “vecchie” Zone economiche speciali.
“Il Piano strategico della Zes unica – ha spiegato Musso – ha durata triennale e definisce, anche in coerenza con il Pnrr, la politica di sviluppo della ZES unica, individuando, anche in modo differenziato per le regioni che ne fanno parte, i settori da promuovere e quelli da rafforzare, così da rendere il Mezzogiorno volano di sviluppo economico. Per questo è stato richiesto alle Regioni di trasmettere i documenti di programmazione strategica che vadano a individuare settori e priorità di intervento da promuovere e rilanciare sul territorio regionale.”
Ma i tempi per l’attivazione del Piano strategico legato alla Zes Unica, che interessa otto regioni, sono molto stretti, come ha ribadito il coordinatore del gruppo tecnico e presidente della sezione Imprese Metalmeccaniche di Confindustria Siracusa.
Lo scorso 21 maggio è stato pubblicato il decreto attuativo che prevede l’invio delle domande a partire dal 12 giugno e fino al 12 luglio, che copre gli investimenti fatti dal 01/01/2024 al 15/11/2024 con uno stanziamento da parte del Governo di 1,8 miliardi di euro circa con agevolazioni previste sotto forma di credito di imposta.
“In parallelo al credito di imposta Zes – aggiunge Musso – con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 52, serie generale, del 2 marzo 2024, del Dl n. 19/2024 e delle disposizioni attuative del Pnrr in esso contenute, è stato istituito un nuovo credito d’imposta per gli investimenti effettuati nel biennio 2024-2025 in relazione al “Piano transizione 5.0”. La finalità della misura è sostenere il processo di trasformazione digitale ed energetica delle imprese.”
Ma ancora dopo tre mesi si attende il decreto attuativo che, malgrado la retroattività della misura, rischia di frenare le imprese dal procedere negli investimenti, con possibili ricadute a catena dal punto di vista economico sui territori.
“Preoccupa anche la breve finestra di utilizzo – conclude Musso -. Entro dicembre 2025 i beni acquistati non dovranno solo essere ordinati, ma anche consegnati e installati. Si corre quindi il rischio che non ci sia il tempo materiale per sfruttare tutti gli incentivi. Al momento gli investimenti sono bloccati e gli ordini congelati.”