Un libro che raccoglie due “Storie da teatro”, molto diverse tra di loro per contenuti che per forma estetica. L’ha scritto Giovanni Di Gaudio, sceneggiatore, regista e documentarista, laureato in cinema, autore di importanti documentari, curatore di eventi artistici e culturali, svolgo intensa attività seminariale e di laboratorio nelle scuole riguardo l’alfabetizzazione iconica, la storia dell’arte e la comunicazione in genere.
La prima storia “Ladri di Gioconde”, quasi comica, è un talk show dove tutti gli intervenuti hanno la loro verità sul furto della Gioconda, inclusi personaggi come Picasso, Apollinaire e D’Annunzio, non manca nemmeno il negazionista che impersona la parte esoterica del Genio. Proprio Leonardo chiude tutto con quello che potrebbe essere un suo pensiero estetico sulla riproducibilità dell’opera d’arte. Un’ opera che conclude il ciclo sul furto della Gioconda che vede per lo stesso autore anche un Romanzo “L’altro furto della Gioconda”
La seconda storia “La speranza è rosa” ha un impianto che riflette i canoni del teatro antico, in particolare quello della tragedia greca. Una scelta, oltre che estetica, funzionale. Sono solo due i personaggi che fanno riferimento a persone, mentre per il resto vengono personificate categorie come il progresso e la politica ed elementi della natura come la terra e il vento. Le anime non possono che formare il coro. Sono loro i testimoni del racconto di una industrializzazione, basata sulla chimica del petrolio, subita come violenza fisica dal territorio. Un’industria ormai in decadenza il cui prodotto si chiama “archeologia industriale”. La speranza concreta è che la natura si riprenda ciò che da sempre le è appartenuto, colorando questa speranza non del suo verde tradizionale, ma di Rosa. Un’opera ancorata al territorio del petrolchimico alle porte di Siracusa, con Priolo protagonista