Da tempo immemore la Punta della Mola, la Pillirina del Plemmirio, è frequentata da bagnanti ed escursionisti, e nessuno finora si era mai sognato di mettere in dubbio la proprietà
pubblica delle sue spiagge, delle sue scogliere, delle sue latomie. Non è avvenuto nemmeno dopo quello scellerato atto di vendita del 1982 con il quale lo Stato, dopo averlo smilitarizzato, ha trasferito parte di questo straordinario bene paesaggistico, storico e ambientale ai coniugi D’Alba e Vetrano.
Nonostante la proprietà privata del fondo “Massa Oliveri”, infatti, l’accesso pubblico al litorale è sempre stato garantito. E non poteva essere altrimenti, considerato che per accedervi è inevitabile
attraversare il sentiero in mezzo all’ex batteria militare Emanuele Russo. Poi però è arrivato il marchese, che per i suoi “affari milionari” ha acquistato il fondo nel 2009 e che
da qualche tempo ha deciso arbitrariamente, e con notevole spocchia, di chiudere l’accesso impedendo il passaggio pedonale. Con tanto di guardie piazzate molto prima dell’inizio della
proprietà privata, nel bel mezzo di una strada pubblica – la traversa Sant’Agostino – che il PRG del Comune di Siracusa identifica come strada di “accesso al mare”, classificando l’intero comprensorio di Punta della Mola come area inedificabile di “verde naturalistico”.
Così sono arrivate puntuali le denunce delle associazioni, le repliche arroganti del marchese e l’indignazione generale dei siracusani, e non solo. E le istituzioni che fanno? Nicchiano, tacciono, si mostrano indifferenti e incapaci di tutelare l’interesse pubblico. In compenso, lo scorso ottobre è intervenuta la Regione con un’ordinanza che dispone l’interdizione – “a tutela della pubblica incolumità” a causa del rischio idrogeologico – di alcune parti (ma non dell’integralità) di Punta della Mola, a cominciare da due delle tre particelle di proprietà della società Elemata Maddalena (nn. 81 e 140), attesa “la presenza di fortificazione in cemento armato, cosidetta “Casematta”, inclinata verso il mare”. Una mossa che fornisce un assist per il marchese che adesso,
con sommo sprezzo del ridicolo, prova a spacciare la presenza delle sue guardie quale intenzione di “agire con prontezza e responsabilità per garantire la tutela della pubblica incolumità”.
L’assist però è solo in parte riuscito. Perché da quell’ordinanza d’interdizione sono escluse le particelle, costituite da scogliere e latomie, sul versante nord del promontorio roccioso. Si tratta delle
particelle nn. 172, 173 e 174, che restano dunque fruibili dai cittadini, come lo sono da decenni. E le istituzioni che fanno per ripristinare e garantire l’accesso a questa parte del litorale, al cospetto del “blocco” inscenato dalle guardie del tronfio marchese? Ancora una volta restano a guardare.
Qualcosa però nel frattempo accade. E non prospetta nulla di buono. Spunta infatti un rapporto istruttorio dello scorso 19 novembre firmato dai dirigenti regionali della struttura territoriale
dell’ambiente di Siracusa e Ragusa. In questo rapporto, ottenuto da Natura Sicula a seguito di accesso civico, l’ufficio regionale propone la soppressione delle particelle 172, 173 e 174, di proprietà demaniale dunque pubblica, perché considerate “scogliera e latomie sommerse dal mare”.
In buona sostanza, i dirigenti regionali propongono di sopprimere per decreto le uniche aree pubbliche del litorale di Punta della Mola ad oggi fruibili, in quanto escluse dall’ordinanza d’interdizione, affermando che le stesse sarebbero “sommerse dal mare”, quindi non più esistenti. La conseguenza è logica e beffarda: se le uniche parti di litorale accessibili non esistono più, di Punta della Mola non resta più niente al di fuori della proprietà privata del ricco marchese. Ergo, nessun diritto di accesso pubblico potrà essere più rivendicato e garantito, perché – semplicemente, con un tratto di penna sul foglio catastale – la spiaggia pubblica è stata eliminata!
È un’operazione che assomiglia a un tentativo d’insabbiamento, o per meglio dire di “sommersione”, a danno dell’interesse alla fruizione pubblica di Punta della Mola. Perché le particelle che la Regione intende sopprimere non sono affatto “sommerse”, se non in minima parte, e pertanto è necessario mantenerle e sottolinearle in grassetto sulla cartografia catastale per quello che sono: spiaggia demaniale – bene pubblico inalienabile – che i cittadini hanno il diritto di raggiungere e frequentare! E se a impedirlo ci sono le guardie del marchese, come in una classica commedia all’italiana, allora tocca al Comune di Siracusa, al suo Sindaco, agire per ripristinare il diritto di accesso al mare dei suoi concittadini.
Il Comune può (e deve) farlo rivendicando la proprietà pubblica di quella strada (particella n. 138) che attraversa il fondo del marchese, in virtù della servitù di uso pubblico maturata in decenni di
passaggio esercitato dalla collettività. Come? Emanando un’ordinanza sindacale che imponga a Elemata di ritirare le guardie e sgomberare la strada, a tutela del diritto dei cittadini di fruire del
passaggio per raggiungere il demanio marittimo e per garantire altresì gli interventi di sicurezza pubblica e pronto soccorso.
Qualora invece si dubitasse della natura pubblica di quella strada d’accesso, benché a nostro avviso non vi sia motivo giuridico di dubitarne, l’Amministrazione comunale avrebbe il diritto – e il dovere – di procedere all’esproprio e alla messa in sicurezza della strada litoranea, così come peraltro previsto dalle norme di attuazione del PRG: “Gli accessi che non siano di proprietà pubblica e che non possano essere acquisiti mediante dispositivi di attuazione del PRG, potranno essere espropriati qualora l’Amministrazione Comunale ritenga che la fruizione pubblica non possa altrimenti essere assicurata. L’Amministrazione Comunale può, in qualsiasi momento, individuare ed attuare ulteriori accessi al mare non indicati dal PRG nei casi in cui siano riscontrate situazioni di necessità anche in relazione a questioni di ordine e sicurezza pubblici.” (art. 115 delle NTA).
Allora cosa intende fare l’Amministrazione comunale? Batta un colpo, dia un segno di vita. Alla Regione infine ci rivolgiamo, invitandola a ritirare senza indugio quell’improvvida proposta di sopprimere le particelle demaniali (nn. 172, 173 e 174) che non sono affatto sommerse e rimangono, ad oggi, le uniche aree costiere pienamente pubbliche e fruibili di Punta della Mola. Ripetiamo: pubbliche e fruibili. E pure inalienabili. Con buona pace del marchese e delle sue guardie.
Gianmarco Catalano