In un incontro che si tenuto nei giorni scorsi, la Sonatrach ha presentato i numeri sulla fermata generale degli impianti della propria raffineria di Augusta ex Esso rimessa a nuovo. “Riconsegniamo una Raffineria ancora più affidabile e dotata dei più moderni dispositivi di controllo che continueranno ad assicurare nel tempo sostenibilità ambientale e sicurezza”. Così l’amministratore delegato di Sonatrach, Raffineria Italiana, Rosario Pistorio alla conferenza di presentazione dei risultati della fermata generale di manutenzione della Raffineria di Augusta, ex Esso, che ha visto coinvolte più di 100 ditte con oltre il 90% di maestranze locali con picchi di oltre 4300 addetti per un totale di circa tre milioni e mezzo di ore lavorate, per un totale di spesa di circa 190 milioni di euro. “La proiezione di lungo termine, a 20-30 anni, che vede ancora la fonte petrolifera come componente essenziale per l’approvvigionamento energetico – ha detto ancora l’Ing Pistorio – è realizzabile solo se basata sull’integrità delle operazioni, il rispetto per l’ambiente e per le comunità in cui si opera”.
Un auspicio diplomatico che non lascia dubbi sul progetto robusto e ben pianificato, studiato nei minimi particolari; la Sonatrach di Augusta si adegua, nel gioco delle parti, almeno sulla carta, alla ripresa del mercato del petrolio e al rispetto dichiarato della riduzione degli inquinanti secondo la normativa. Le compagnie petrolifere, dopo la chiusura di oltre una dozzina di raffinerie in Europa, sono rimaste in attesa per anni del possibile picco del petrolio con il calo drasticamente del consumo e rendere gli impianti sovrabbondanti rispetto alle necessità di produzione.
Da parecchi anni si è avuto al contrario un netto aumento degli investimenti, sia in nuovi impianti sia nel miglioramento di quelli esistenti. Una condizione che non ci libera dall’inquinamento incontrollato e senza alcuna possibile difesa dell’ambiente per i tanti potenziali connubi tra la politica, gli uomini delle istituzioni preposti e gli industriali senza scrupoli. Un ricatto occupazionale e il continuo scambio dei favori. Un vizio tanto vecchio e tanto amato. Specie in tempi di crisi economica profonda.
Il problema rimane nel conciliare la produzione d’idrocarburi e il forteinquinamento che insiste nel territorio industriale siracusano. L’industria in generale contribuisce in modo molto sensibile alla cattiva qualità dell’aria. Molti inquinanti che sembravano essere finiti nell’oblio e che invece contribuiscono in modo molto pesante a rendere insalubre l’aria respirata nei luoghi di lavoro e nei centri urbani limitrofi alle aree industriali. L’industria quindi continua a inquinare l’aria che respiriamo, oltre a produrre reflui liquidi da depurare e rifiuti solidi da trattare e smaltire in modo adeguato. La raffinazione petrolifera immette nell’aria, sempre nei limiti tollerati, sino a riprova del contrario, nei cieli dei comuni industriali, veleni dannosi alla vita in generale; ma non la pensano così i consulenti della Procura di Siracusa che scrivono di un costante e forte inquinamento nel territorio industriale siracusano.
Dopo 70anni d’inquinamento selvaggio di silenzi, tra intrighi e connubi e un gioco “al gatto e la volpe”, a pensare male non si sbaglia mai; ed ecco che le visioni dei camini delle varie raffinerie sono sempre molto dense di fumi neri e sinistri. Il territorio industriale siracusano inutile nasconderlo è soffocato da anni da veleni nella falda acquifera, nell’aria, nel mare e nella terra. La raffinazione di petrolio ha gravi conseguenze sull’ambiente e sulle persone. Una raffineria di petrolio è un impianto industriale con un forte impatto ambientale, e le emissioni, pur ridotte, non sono mai del tutto annullate, e le grandi dimensioni di questi impianti fanno sì che queste emissioni, piccole se considerate relativamente, siano comunque importanti in termini assoluti d’inquinamento.
D’altra parte, le raffinerie sono un tassello essenziale nella filosofia della nostra vita attuale. È quindi giusto operare per un sempre minore impatto ambientale delle raffinerie, si deve pur sempre tenere conto che nessun processo, fisico o chimico, può mai lasciare inalterato l’ambiente che lo circonda.
È particolarmente onerosa la dismissione di una raffineria, per la contaminazione dei terreni circostanti con rifiuti e liquami tossici Una tecnica utilizzata per le bonifiche attraverso l’assorbimento termico che consiste nel bruciare i residui petroliferi, con notevoli disagi per la popolazione sottoposta all’inalazione di fumi tossici e puzza nauseabonda che somiglia molto al continuo, sfiaccolamento notturno che per circa un mese si è verificato nelle scorse settimane nella zona industriale siracusana. Qual è la Verità: la mia, la tua o quella vera che si vuole nascondere a tutti i costi?
Concetto Alota