- L’opinione – di Concetto Alota –
Già nel 1972 il professor Pasquale Saraceno, uno dei massimi esperti di economia in quel tempo, in un rapporto per il Ministero del Bilancio affrontò il divario tra Nord e Sud che in questi giorni riappare come un fantasma nell’attuale marasma politico italiano. Differenza che il Corriere della Sera titolava: “Il divario Nord e Sud verrà colmato solo nel 2020”. Allora come ora per il Sud si parlò di sviluppo disordinato cui si aggiunsero i vecchi motivi di arretratezza quale cause di disorientamento economico, sociale e politico, formata da investimenti a grappolo d’incrementi alla corsa nelle costruzioni nel settore immobiliari, burocrazia impossibile e minuscoli commerci, invece della necessaria azione a favore dell’industrializzazione diffusa del Sud che diventa invece una sorgente di corruzione con i soldi pubblici della Cassa per il Mezzogiorno e le cattedrali nel deserto, come l’ex Ilva di Taranto, il petrolchimico di Brindisi, di Milazzo, di Gela, di Priolo e tanti altri ancora. La raffinazione, la chimica e la siderurgia nel sud diventano l’unica strada verso l’economia in una terra legata ai vecchi mestieri. In questo parallelismo del fallimento annunciato avviene la smobilitazione dell’agricoltura e dei vecchi lavori manuale.
Nel modello di sviluppo oggi predominante, come il capitalismo di ispirazione occidentale, vi sono alcune delle idee di fondo sorte nelle grandi rivoluzioni all’origine legati alla cosiddetta modernità: 1688 in Inghilterra, del 1787 nel Nord America, del 1789 in Francia. Il paradigma di questo modello va cercato nel tassativo arricchimento, idea fissa e motivo della cattiveria umana. Esiste poi la teorica del modello “rosso”, del socialismo reale nato con la rivoluzione russa del 1919, che si opponeva radicalmente al precedente. Il potere mediatico, che non è oggi certo indipendente, ha interpretato questa caduta di modello come la definitiva vittoria del capitalismo caduto in una forte crisi d’esistenza. Ma nei fatti pratici, non è proprio così. Siamo arrivati nel 2020, non è cambiato niente e la regola, fissa è: uomo, mangia uomo.