Ucciso dall’amianto a Siracusa, i familiari trascinano in tribunale Comune e Regione

L’amianto, in Sicilia, non risparmia nessuno. Uccide anche gli impiegati. E’ stato così per  Michelangelo Blanco, dirigente ufficio elettorale del Comune di Siracusa, che, dopo un’agonia di oltre un anno e mezzo, il 29 luglio del .2016 è deceduto per mesotelioma pleurico. L’amianto, questo assassino, non risparmia nessuno: uccide uomini, donne, giovani, e, molto spesso, a pagarne le conseguenze sono anche le mogli di coloro che lo hanno maneggiato e lavorato.  Michelangelo Blanco, per 42 anni ha lavorato presso il Comune di Siracusa in una struttura contenente amianto, respirando queste fibre che, giorno dopo giorno, gli hanno “pirciatu” (bucato) i polmoni, uccidendolo.
Non ci sta l’Osservatorio Nazionale Amianto così come non ci stanno le persone oneste e libere a rimanere inerti di fronte a questa strage giornaliera, mentre le istituzioni restano sorde cieche e mute: mi riferisco alla Regione Sicilia e alla L.R. n. 10 del 2014, ideata e predisposta dall’ ex parlamentare Pippo Gianni ma ancora inattuata, e al fatto che troppo spesso i figli sono costretti a piangere i genitori.
“La gente continua a morire e chi dovrebbe tutelarci non lo fa. L’amianto è come la Dea Fortuna, Bendata, e può colpire chiunque. Tutti coloro che ad oggi sottovalutano il rischio dell’amianto un domani potrebbero esserne anche loro vittime”, dichiara  Pippo Gianni. “Per questo oggi abbiamo chiesto al Comune di Siracusa di risarcire i danni ai figli della vittima e, nei prossimi giorni, fatti e circostanze verranno poste a conoscenza dell’Autorità Giudiziaria per verificare tutte le responsabilità, anche in ordine alla mancata attuazione della L.R. n. 10 del 2014. Certamente non abbiamo intenzione di retrocedere, o di abbandonare la trincea”, dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. La pensa così anche  Calogero Vicario, Coordinatore ONA Sicilia, “Continueremo a dare battaglia per il rispetto dei diritti dei lavoratori siciliani e siracusani. Il Presidente della Regione, nonostante abbia il potere per emettere atti equipollenti equivalenti agli atti di indirizzo ministeriale, non provvede ad emanare alcun provvedimento, di conseguenza i lavoratori sono obbligati ad intraprendere atti legali. Siamo stanchi di veder morire lavoratori e familiari. Non è giusto morire a causa del proprio lavoro. Ci chiediamo le ragioni di tanto ostracismo nei nostri confronti e una risposta dalle istituzioni, primo fra tutti il Presidente della Regione On.le Crocetta, che fa parte di diritto delle riunioni del Consiglio dei Ministri”.
Tiziana Blanco, figlia di Michelangelo, distrutta dal dolore, e che ha perso recentemente anche la madre per una malattia degenerativa che alcuni associano anche all’amianto, ha rilasciato la seguente intervista:
Signota Tiziana ci parli un po’ di suo padre, i Michelangelo Blanco.
“Mio padre era una persona splendida, ma non lo dico solo perché era mio padre. Un uomo vitale, generoso e un gran lavoratore e purtroppo è stato proprio questo ad ucciderlo. Ha lavorato per 42 come Dirigente dell’ufficio elettorale del Comune di Siracusa, dal 1961 al 2003 quando è andato in pensione. Mio padre viveva in quell’ufficio, in quei corridoi. Ancora ricordo quando da bambina, io e mio fratello Lorenzo, andavamo a trovarlo, fieri di vederlo all’opera e di sentire i suoi colleghi parlare sempre bene di lui. Ma se adesso ripenso che quei corridoi, con tutte quelle librerie e quei faldoni che da piccola mi incuriosivano tanto, sono stati il luogo in cui mio padre è entrato in contatto con l’amianto che ha causato il suo decesso lo scorso luglio 2016 non riesco a darmi pace”.
Tiziana come fa a sapere con certezza che ci sia dell’amianto nella struttura?
 Io e mio fratello, una volta diagnosticata la malattia di mio padre, mesotelioma pleurico, siamo andati alla ricerca della causa. Non è stato difficile intuire che si trattasse del luogo di lavoro. Siamo tornati li e abbiamo visto dagli uffici del primo piano i tetti dei 2 corridoi, a se stanti, staccati dal resto, e da lì abbiamo confermato le nostre supposizioni: la copertura del tetto è in eternit, tra l’altro neanche in buone condizioni. Gli stessi dipendenti che sono ancora lì in servizio mi hanno detto che molto spesso quando piove ci sono delle infiltrazioni di acqua, e non devo certo dirvelo io quanto questo sia pericoloso. Adesso che ci penso ricordo bene che anche in passato quando andavo a trovare mio padre in ufficio c’erano queste bacinelle a terra proprio per raccogliere l’acqua piovana. Non avrei mai immaginato che tutti questi fossero dei segnali che, magari, se interpretati da subito correttamente avrebbero dato più chance a mio padre”.
Quindi Tiziana lei ci sta dicendo che in questi uffici ci sono ancora dipendenti?
“Assolutamente si! Infatti non riesco proprio a capire. Se penso non solo ai dipendenti, ma anche al pubblico che quotidianamente entra in questi uffici, ma come si fa?! Io ho cercato in tutti i modi di avvertire tutti, informandoli di quanto è accaduto a mio padre. Loro lo adoravano e poi, ho saputo che mio padre non è l’unica persona deceduta all’interno di quell’ufficio; nel giro di pochi anni 5 donne sono morte di tumore. Mi sembra una strana coincidenza. Io al posto loro mi sarei fatta sentire, anche perché le patologie asbesto correlate si presentano dopo molti anni, di conseguenza nemmeno loro sono totalmente al sicuro. Ma come si può rischiare così?”
Suo padre quando si è ammalato?
“Mio padre ha cominciato ha cominciato a stare male nel 2011. Quello che sembrava un semplice affanno con versamento pleurico si è scoperto essere, nel 2015, un mesotelioma pleurico. Inutile cercare di descrivere lo stato d’animo di tutti. Mio padre, un uomo di grande cultura, si è subito documentato ed ha cominciato a fare ricerche sulla malattia, scoprendo subito che purtroppo non aveva alcuna speranza di guarigione. Gli ultimi mesi sono stati terribili per lui ma anche per noi. Non può immaginare quanti rimorsi o senza di colpa abbiamo, “Avremmo potuto fare di più” “Magari se avessimo provato quest’altra cosa”, ma del resto quale figlio non se li creerebbe? In quello stesso periodo si è anche aggravata mia madre, allettata con un respiratore e deceduta anche lei poco dopo mio padre. La vostra vita quindi è stata totalmente sconvolta Io ho rinunciato a tutto. Sono sempre stata una fotografa ma per stare dietro ai miei genitori ho dovuto lasciare il lavoro. Adesso mi ritrovo senza lavoro e senza casa. Purtroppo tutti i nostri risparmi sono stati utilizzati per i viaggi per le cure e per le visite specialistiche. Insomma l’unica ad averci guadagnato in tutta questa vicenda è stata l’INPS. Mio fratello ha un bambino piccolo che non è riuscito a godersi il nonno e viceversa. Mio padre non ce lo ridarà nessuno però spero almeno che tutto questo possa servire per salvare altre persone”.
Cosa intende fare adesso?
“Ho conosciuto l’Avvocato Ezio Bonanni, Presidente Osservatorio Nazionale Amianto, nel febbraio del 2017, durante un convegno organizzato dall’ONA nella città di Siracusa. Quando ho sentito che il Capo di Gabinetto dell’Assessore Regionale parlava, parlava e parlava, solo parlava, per quanto riguarda la mancata attuazione della legge siciliana sull’amianto, sono scoppiata in lacrime, pensando al fatto che la legge prevedeva la istituzione di una struttura al Muscatello di Augusta, che invece non c’è ancora e che noi siamo dovuti andare, peregrini, come i primi immigrati, nel nord Italia per cercare una terapia per nostro padre, che, sventurato, era ormai stato distrutto dall’amianto, ed era già moribondo. Una sorveglianza sanitaria avrebbe potuto salvare la sua vita. Invece non è stato così perché alcuni politici hanno deciso di non applicare la legge. Mi sono affidata nelle mani dell’Ona, perché trascini in Tribunale il Comune di Siracusa e la Regione Sicilia, per ottenere il riconoscimento di malattia professionale, e il risarcimento danni”.

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