Siracusa. Tre in pagella al Comune per l’ambiente

Se i 5 anni di mandato dell’amministrazione comunale di Siracusa fossero equiparati a un anno scolastico, il lavoro svolto nei primi 18 mesi corrisponderebbe a un “trimestre”. E alla fine di un trimestre, si sa, arrivano le pagelle. Natura Sicula ha redatto la sua, attribuendo al Comune un grave quanto preoccupante TRE. Sì, il voto che diamo al Comune per i risultati finora raggiunti in relazione alla politica ambientale è TRE. Un voto che, tradotto in giudizio, corrisponde a scarso, deludente, insufficiente, al di sotto delle aspettative.

A inizio mandato la nostra associazione, organizzando una conferenza in cui ospitò Sindaco, Vicesindaco, Assessore all’Ambiente e Assessore alla Cultura (era il 3 ottobre 2018), comunicò i 12 punti di politica ambientale ritenuti più importanti: stop al consumo di suolo; stop alle acque di fogna in un canale destinato alle acque grigie; stop alla plastica monouso; stop alle microdiscariche a Sole d’Ognina; promozione del turismo naturalistico; stop alla carenza di verde pubblico; incremento delle piste pedociclabili; istituzione della riserva naturale del Plemmirio; stop a pesca e vendita ricci di mare; istituzione del parco archeologico di Siracusa; soluzioni per l’inquinamento del Porto; contrasto ai miasmi e veleni industriali.

“IMPROROGABILI” fu il titolo della conferenza, con chiaro riferimento all’impossibilità di trascurare o rimandare la soluzione dei problemi.

A distanza di oltre un anno (15 gennaio 2020), abbiamo nuovamente invitato una rappresentanza della Giunta a una conferenza per rendicontare il risultato.

Solo due su dodici i punti giunti a soluzione: la firma dell’ordinanza plastic free e l’istituzione del parco archeologico di Siracusa. Non illudiamoci però. Non tutto è merito della Giunta Italia. L’ordinanza è stato un semplice copia e incolla di un atto (lo avevano già firmato tanti altri sindaci) al quale non sono seguiti i relativi controlli. E l’istituzione del parco, che il Comune poteva solo sollecitare, è stata una precisa volontà del governatore regionale Nello Musumeci forse anche come una sorta di “risarcimento”, o omaggio, dopo la tragica fine dell’assessore Tusa, morto in missione poco prima che firmasse il decreto di istituzione.

Secondo i vari assessori, gli altri 10 punti sono tutti in agenda: faremo X, faremo Y, faremo β.

Vorremmo crederci ma a promettere non ci vuole niente. I fatti sono altri: i punti concretamente realizzati rimangono solo due.

Per onestà riconosciamo a questa giunta, continuazione della precedente, il merito di aver scardinato il sistema di raccolta rifiuti, finalmente basato sulla differenziata porta a porta, anche se ancora pieno di criticità. Ha anche il merito di aver riaperto al pubblico la Villa Reimann, ma non nei termini che avevamo chiesto, visto che i siracusani non la possono fruire tutti i giorni, ma solo in occasione di eventi culturali.

Tutti gli altri punti, indipendentemente dal tipo di soluzione (semplice o complessa), dal tempo necessario (breve, medio o lungo termine) e dalla spesa necessaria (onerosi o a costo zero) aspettano il miracolo.

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Lo stop al consumo di suolo è stato un impegno preso solo a parole. Nel corso di un rimpasto, per accrescere la maggioranza, il Sindaco Italia ha nominato assessore all’urbanistica la persona più inopportuna dato il suo ruolo di progettista, l’architetto Maura Fontana. Nel 2020 ci ritroviamo ancora a ripetere che le speculazioni edilizie sono la conseguenza del dissesto idrogeologico (basta una pioggia un po’ più abbondante per mettere in ginocchio la città) e che il cemento inutile, oltre a compromettere in maniera irreversibile il patrimonio artistico e paesaggistico, fa perdere l’identità culturale, le peculiarità del territorio, omologandolo agli altri.

Il Piano regolatore, scaduto da sei anni, non è stato rinnovato, rimanendo disallineato al Piano Paesaggistico e consentendo il rilascio di concessioni edilizie a ridosso di riserve naturali e di siti della rete ecologica Natura 2000.

Neanche il più semplice dei punti è stato raggiunto.

Per difendere dagli incivili la costa tra il porticciolo d’Ognina e Fontane Bianche bastava collocare alcuni grossi massi che impedissero l’accesso agli automezzi e la nascita di micro discariche. Stiamo ancora aspettando.

La Giunta Italia ha anche ignorato la proposta di produrre un documento, come hanno fatto proficuamente alcuni comuni sardi (Sant’Antioco, Calasetta), per chiedere all’assessore regionale alla pesca una moratoria di due-tre anni della pesca del riccio di mare, e consentire il ripopolamento del mare.

Non una nuova pista ciclabile, o un servizio di trasporto pubblico puntuale ed efficiente così da indurre molti cittadini a non usare le auto. Nessuna nuova area verde che si aggiunga alle briciole già esistenti. I reflui del depuratore continuano a inquinare il porto, e i miasmi industriali non hanno smesso di avvelenare le notti dei siracusani e di minare la loro salute.

C’è ancora speranza di cambiamento? Forse, chissà. In fondo siamo solo al primo “trimestre”. Ciò che conta è che il Sindaco Francesco Italia con la sua squadra questo cambiamento lo vogliano veramente.

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