I siracusani sono considerati per antonomasia flemmatici, abulici. Aspettano il domani per fare ciò che può essere fatto subito, rimanendo indietro e senza nulla in mano: niente nuovo cimitero e nuovo ospedale, sparite la Camera di Commercio, l’Autorità Portuale, la Banca D’Italia, il Cine Verga e Teatro Comunale alle Calende Greche, praticamente “chiusi”, operosità del porto grande e turistico a zero, differenziata da brivido, strade scassate, allagamenti, sporcizia, squallore e così fino a fondo pagina.
L’esempio. Un gruppo di imprenditori catanesi anni or sono decide di investire sulla sepoltura dei morti, nella realizzazione del cimitero di Città Giardino, frazione del comune di Melilli, soppiantando ogni mossa degli imprenditori siracusani che stanno ancora aspettando le “passoline” dal cielo, per antonomasia da sempre poco attenti come la politica siracusana e in perenne ritardo. La società catanese trova negli amministratori melillesi del tempo una classe politica sveglia e decisa.
Oggi quel campo santo è diventato un punto di riferimento per la sepoltura di residenti a Siracusa o da altri comuni viciniori con migliaia di loculi, cappelle e tombe; tale siffatta condizione si conforma con l’incapacità della politica siracusana che non è riuscita a realizzare il nuovo cimitero di Siracusa, confermandosi abulica e inefficiente. L’unica nota stonata del campo santo denominato “San Sebastiano” a Città Giardino, la strada di accesso; una trazzera stretta e piena di buche oltre che pericolosa. Due auto nei due sensi di marcia non possono transitare in contemporanea. Uno dei due automobilisti deve cedere il passo all’altro se non vuole provocare un incidente. Un Comune ricco e attento come Melilli non è riuscito a rendere funzionale la strada del cimitero, pur in presenza di lamentele. I motivi non sono chiari, ma nemmeno tanto difficili da risolvere, specie per un sito che ormai conta migliaia di tombe, con buoni servizi e tanto di quota condominiale da pagare per mantenerlo ordinato e pulito.
Nella moderna società si specula anche sulla morte; fa parte dell’economia globale. Gli sciacalli dei cimiteri senza anima e cuore, non sono quelli che costruiscono le tombe, ma quelli che approfittano del dolore moltiplicando i costi dei funerali fino a somme che toccano i diecimila euro, a secondo delle “preferenze” dei clienti e con una catena di procacciatori di affari negli ospedali, case di cure e perfino dalle notizie di incidenti stradali o infortuni. Insiste, dunque, una condizione di business forzato per un evento che tocca tutti, nessuno escluso, offrendo a chi resta dopo la morte del congiunto la possibilità di onorare il proprio caro con un luogo di memoria chiamato cimitero pagato a caro prezzo. Una tomba, è il sigillo della memoria dai tempi antichi.
Un numero sterminato di defunti si trova sepolto sotto terra, mentre per tanti altri, dopo che i parenti hanno peregrinato tra la burocrazia dei comuni riescono ad avere una degna sepoltura. Necropoli. Una città dei morti nelle città dei vivi, dove risiedono le famiglie, così sono diventati i moderni cimiteri dei grandi centri, ma che in questo specifico caso si sono invece trasformati in un espediente favorevole a speculatori con tanti sciacalli, sia pure nobilitati dalla signora corruzione.
La morte è sicura; si muore in tanti modi, purtroppo, ma non si riesce a fermare lo sciacallaggio sui defunti che non è una novità, ma un andazzo tanto antico tanto disonesto.
La fattispecie più ricorrente è quella di chi attorno ai morti specula nelle ore più vicine al triste evento: lo scandalo delle agenzie di pompe funebri con prezzi lievitati all’inverosimile e dell’accaparramento dei funerali è infatti un fiume puzzolente, criminale, difficile da asciugare. Ma per chi muore trovar posto è un problema, compreso il fatto di trovare la tomba di famiglia ancora mai usata, occupata abusivamente; è successo a Siracusa, ma anche in quasi tutti i cimiteri, e diverse volte, con inchieste della Procura. È accaduto che, per paura che i loculi mai usati o con i feretri ancora dentro siano occupati abusivamente; i titolari, sebbene ancora in ottima salute, abbiano deciso di murare anzitempo la propria tomba, e abbiano perfino fatto incidere sulla lapide il proprio nome a lettere dorate e a caratteri gotici. E ancora: i portafiori di rame che scompaiono di continuo e il degrado che regna sovrano; nel passato, poi, i loculi sono stati assegnati dalla politica e non in base alla data di richiesta. Ma oggi per sfortuna non ci sono loculi da assegnare, ma da sfruttare per sanare i bilanci del Comune.
Eppure, anche in presenza di tante denunce, non è venuta fuori la ragnatele di orrori di chi specula sul dolore della gente; il groviglio di legami che tiene insieme le agenzie funebri, i loro emissari negli obitori, i clan nei cimiteri. Si preferisce il caos, o si è costretti a subirlo?
Concetto Alota