Al momento sono stati accertati venti casi di contagio tra personale civile, agenti di polizia penitenziaria e detenuti. Tutto sarebbe partito dalla presenza di un detenuto affetto dalla malattia dal mese di novembre. In questi mesi non è stato adottato nessun protocollo di sicurezza verso gli altri
Venti, tra personale civile, agenti di polizia penitenziaria e detenuti sono risultati positivi al test che accerta la presenza del batterio. L’esame eseguito è il frutto di un provvedimento richiesto con una protesta esplosa alcuni giorni fa, sempre all’interno della struttura penitenziaria. Il personale che vi lavora, in quell’occasione, era venuto a conoscenza della presenza di un detenuto affetto dalla malattia. Il problema non è stato appurare la sussistenza del caso in se, ma aver saputo della presenza di un malato in assoluto ritardo. La persona colpita da tubercolosi era detenuta nei locali del carcere già dallo scorso mese di novembre. Nessuno sapeva niente e chi ne era a conoscenza e aveva la responsabilità di prendere i provvedimenti e gli accorgimenti del caso non ha agito in barba ad ogni normativa di sicurezza.
NEL FRATTEMPO COSA È SUCCESSO?
Il detenuto nell’arco di questi mesi ha condotto una vita “normale”, come quella degli altri detenuti. Ha infatti condiviso con loro tutti i momenti dentro e fuori le sbarre senza essere sottoposto ad un regime di sicurezza come previsto in questi casi. Da novembre ad ora sono state centinaia le persone che hanno avuto contatti con lui tra detenuti, poliziotti e personale addetto ai lavori. Nessuno di loro ha potuto tutelarsi dal possibile contagio. Il problema non riguarda solamente le persone direttamente coinvolte, ma anche le loro famiglie. La tubercolosi si trasmette per via aerea: un colpo di tosse o uno starnuto sono elementi sufficienti a far veicolare verso altre persone la malattia che va a colpire direttamente i polmoni. Se poi non curata in tempo, può portare anche alla morte. Ed è stato questo quello che ha destato non poche preoccupazioni tra tutte le persone che hanno a che fare con il carcere Di Lorenzo.
Dopo le proteste è stato disposto per tutti il test di Mantoux. Ieri la notizia che venti, tra i casi esaminati, sono risultati positivi. Inutile a dirsi lo stato di apprensione che si è generata anche se, come dicono gli esperti, la positività al test non vuol dire che ci sia una vera e propria malattia in corso. Saranno adesso necessari altri tipi di controlli e analisi come prevede il protocollo in questi casi. In totale, fino ad oggi sono stati eseguiti circa 150 test. Nei prossimi giorni ne verranno eseguiti altri. Ed intanto non si placano le polemiche perché dai controlli sono esclusi i familiari del personale che lavora all’interno della struttura.
Fonte: ilgiornale.it