Siracusa, 10 marzo 2020-Il carcere di Siracusa, la Casa circondariale Cavadonna, secondo in Sicilia per numero di ristretti, ospita ad oggi 680 detenuti e, come molti altri istituti penitenziari in Italia, vive una situazione di sovraffollamento.
Il garante dei diritti delle persone private della libertà del comune di Siracusa, Giovanni Villari, ha visitato tutte le sezioni dell’istituto, incontrando la popolazione detenuta all’indomani dell’emanazione del decreto ministeriale che vieta i colloqui con i familiari e la fruizione dei permessi, per l’emergenza COVID 19. Da ieri numerosi gli episodi di protesta in diversi istituti della penisola, sfociati anche in rivolte violente con detenuti deceduti.
La visita urgente del garante Villari è stata dettata dalla volontà di informare i detenuti sulla necessità delle misure cautelative, nonché dal proposito di placare gli animi, in una situazione di forte tensione. I colloqui con i familiari rivestono per i detenuti un’importanza fondamentale, irrinunciabile. La misura del dpcm viene vissuta, quindi, come la privazione di un diritto inalienabile, un’ulteriore misura afflittiva. I ristretti lamentano, inoltre, di non percepire l’applicazione di misure igieniche di prevenzione del contagio all’interno del carcere e il fatto che gli agenti della polizia penitenziaria, così come il personale medico e gli educatori, potrebbero essere latori del contagio, né più e né meno dei loro familiari. In alcuni sezioni la tensione è più alta. Tutti richiedono, a gran voce, l’applicazione dell’indulto.
“La direzione del carcere e il comando della polizia penitenziaria”, dichiara Giovanni Villari, “hanno dimostrato attenzione e apertura al dialogo, per evitare l’insorgere di vere e proprie sommosse. Come misura compensativa è stato concesso ad ogni detenuto di effettuare una chiamata telefonica al giorno della durata di 5 minuti, oltre alla possibilità delle videochiamata tramite skype, secondo i mezzi a disposizione della struttura”.
L’emergenza corona virus”, continua il garante, “si innesta in una situazione molto problematica, quale quella delle carceri italiane, gravate dal sovraffollamento, dalle difficoltà delle strutture, dai tagli al personale e dai tempi dei processi. La situazione attuale necessita di una maggiore attenzione da parte della magistratura di sorveglianza che, unitamente alla direzione, può disporre misure alternative necessarie”.