Covid-19, al via le Usca, le unità spediali di continuità assistenziale


Siracusa 23.4.2020 – Oggi prendono il via le USCA, le Unità Speciali di Continuità Assistenziale, le equipe mediche previste dal D.L. n. 14 che la ASP di Siracusa, a seguito di un avviso pubblico, ha deliberato lo scorso 26 marzo.
Dopo l’approvvigionamento degli adeguati DPI e la necessaria formazione, i medici delle USCA sono da oggi attivi sul territorio. Sarà grazie a loro e ai medici curanti e ai pediatri, che a Siracusa sarà possibile avviare la terapia domiciliare precoce per i pazienti covid. Una strategia di attacco rivoluzionaria che vede l’ASP aretusea tra le prime ad avviarla nel sud.
“Nel Nord Italia – afferma la Direzione aziendale – questa sperimentazione sta dando importanti risultati. L’idea è quella di affrontare questo nemico invisibile fin dalle prime battute. Cominciare una terapia domiciliare precoce significa infatti modificare l’esito della malattia, migliorando la prognosi e abbassando il numero dei ricoveri, specialmente quelli critici, col vantaggio di decongestionare gli ospedali e le terapie intensive”.
A tal fine l’ASP ha istituito un Comitato Tecnico Scientifico della Terapia domiciliare precoce Covid, coordinato dal direttore sanitario Anselmo Madeddu e costituito dal primario di Malattie infettive Antonella Franco, dai primari di Medicina Roberto Risicato e Salvo Italia, dal rappresentante della SIMG Irene Noè, dal rappresentante della FIMP Salvo Patania, dal direttore ff delle Cure primarie Giuseppe Bruno e dal consulente esperto Carlo Gilistro. Il Comitato tecnico scientifico vigilerà sul protocollo terapeutico, che sarà comunque sempre prescritto dall’infettivologo.
APPROFONDIMENTO TECNICO
A cura del direttore sanitario Anselmo Madeddu
“La Terapia Domiciliare Precoce, ecco la strategia per contrastare il coronavirus”.
“I medici delle USCA – spiega Anselmo Madeddu – su indicazione del medico curante o del pediatra andranno al domicilio dei pazienti ed effettueranno, oltre al tampone, anche un semplice esame del sangue, per escludere alcune controindicazioni alla terapia come ad esempio il favismo e, se necessario, un ECG per escludere eventuali allungamenti del tratto Q-T e dunque del rischio di aritmie. Quindi, sempre sotto il controllo dell’infettivologo, somministreranno la terapia, fondata sostanzialmente su quattro farmaci, a seconda dei casi. Il primo è l’idrossiclorochina, un antimalarico che si sta rivelando un potente antivirale perché interferisce sui recettori cellulari di SARS-CoV-2 impedendo al virus di entrare nelle cellule. Il secondo è l’eparina a basso peso molecolare, perché previene il tromboembolismo venoso che molti studi italiani stanno dimostrando essere alla base delle morti per covid. Il terzo è un cortisonico secondo le indicazioni dell’infettivologo, perché previene le reazioni abnormi dei processi infiammatori della malattia. Ed il quarto è un antibiotico, di solito una cefalosporina di terza generazione, in caso di sovrinfezione batterica”. Ma si tratta di una rivoluzione terapeutica che ha già dato risultati anche in Ospedale. Oggi Siracusa ha il tasso di guarigioni più alto dell’Isola e sono crollati i ricoveri in Terapia Intensiva.
“Fino a metà marzo – continua Madeddu – la letteratura scientifica, soprattutto cinese, ci diceva di non usare antinfiammatori e cortisonici. Poi in Italia ci si è accorti che i pazienti andavano in Terapia Intensiva per Tromboembolia venosa polmonare. E se era così era inutile ventilare polmoni in cui il sangue non arrivava, perché prima occorreva sciogliere i trombi. Non è un caso che da quando è stata introdotta l’eparina sono crollati i ricoveri in Terapia Intensiva. Ed inoltre, poiché si è capito strada facendo che il problema non è il virus ma la reazione immunitaria che distrugge le cellule penetrate dal virus, sono stati introdotti farmaci come il famoso Tocilizumab usati nelle malattie autoimmuni reumatiche. Non è un caso che i pazienti affetti di artrite reumatoide non si ammalano di coronavirus. L’introduzione di queste nuove strategie terapeutiche nelle ultime tre settimane ha completamente modificato l’esito clinico. E mi sento davvero di ringraziare i colleghi delle Malattie Infettive di Siracusa che hanno tempestivamente adottato le nuove strategie, ottenendo questi brillanti risultati”.
Adesso dunque la parola passa al Territorio. Giocare d’anticipo, insomma, ed aggredire la malattia già a casa, nelle prime fasi per evitare i ricoveri e alleggerire il sistema. “Mi sento di ringraziare tutti i colleghi del Comitato Tecnico-Scientifico – conclude Madeddu – e tutti i medici e gli operatori sanitari della ASP, che insieme ai medicini di medicina generale, ai pediatri di libera scelta e ai medici delle USCA stanno dando il meglio di se nell’interesse primario della salute dei cittadini”.

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