3 maggio 2020 – “Da questa finanziaria ho imparato tante cose, innanzitutto ho capito che la pubblica amministrazione in Sicilia, ma non solo, non è preparata, non è smart e che urge un cambio generazionale. Nei Palazzi si ragiona in modo analogico, il mondo invece è digitale, la Sicilia è indietro. E’ tempo di cambiare, semplificare la burocrazia non serve. Bisogna violentare lo Stato”. Smaltite le tossine della manovra finanziaria, Gianfranco Miccichè pensa già al domani. E lo fa consegnando all’ANSA alcune riflessioni e qualche amarezza dopo la maratona in aula.
“Sa cosa ho fatto appena sveglio? Ho aperto il sito dell’Ars: ho constatato che non c’era neppure una riga d’informazione sulla finanziaria. Qualche anno fa mi sarei chiesto se fossero state già pronte le carte per firmare la legge: ecco, questo è il punto”. E invece? “Ci sono dei riti senza più senso, questa manovra è fatta da oltre mille pagine, mi toccherà firmarle una per una e in quattro copie: non è più tempo, così non stiamo dietro al cambiamento”.