In un documento, il Cobas spiega che occorre intervenire nella scuola e non con tagli ma con precisi programmi che incrementino i fondi a favore, tra l’altro, degli interventi per l’edilizia scolastica. La preoccupazione è che, malgrado da diverso tempo il ministro della Pubblica istruzione, Azzolina, si dica disposta a eliminare le classi pollaio, “nell’attuale contesto emergenziale la situazione assume connotati ulteriormente preoccupanti, derivanti dalla necessità ineliminabile di quel distanziamento che è considerato l’unico presupposto sicuro per impedire il diffondersi del contagio da coronavirus. Chiunque conosca le nostre scuole dovrebbe sapere che, nel migliore dei casi, l’ampiezza delle aule – per i nuovi edifici e per attività normali – è parametrata sullo standard massimo di 1,96mq per alunno e per classi che erano al massimo di 25 alunni”.
Nel tempo si è registrato un costante incremento del numero di alunni per classe, che oggi potrebbero arrivare fino a 31 mentre le aule non sono state ampliate.
La proposta del sindacato è di “diminuire il numero di alunni per classe e reperire ulteriore personale e spazi per svolgere la didattica in presenza. Invece, le scuole stanno ricevendo in questi giorni la comunicazione dagli Ambiti Territoriali (gli ex Provveditorato) per la definizione organico di diritto per l’anno scolastico 2020/21 – allineamento dati alunni e classi, che nel linguaggio ministeriale significa: visto che non sono previste ripetenze, avrete un numero di classi inferiore a quello che era stato previsto nella fase precedente alla pandemia. E visto che la formazione delle classi avrebbe dovuto anche tenere conto della serie storica dei tassi di non ammissione alla classe successiva, risulta evidente – come per altro già minacciato dai Provveditorati attraverso canali diretti – che salteranno molte prime classi della scuola secondaria di I e II grado”.
Per il Cobas “invece di consentire la ripartenza della didattica in presenza a settembre con aule meno affollate il Ministero preferisce approfittare dell’occasione per ridurre classi e organici e, nel frattempo, carica su docenti e ATA tutte le difficoltà legate al recupero delle attività che in quest’anno scolastico non si sono potute svolgere per effetto dell’attuale sospensione”. Piuttosto che pensare soltanto a finanziare DaD e attrezzature digitali, costringendo docenti e famiglie a supplire a quanto il Ministero non vuole fare, il sindacato propone di ridurre il numero degli alunni per classe, incrementare l’organico dei docenti e degli Ata, ristrutturare gli edifici scoolastici in modo da ricavare più spazi.
Francesco Nania