I poliziotti del Commissariato di Noto, hanno denunciato una guardia giurata C.F. di 48anni, di Noto, e P. V. di 35 anni, di Noto, titolare della società di servizi, per il reato di truffa in concorso.
La vicenda risale al 21 ottobre quando una donna di 43 anni si presentava in Commissariato sostenendo d’essere stata vittima di un raggiro ad opera di personale delle guardie giurate. La donna, titolare di un’attività commerciale, all’avvio del suo esercizio nel 2008, stipulava un contratto con un istituto di vigilanza per la tutela della sua azienda. Nel dicembre 2016, la guardia giurata indagata, che si occupava regolarmente della consegna delle fatture e della riscossione del canone mensile, consegnava alla donna una fattura intestata ad una società diversa da quella con cui la stessa aveva stipulato il contratto. Chieste delucidazioni, la donna veniva rassicurata che si trattava solo di variazioni societarie che non comportavano cambiamenti rilevanti. Nei mesi successivi, la vittima riceveva le fatture intestate alla nuova società saldandole in contanti. Nel mese di settembre, la stessa guardia giurata la contattava proponendole un nuovo contratto con altra società rassicurandola anche stavolta che il personale che avrebbe effettuato i servizi era sempre lo stesso e nulla sarebbe cambiato. La donna, riponendo fiducia, sottoscriveva il contratto del quale non riceveva copia ma il mese scorso, contattava l’istituto di vigilanza precedente per richiedere una fattura del mese di luglio che non le era stata rilasciata poiché, in sostituzione, aveva ricevuto una scrittura pro forma senza alcun valore, apprendendo che le fatture dal gennaio al luglio non risultavano pagate e, per tali motivi, sporgeva querela.
Scattate le indagini, i poliziotti hanno scoperto che il titolare dell’istituto dal quale dipendeva la guardia denunciata, che aveva assorbito un dismesso istituto di vigilanza, non aveva mai riscosso le somme pagate mensilmente dalla donna. Inoltre, la guardia giurata, le faceva firmare una lettera di disdetta dal precedente istituto nella stessa circostanza in cui la invitava a sottoscrivere il contratto con una nuova società. Per gli investigatori, la guardia giurata ha messo in atto una condotta fraudolenta perché, approfittando della buona fede della donna, si faceva consegnare somme di denaro facendole credere che sarebbero state versate al precedente istituto mentre il secondo indagato, quale amministratore unico della nuova società “di servizi” per conto della quale nascostamente la guardia giurata svolgeva servizio, ha avuto la disponibilità economica del denaro versato dall’ignara vittima.