Il Sinalp Sicilia denuncia da tempo gli errori e l’incapacità nella programmazione della crescita commerciale delle città siciliane perpetrati dalla classe politica nostrana.
In questo Palermo spicca per l’incapacità di programmare una crescita commerciale della città in grado di combattere la desertificazione del centro storico e la contemporanea salvaguardia dei livelli occupazionali.
In Sicilia esisteva un tessuto di piccole e piccolissime attività commerciali che negli ultimi dieci anni via via è scomparso, perdendo ben il 18% dei punti vendita presenti nelle grandi città.
Questo tessuto commerciale diffuso, fungeva anche da presidio e controllo del territorio, garantendo sicurezza ai cittadini e preservandone lo spopolamento.
Ma da alcuni decenni una miope politica di rincorsa verso illusioni europee e multinazionali hanno spinto i nostri politici ad assecondare l’invasione dei grandi gruppi commerciali che hanno fagocitato i nostri piccoli negozi.
In Sicilia si è asistito alla spasmodica apertura di grandi centri commerciali facendo fuori le piccole attività storiche che caratterizzavano ogni nostra città.
Oggi, grazie o per meglio dire, per colpa di questa scelta, ci ritroviamo coinvolti in una crisi mondiale del commercio e della distribuzione dei prodotti che sta travolgendo la fragile economia siciliana, mettendo in fuga grandi marchi della GDO nazionale ed internazionale come Conad che grazie ad una fusione ha cercato di resistere alla crisi del settore ed Auchan che ha deciso di lasciare l’isola non ritenendola, probabilmente, appetibile alle loro strategie commerciali.
Altri grandi marchi internazionali hanno lasciato l’isola cedendo i loro punti vendita a società locali ampliandone la filiera distributiva a discapito degli utili finali e con la conseguenziale tentazione di licenziamento del personale ritenuto in eccesso.
Altre vicissitudini gestionali inoltre si inseriscono in questo contesto desolante che vede la crisi totale del sicilianissimo gruppo Fortè ed altri ancora.
In tutto questo cosa fa la politica siciliana? Si estranea completamente da questa grande tragedia che sta precipitando sulla Sicilia? Intende intervenire almeno per bloccare la perdita di posti di lavoro?
In tutto questo sconvolgimento del sistema commerciale e distributivo chi alla fine ne paga le conseguenze sono sempre i lavoratori che vengono offesi e traditi da chi invece dovrebbe difenderli.
In questi giorni assistiamo alla decisione di Auchan di cedere i propri supermercati, ed alla Rinascente di Palermo che decide di chiudere lasciando nella disperazione i propri dipendenti.
Il Sinalp non accetterà mai questo gioco al massacro che vede i lavoratori gli unici a pagare le conseguenze di altrui scelte imprenditoriali.
Mentre chi ha causato questa tragedia continua imperterrito a non crearsi alcuno scrupolo se padri e madri di famiglia si sono ritrovati senza lavoro e senza alcuna prospettiva per il futuro.
Prima abbiamo perso le botteghe storiche che presidiavano i centri urbani delle nostre città, ora perdiamo i lavoratori della GDO che li hanno sostituiti senza alcun reale beneficio.
A fronte di questa debacle assistiamo ad una nuova strategia vincente messa in atto da un grande marchio della GDO tedesco che sta letteralmente invadendo la Sicilia; invece di affittare i punti vendita, è meglio costruirseli di proprietà abbassandone notevolmente i costi di gestione nel medio e lungo periodo.
Questa brillante intuizione commerciale del gruppo tedesco di fatto lo ha messo in condizione di occupare tutti quegli spazi lasciati vuoti dalla GDO tradizionale.
Ma questo nascente strapotere commerciale e distributivo del gruppo tedesco distrugge ancora di più il sistema economico e produttivo siciliano, poiché il gruppo, chiaramente per mero tornaconto economico, sta innondando il nostro mercato di prodotti di altri territori, anche stranieri, lasciando ai margini i nostri produttori e quindi non dando il via ad una sinergia di crescita per tutto l’indotto presente nell’isola.
Basta dare un’occhiata allo scaffale dei vini per accorgersi che più del 90% delle etichette proposte in vendita ai consumatori siciliani provengono da altre parti d’italia e del mondo ma non dalla Sicilia che ad oggi, guardacaso, risulta essere ancora la più grande propduttrice di vino in italia.