Lavori in corso per mettere a punto il decreto sui ristori alle categorie danneggiate dal nuovo Dpcm anti-Covid. Nei giorni scorsi il premier Conte ha chiesto rassicurazioni sui fondi prima di dare il via libera al provvedimento. Il timore nel governo ma anche di tutte le forze politiche della maggioranza è che monti la rabbia nel Paese, che ci possa essere una reazione scomposta sulla seconda ondata da parte dei cittadini.
Ecco perché il M5s, Pd, Italia viva e Leu insistono che si faccia presto. Affinché non ci siano quei ritardi riscontrati nell’erogazione della cassa integrazione. Ma il presidente del Consiglio ha aperto la conferenza stampa proprio per tentare di evitare proteste. Tra oggi e martedì è previsto il Consiglio dei Ministri. Gli indennizzi arriveranno direttamente con un bonifico da parte dell’Agenzia delle Entrate. Entro l’11 novembre, dice il ministro dell’Economia, si tratta di 300-350 mila aziende, e “la quota sarà superiore a quella dell’altra volta”.
Il premier ha promesso alle categorie interessate un incontro al più presto, lo ha garantito anche alla presidente di Confesercenti, per questo motivo ha incontrato una delegazione di ristoratori che stavano protestando davanti palazzo Chigi. “Questo è un momento complesso, c’è tanta stanchezza nel Paese: viviamo una pandemia che crea rabbia e frustrazione e che sta creando anche diseguaglianze nuove a quelle già esistenti”, osserva il presidente del Consiglio, “dobbiamo agire adesso” per salvaguardare il Natale.
La preoccupazione che le nuove norme non vengano capite dagli italiani compatta gioco forza i rosso-gialli. Le polemiche non mancano: ‘big’ del Pd mettono mirino le resistenze dell’Azzolina, di Spadafora e della pubblica amministrazione, esponenti pentastellati, invece, puntano il dito contro la responsabile dei Trasporti, De Micheli, mentre Italia viva contesta la decisione di arrivare ad una sorta di mini-lockdown.
E poi sullo sfondo risuona ancora l’eco degli scontri durante le lunghe riunioni tra i capi delegazione. E non è un caso che Franceschini, l’alfiere della linea ‘rigorista’ dica che “guardando ai contagi di oggi questo Dpcm è forse il minimo che si poteva fare”. Un segnale, dunque, del braccio di ferro andato avanti per giorni per portare tutti nella direzione della stretta, nella consapevolezza che si poteva anche fare di più. Ma di fronte all’aumento vertiginoso dei contagi per ora non c’è aria di ‘fuoco amico’ su palazzo Chigi.
Le perplessità nei gruppi parlamentari della maggioranza sull’operato del premier non mancano. “Questa è stata l’ultima pagina del contismo”, osserva per esempio un esponente di primo piano del Pd. E anche tra i renziani non si nascondono i dubbi su come il governo ha reagito alla nuova fase della pandemia. Ma Zingaretti nel ribadire che “il nemico è il virus non le misure per sconfiggerlo” fa capire che occorre unità in questo momento.
E confermerà questa posizione nella direzione del partito. La richiesta pressante è quella della coesione nazionale. “Coinvolgendo anche l’opposizione”, è l’input per esempio del dem Borghi. Mentre Lega, Fdi e FI tornano a chiedere di essere ascoltate, arriva anche da Cgil, Cisl e Uil l’invito a Conte affinché vengano ricevuti nella sede del governo.
Invito che il segretario del Pd, Zingaretti, invita ad accogliere. Il più duro è il presidente di Confindustria Bonomi: “Non si capisce qual è la direzione”, osserva. “Conte deve farsi garante di un patto tra Stato e cittadini altrimenti salta il Paese”, è l’appello del presidente dell’Anci, Decaro. I sindaci assicurano che faranno di tutto per sopire eventuali rivolte.
“Serve una nuova fase in vista della legge di bilancio”, è l’approccio all’interno dei gruppi della maggioranza. I più scettici tra i rosso-gialli cominciano ad evocare lo spettro di un nuovo quadro politico, con un cambio in corsa qualora il sistema non reggesse. Ma i vertici della maggioranza mettono a tacere ogni voce di dissenso e di irritazione strisciante.
“Ora – per dirla con le parole di un ‘big’ del Pd – occorre mettere solo i sacchetti di sabbia per fare da argine alla piena”. Niente scossoni, quindi. Anche se i prossimi passaggi parlamentari non saranno semplici, soprattutto quando dovrà verrà al pettine il nodo del Mes. Già martedì quando il premier Conte verrà a riferire alle Camere sul Dpcm si capirà il clima, con la maggioranza che dovrà preparare una risoluzione e punta – spiega una fonte – a chiedere una vera svolta nel merito e nel metodo.
E con l’opposizione che è sulle barricate. Nella Lega per esempio si sta pensando di ricorrere al Tar contro il Dpcm. Conte invita ad abbassare la tensione: “L’Italia è un grande paese, lo ha dimostrato la scorsa primavera. Ce l’abbiamo fatta allora e ce la faremo anche adesso. Un grande paese deve essere grande sempre”.