Indagini e depistaggi: tutto cominciò con l’esposto di 8 magistrati

L’esposto reca la data del 23 settembre 2016. E’ sottoscritta da 8 degli 11 sostituti in servizio alla Procura di Siracusa. Destinatari della missiva, il Ministero della Giustizia, la Procura Generale della Suprema corte, la Procura Generale della corte d’appello di Catania oltre che al procuratore capo di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, per competenza funzionale.

Un documento, per certi versi coraggioso, in cui i sostituti procuratori firmatari segnalavano gravi situazioni di anomalia nella gestione di alcuni procedimenti penali pendenti alla Procura aretusea. In quel documento manifestavano anche il timore che l’attività investigativa potesse essere oggetto di inquinamento “al punto da diventare asservita a interessi di parte, estranei a una corretta e indipendente amministrazione della giustizia”, come scrive nell’ordinanza il gip del tribunale di Messina, Maria Vermiglio.

Nell’esposto, tra le altre cose, gli 8 magistrati facevano riferimento a “soggetti portatori di specifici interessi economici e imprenditoriali dimostrano una preoccupante attitudine ad orientare a proprio favore l’azione della Procura, rendendo fondato il timore che parte dell’ambiente giudiziario non sia immune a tale forza d’infiltrazione”.

Come riporta nell’ordinanza il gip Vermiglio, quell’esposto è stato poi integrato, su richiesta degli inquirenti, “con una serie di procedimenti che riguardavano direttamente o indirettamente un gruppo imprenditoriale siracusano riconducibile alla famiglia Frontino e ai legali Giuseppe Calafiore e Piero Amara i quali, peraltro, vantavano plurime cointeressenze patrimoniali con i Frontino”. Nel corso dell’audizione il pm Longo ha riferito di non sapere nulla dell’esposto affermando di non avere buoni rapporti con i pm Nicastro e Palmieri, tra i firmatari di quel documento e si mostrava stupito del fatto che i colleghi non gli avessero chiesto di firmare l’esposto.

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