Alessio Attanasio è passato al contrattacco. Imputato per omicidio volontario aggravato ai danni di Giuseppe Romano, ucciso in un agguato, consumato la mattina del 17 marzo 2001 in via Elorina, davanti al gup del tribunale di Catania, Fabio Di Giacomo Barbagallo, Attanasio ha addossato la responsabilità di quell’omicidio al collaboratore di giustizia Salvatore Lombardo e all’allora esponente del clan Bottaro, Liberante Romano,ucciso il 25 maggio 2002 e il corpo, carbonizzato, fatto ritrovare nel cofano della sua Ford Focus.
Secondo Attanasio, l’esecuzione di Romano sarebbe avvenuta per un movente del tutto personale e, comunque, esterno alla cosca malavitosa. Attanasio ha rigettato ogni addebito, quindi, sostenendo che Lombardo lo accusa – insieme con altri collaboratori – di quell’omicidio solo per astio nei suoi confronti dovuti a un episodio di pestaggio che avrebbe subito Lombardo durante la sua detenzione prima che decidesse di collaborare con la giustizia. Attanasio ha chiarito anche l’episodio avvenuto nel 2001 quando, nel corso di un controllo su strada mentre si trovava a Viterbo, sulla Mercedes lo trovarono in possesso di baffi, barba e capelli finti, oltre a un binocolo che, a giudizio dell’accusa, sarebbe poi servito per pedinare a distanza Romano.
Il giudice si è poi riservato sulla richiesta avanzata dai legali difensori di Attanasio, avvocati Maria Teresa Pintus del Foro di Sassari e Licinio La Terra Albanelli del Foro di Catania, che hanno sollecitato di acquisire alla Motorizzazione civile documentazione relativa al conseguimento della patente di guida e agli accertamenti di idoneità fisica di Giuseppe Romano. L’obiettivo della difesa è quello di apprendere notizie sulla statura fisica della vittima, che nessun esito balistico e nemmeno le consulenze necroscopiche hanno rivelato. La riserva del gip Di Giacomo sarà sciolta in occasione della prossima udienza, fissata per il 12 marzo, quando è prevista la requisitoria del pm La Rosa che avanzerà le proprie richieste mentre in quella del 16 aprile, tocca ai due difensori dell’imputato siracusano, svolgere le loro arringhe.