Relazioni e azioni concrete: ecco la strada per fare impresa ai tempi del Covid-19

Intervista a Paolo Tedeschi – Corporate Communication & Marketing Senior Manager di Canon Italia

La rivista «Forbes Italia» lo ha inserito nella lista dei 100 direttori marketing italiani di maggior successo. Una rosa di eccellenze, donne e uomini che hanno saputo creare valore per le aziende che rappresentano, in un momento particolarmente delicato per l’economia mondiale.
Ne parliamo con Paolo Tedeschi, che dal 2016 guida la divisione Corporate Communication & Marketing di Canon Italia, in uno scambio telefonico che spazia dall’etica nella comunicazione alla filosofia giapponese del Kyosei.

Qual è il valore aggiunto che l’ha portata a questo risultato?

La pandemia ha fatto emergere il valore concreto di tutti gli aspetti legati alla comunicazione – non solo commerciale o di marketing – e dell’organizzazione del lavoro. Canon Italia ha aperto un confronto sulla consapevolezza e sulle conseguenze delle nostre azioni, sapendo che sono condizionate dalla comunicazione e dall’informazione che usiamo o generiamo. Pur non trattandosi di scienze esatte, comunicazione e informazione sono oggetto di costante riflessione e valutazione etica. La comunicazione è fondamentale, ma solo nella misura in cui si dimostra coerente e ponderata. A partire da quella interna, a cui tengo da sempre in modo particolare. In un momento delicato come quello che stiamo vivendo, abbiamo la necessità di focalizzare la nostra attenzione e i nostri sforzi su azioni concrete e misurabili, che siano in grado di creare valore e benefici reali per tutti.

L’uomo, insomma, è tornato protagonista.

Proprio così. Anche se Canon, in realtà, ha sempre puntato sul valore della persona prima che del professionista, adottando un modello inclusivo fatto di comunicazione coerente e relazioni forti. Insomma, noi ci crediamo davvero, non lo facciamo tanto per fare: la chiave del nostro successo sta tutta qui. A questo proposito, vorrei condividere un pensiero, assolutamente personale ma in cui credo molto: la società è comunicazione e se la comunicazione si fa portavoce di un’evoluzione negativa la società non potrà certo seguire uno sviluppo di segno positivo. Quindi basta con il B2B o il B2C: è tempo di orientarsi verso un modello umanocentrico, un modello H2H. A sua volta perfettibile, certo, ma decisamente più efficace e opportuno, soprattutto in un momento come questo.

Come funziona concretamente il vostro modello?

Ci mettiamo in ascolto, costantemente. Per affrontare l’emergenza sanitaria, il 21 febbraio abbiamo istituito un comitato di crisi permanente, grazie al quale analizziamo le singole articolazioni del fenomeno Covid-19 e le relative ricadute. Prima di tutto nel rapporto con i nostri colleghi, donne e uomini a cui, fin dal primo giorno, abbiamo voluto garantire la sicurezza sul posto di lavoro. Ma anche nella relazione con clienti e partner, che affrontano quotidianamente i molteplici aspetti della pandemia, compresi quelli psicologici e legati ai rapporti interpersonali, che non vanno sottovalutati. Ci sono poi le questioni legate alla vendita, ma anche in questo caso ascoltiamo le persone sul campo, che scelgono e usano i nostri prodotti: solo così ci è possibile comprendere come ciò che la nostra azienda offre possa essere concretamente d’aiuto.
Facciamo un esempio: Canon fornisce tecnologia innovativa e servizi a un gran numero di aziende, ospedali, enti privati e di pubblica amministrazione, piccole e medie imprese, che non si sono mai fermati e che mai avrebbero potuto interrompere il loro lavoro. Durante la pandemia non abbiamo fatto altro che mettere in pratica le indicazioni contenute nelle linee guida del nostro approccio al servizio e supporto post vendita. Così, a pochi minuti dall’istituzione delle zone rosse siamo stati in grado di fornire assistenza ad aziende che altrimenti sarebbero state costrette a fermarsi e non abbiamo mai smesso di studiare soluzioni di logistica alternative per supportare il lavoro dei nostri partner. Soluzioni reali, concrete e tangibili, informandoli costantemente.

In questa direzione si inserisce anche l’iniziativa nata in collaborazione con l’Associazione Italian Digital Revolution (Aidr) durante la pandemia.

Esattamente. Grazie alla sensibilità del presidente di Aidr, Mauro Nicastri, ci siamo messi a disposizione del sistema Paese, da Nord a Sud. Mentre tutti parlavano di eroi e di angeli, ma soprattutto, di quanto il loro lavoro fosse indispensabile, noi abbiamo deciso di offrire il nostro supporto, fornendo agli ospedali da campo, alle Ats e a quanti operavano in prima linea le nostre stampanti: uno strumento essenziale per la gestione documentale in aree non convenzionali e duramente colpite dalla pandemia. Aidr – di cui mi pregio di essere socio onorario – ha fatto da collettore, raccogliendo le istanze e le richieste giunte da ogni parte d’Italia. È stata un’esperienza davvero significativa perché, ancora una volta, siamo stati capaci di offrire una soluzione concreta.

L’uso del digitale ha stravolto la comunicazione, imponendo un modello profondamente diverso rispetto al passato. Canon Italia come affronta la sfida?

Come dicevo, la comunicazione non è una scienza esatta, ma è necessario riconoscere la sua componente più importante: l’informazione. La comunicazione, come la medicina (citata non a caso, dal momento che ci troviamo nel pieno della seconda ondata pandemica), richiede competenze in cui l’intreccio fra teoria e pratica obbliga a una sorveglianza rilevante per costruire il senso della nostra vita. Con l’avvento dell’algoritmo (in ambito digitale, per l’appunto), tutto questo pone un ulteriore problema, ma ci vorrebbero ore di intervista per esemplificarlo.
Nella pratica, abbiamo adottato in toto la nostra filosofia Kyosei, che recita così: “Vivere e lavorare insieme per il bene comune”. A proposito della capacità concreta di mettersi in ascolto, dando valore alle persone che si affidano a noi (da anni ormai non li chiamiamo più “consumatori”), anche sui social e sul web abbiamo offerto una comunicazione chiara e trasparente di ciò che stiamo facendo: storydoing, non storytelling. Durante la pandemia ci siamo interrogati su cosa potesse servire realmente alle persone e così è nata la Canon Academy On Air, una serie di incontri gratuiti per tutti gli appassionati di fotografia. Veri e propri seminari online utili a migliorare le tecniche fotografiche, tenuti da ambassador e coach Canon Italia di grande esperienza.

Quale messaggio darebbe agli imprenditori?

Prima di tutto ci tengo a esprimere la mia solidarietà, perché questa pandemia ha stravolto vite e certezze. E poi vorrei ribadire che la rete può essere un’opportunità per tutti: qui, esigenza e offerta si incontrano realmente. Gli imprenditori sono l’ossatura dell’Italia, forti dell’ingegno che da sempre caratterizza il nostro Paese. Il più delle volte si tratta di vere e proprie eccellenze, capaci, anche nelle situazioni più difficili, di trovare il modo per tornare a essere competitive: persone che sanno liberarsi dei fronzoli per concentrarsi sui problemi concreti. A nome di Canon Italia, posso assicurare che continueremo a prestare ascolto e attenzione ai loro bisogni, fornendo assistenza globale in risposta a ogni necessità e continuando a comunicare e informare in maniera coerente.
A proposito di eccellenze, vorrei chiudere con un aneddoto di pochi giorni fa: un fotografo ha lanciato una petizione su change.org dopo che la compagna, a seguito di un ictus, ha perso l’uso della parte destra del corpo, chiedendo alle aziende produttrici di macchine fotografiche di creare un sistema utilizzabile con la mano sinistra. Canon Italia, ancora una volta, non è stata a guardare e in brevissimo tempo ha individuato una soluzione tra i suoi partner. In sinergia con un’azienda di Cervia, Easydive, sta per dare vita a un’estensione tecnologica universale che, collegata alla macchina fotografica, ne consente l’utilizzo con la mano sinistra. L’ingegnerizzazione del prototipo prevede una trentina di giorni di lavoro, quindi sarà un bellissimo regalo di Natale. Ecco quel che capita quando la tecnologia viene messa a servizio di una passione: si trasforma in un prodotto in grado di contribuire concretamente a migliorare la vita professionale del singolo e, in proiezione, di una più vasta community.

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