Nella scelta della gestione dell’acqua, pubblica o privata che sia, occorre capire la dimensione morale della questione, che impone di conciliare le logiche imprenditoriali della gestione dei servizi con quelle etiche della tutela di un bene comune e del diritto fondamentale, di poter usufruire per tutti i ceti sociali, della fonte della vita, chiamata acqua.
Nella provincia di Siracusa la gestione dell’acqua sarà pubblica. La decisione nell’ultima assemblea Ati, Assemblea Territoriale Idrica, che si è tenuta in video conferenza a causa dell’emergenza coronavirus. All’assemblea hanno partecipato il Commissario regionale per l’aggiornamento del piano d’ambito, Giorgio Azzarello, i sindaci, o loro rappresentanti, dei Comuni di Augusta, Avola, Buccheri, Buscemi, Canicattìni Bagni, Carlentini, Cassaro, Ferla, Floridia, Noto, Palazzolo Acreide, Portopalo di Capo Passero, Priolo Gargallo, Rosolini, Siracusa, Solarino. Tutti si sono espressi per la gestione completamente pubblica dell’acqua. Una scelta in piena accordo con gli indirizzi di legge e con l’esito del referendum popolare che si è svolto nel 2011, in cui i cittadini si sono espressi a maggioranza per il ritorno alla gestione pubblica del servizio idrico, che dovrà essere gestito da una società consortile pubblica.
Ma non mancano le preoccupazioni nell’ambito politico-economico. La paura che si possa ripetere la gestione di un altro carrozzone mangia soldi come quello che è successo con la gestione della famigerata Sai8, che si è conclusa con un totale fallimento sia politico, sia economico. Tutti attingevano soldi da quel pozzo dei miracoli: assunzioni clientelari, consulenti inutili nominati nel vasto ventaglio degli interessi, tutti super pagati, politici compresi. Una gestione fallimentare del servizio che faceva, ironia della sorte, acqua da tutte le parti. Impianti mal ridotti e mancanza di ricambi, pompe di sollevamento comprese e fogne non depurate che finivano direttamente in mare; il tutto per risparmiare soldi finiti nel giro del gioco delle tre carte dei compari di merenda, sensali politici, tra connubi, silenzi e omissioni, anche da parte di certa magistratura, come racconta la cronaca giudiziaria.
Le indagini della Guardia di Finanza di Siracusa, hanno fatto scoprire un gioco finalizzato alla bancarotta fraudolenta; reato contestato sia agli amministratori della Sai8, sia a dei noti avvocati. Il rinvio a giudizio, parla di una fraudolenta distrazione dei beni societari, incassando dalla stessa società somme di denaro, per le prestazioni professionali erogate, ritenute esorbitanti o comunque gravemente incongrue per eccesso sia in relazione ai parametri normativamente previsti per il calcolo degli onorari sia con riferimento alla disciplina delle liquidazioni di natura giudiziale. Negli anni dal 2011 al 2013, a fronte dell’emissione di 25 fatture, sono stati pagati compensi per un importo complessivo di circa due milioni e mezzo di euro attraverso, attraverso l’emissione di 32 fatture, e distrazioni di altre ulteriori somme dal patrimonio Sai8 Spa, per circa 750 mila euro, erogate a titolo di consulenza legale.
La polarizzazione del sistema, negli ultimi anni è stata la radice di uno stallo istituzionale e amministrativo, frutto di un una confusione normativa del settore della gestione del servizio idrico; prima con un tentativo di “privatizzazione” forzata, con l’approvazione del decreto legge n. 112/2008, poi dello sforzo per annullarlo sfociato nel referendum del 2011 teso ad affermare la gestione totalmente pubblica del servizio.
La gestione pubblica può avere anche la finalità di un sostegno all’occupazione e allo sviluppo del territorio. Ma gli obiettivi della gestione pubblica possono entrare in conflitto tra loro. La difficoltà di ottenere quei buoni risultati desiderati, si coniuga con alcuni elementi che nel pubblico, a differenza della gestione privata purché sia onesta, alla fine si sono dimostrati inefficienti. Tra questi, le possibili interferenze politiche che corrompono la gestione dagli obiettivi di efficienza. Ma neanche la gestione privata è esente dall’obiettivo del profitto a tutti i costi che si può tradurre in una stratificazione elevata delle tariffe e nel peggioramento del servizio dettato dall’esigenza di contenere i costi.
In tutte due i casi, occorre un controllo in grado di assicurare il necessario equilibrio tra le due gestioni a favore della collettività, dei cittadini di ogni ceto sociale. La necessità di regole chiare e controlli efficaci, oltre ad una riflessione sui veri motivi che finora hanno impedito l’attuazione degli investimenti necessari per rinnovare la rete idrica e fognaria colabrodo, in ferro e amianto. L’ammodernamento degli impianti poco efficienti e la mancata depurazione, scaricando in mare i reflui fognari e i costi sulle generazioni future e non invece sui rispettivi bilanci di società, pubbliche o private che siano.
Concetto Alota