Gli avvocati siracusani si costituiranno parte civile nei procedimenti penali che riguardano la complessa vicenda giudiziaria con dossier e depistaggi che vede coinvolti magistrati e due avvocati. La decisione è stata assunta al termine dell’assemblea indetta dall’Ordine degli avvocati di Siracusa proprio per approfondire le questioni legate alle inchieste delle Procure di Messina e di Roma.
Le posizioni oggetto dell’approfondimento sono state quelle degli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore per i quali, tra l’altro, la procura messinese contesta l’associazione per delinquere. Reati di un certo peso che hanno indotto l’Ordine degli avvocati a convocare l’assemblea che si è determinata per la costituzione di parte civile.
Gli avvocati hanno espresso il loro disagio per quanto fino a questo momento emerso dalle indagini della guardia di finanza sul conto dei loro colleghi e il disappunto perché con le loro condotte ritengono sia stato violato il diritto alla concorrenza. Il riferimento è a quanto fanno emerge i pm, che hanno indagato sulla scorta dell’esposto firmato da 8 sostituti in servizio alla Procura di Siracusa, che il 23 settembre 2016 segnalavano al Ministero della Giustizia, alla Procura generale della suprema corte e alla Procura generale della corte d’appello di Catania gravi situazioni di anomalia nella geswtione di alcuni fascicoli pendenti alla Procura aretusea e manifestavano il timore che l’attività investigativa potesse essere oggetto di inquinamento al punto da diventare asservita a interessi di parte.
Intanto, dopo l’esito del tribunale del riesame di Messina, che, com’è noto, ha accolto l’istanza di mitigazione della misura cautelare per il magistrato Giancarlo Longo, mentre ha confermato quella più severa nei confronti di Amara e Calafiore, i legali difensori di quest’ultimo saranno mercoledì davanti al tribunale della libertà di Roma per avanzare la richiesta di annullamento dell’ordinanza del gip del tribunale capitolino. Sul fronte d’indagine romano, la posizione di Calafiore è più attenuata, visto che le contestazioni riguardano reati di natura finanziaria. Sia per Calafiore sia per Amara, così come per tutti gli altri indagati per i quali il riesame di Messina ha rigettato le istanze di annullamento dell’ordinanza del gip Vermiglio, si profila la strada del ricorso per Cassazione. Strada obbligata per sostenere le cessate esigenze cautelari per ognuno degli indagati, coinvolti nella vicenda giudiziaria e per mirare a una meno afflittiva misura. Le istanze potranno, però, essere inoltrate alla suprema corte non prima del deposito delle motivazioni e per tale atto, i giudici del riesame hanno fissato un termine massimo di 45 giorni.