Aggressione in carcere, un Assistente Capo Coordinatore in ospedale. I sindacati denunciano: “Personale sotto organico, così non si può lavorare né bene, né in sicurezza”Aggressione in carcere il fatto, L’ennesimo episodio di aggressione è avvenuto questa mattina all’interno del carcere di Augusta ed ha visto vittima un Assistente Capo della Polizia Penitenziaria della casa di reclusione, un detenuto che sta scontando la sua pena nell’istituto di Contrada Ippolito nella mattinata di oggi ha aggredito fisicamente il Poliziotto Penitenziario durante le consuete operazioni di controllo; solo l’intervento dei colleghi ha impedito che l’aggressione, a quanto pare legata al mancato rispetto delle regole all’interno del carcere, avesse conseguenze più gravi, tuttavia per il Poliziotto è stato necessario ricorrere alle cure dei sanitari del pronto soccorso dell’ospedale Muscatello. Il momento storico odierno, reso già duro e stressante dalla emergenza sanitaria che il Paese sta vivendo è aggravato da episodi simili che mettono ad ulteriore dura prova la tenuta psico fisica degli operatori di Polizia Penitenziaria.
I dirigenti sindacali G.ARGENTINO, S.BOSCARINO della CGIL, F.D’AMICO della CISL, R.FIRRISE dell’USPP, M.DI CARLO del CNPP e S.BONGIOVANNI del SIPPE esprimonosolidarietà e vicinanza al collega aggredito.
Pag. 2a 2 Il Governo, ed il Ministro della Giustizia, devono prendere atto che tali aggressioni non sono fatto isolato, ma elemento costante e crescente nelle carceri Italiane.Questo, a Nostro modesto parere, è dovuto ad una sottovalutazione del problema che è legato all’ordine ed alla sicurezza negli istituti penitenziari, al fatto che vi sono frange di singoli detenuti che consapevoli delle ultra garantistiche Leggi Italiane approfittano della situazione, consapevoli che alla fine pagheranno ben poco, ma che aggredendo il personale di Polizia Penitenziaria acquistano inveropotere e rispetto all’interno degli istituti.Isolare questa tipologia di detenuti dovrebbe essere l’obbiettivo primario dello Stato al fine di poter condurre quelle politichevere di reinserimento per quei detenuti che realmente intendono perseguire l’obbiettivo del reinserimento sociale.Se pur vero che la detenzione non deve perseguire obbiettivi punitivi fini a sé stessi, è altrettanto vero che bisogna dare un segnale vero e preciso a coloro i quali ne approfittano, compiendo atti di aggressione nei confronti del personale e quindi dello Stato che il personale rappresenta.Riaprire gli istituti penitenziaria di Pianosa Isola, o dell’Asinara, per contenere queste frange di singoli detenuti aggressivi, che sommati, diventano un numero sostanziale, sarebbe la giusta risposta dello Stato.Fino ad oggi, a nulla è servito trasferire questi detenuti aggressivi in altri istituti, invero con il loro comportamento destabilizzano pure l’istituto in cui sono inviati. Episodi come quello odierno non fanno altro che aggravare la situazione già al limite. Così non si lavora né bene né in sicurezza.C.G.I.L. C.I.S.L. C.N.P.P.U.S.P.P