Si è chiuso a Firenze ArcheoFilm, il festival internazionale di cinema archeologico oggi più importante in Italia, organizzato dalla rivista Archeologia Viva (Giunti Editore) e curata da Dario Di Blasi, svolto presso il prestigioso cinema La Compagnia, nel centro storico di Firenze.
Cinque giornate interamente dedicate a film dalle tematiche archeologiche, artistiche e ambientali, prodotti in Italia ma soprattutto all’estero, dove il mercato destinato a questo genere cinematografico
appare più attivo di quello nazionale. Le settanta opere selezionate hanno compreso molte anteprime, e si sono articolate attraverso proiezioni mattutine, pomeridiane e serali.
Tra i lavori in concorso, anche un’opera siciliana dedicata ad un monumento di archeologia industriale, l‘Hangar per dirigibili di Augusta, voluto nel 1917 dal Governo italiano contro l’attacco dei sommergibili tedeschi durante la Prima Guerra Mondiale.
Il film, dal titolo “La casa dei dirigibili. L’Hangar di Augusta tra passato e presente” è stato prodotto dall’associazione culturale “Alzati Augusta” con il sostegno della Sicilia Film Commission e di “Hangar Team ONLUS”, e distribuito da Fine Art Produzioni srl.
Il film sull’Hangar di Augusta ha ottenuto due dei prestigiosi riconoscimenti previsti dal festival: il premio “Università di Firenze”, assegnato da una giuria tecnica costituita da tre docenti dell’Ateneo fiorentino, Fabio Martini (Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo), Silvia Pezzoli (Scienze della comunicazione) e Federico Pierotti (Storia del cinema), che hanno valutato oltre cinquanta film in concorso provenienti da tutto il mondo: “Originale e innovativo nel proporre l’archeologia industriale tra le tematiche archeologiche, il film si caratterizza per l’impianto complesso che sa sapientemente utilizzare più fonti documentarie (film, fotografia, archivi) armonizzate all’interno di una struttura discorsiva organica, coerente e coinvolgente. Le tecniche impiegate si apprezzano per la loro pregevole efficacia, non disgiunta da una indubitabile valenza empatica valorizzata anche dalla forza della semplicità”. Queste le motivazioni che hanno accompagnato la consegna del premio nelle mani del regista Lorenzo Daniele e all’autrice dei testi, l’archeologa Alessandra Cilio, entrambi a Firenze per partecipare al Festival.
Il secondo riconoscimento è stato il “WebAward”, assegnato da dodici archeologi-blogger al docufilm
che ha saputo meglio coniugare l’intento didattico con quello divulgativo e ha presentato la scoperta e
lo studio archeologico come facente parte del tessuto storico e sociale di una comunità.
“Una soddisfazione inaspettata,” ha affermato Lorenzo Daniele; “un’emozione unica nel ricevere questi premi, che dedico alla rinascita di una città, Augusta, che suscita nel pubblico un grande interesse per la sua potenziale bellezza storico-artistica e paesaggistica, ma che purtroppo è spesso presente nelle cronache per i disastri ambientali che la riguardano. L’Hangar di Augusta, da anni in totale stato di abbandono a causa di inestricabili grovigli burocratici, è il simbolo di quei monumenti, sparsi nel territorio nazionale, che rappresentano luoghi dell’anima per la collettività, negati alla pubblica fruizione. È stato molto difficile per me realizzare questo film, in quanto regista nato e cresciuto ad Augusta, e pertanto emotivamente coinvolto. Probabilmente è proprio questa passione che abbiamo riversato su questa pellicola, che ha contribuito a farla amare al pubblico e alla giuria fiorentina”.
E continua la sceneggiatrice Alessandra Cilio: “La prima volta che ho visitato l’Hangar di Augusta è
stato per le riprese del documentario, qualche anno fa. La sua imponenza e al tempo stesso la sua fragilità, mi hanno colpito molto. I volumi del grosso container, opera pionieristica per la sua epoca in
quanto interamente realizzata in cemento armato, mi hanno ricordato quelli dei templi che delle acropoli greche. La posizione in cui sorge, a controllo della rada megarese, me lo ha fatto vedere come il silenzioso custode di cento anni di memorie, di un secolo di storia che ha visto protagonista Augusta e i suoi abitanti. Nel raccontare le vicende di questo monumento, ho voluto restituire anche il ritratto di una comunità di cui in fondo questo posto è metafora, e che chiede (e merita) un riscatto.
Quello che ci auguriamo, con la vittoria di questo film, è che la cittadinanza megarese prenda finalmente coscienza di sé e della propria memoria”.
Come spesso accade il cinema può muovere le coscienze, sensibilizzare gli animi, avviare un processo di conoscenza. È la magia del cinema documentario. Una magia che Firenze Archeofilm, in questi giorni, ha reso possibile.