Con l’avvento del nuovo digitale terrestre cancellerà il mondo delle emittenti locali della Sicilia orientale delle province di Catania e Siracusa.
I bandi del MISE per assegnazione di diritti d’uso di frequenze televisive, Area tecnica 17 (Sicilia), rete di primo e reti di secondo livello, ODR 67, 68, 69, 70 e 71 del 2020 causerà il licenziamento di svariate centinaia di dipendenti e collaboratori. Protestano gli editori siciliani titolari di concessione di Operatore di Rete che accusano la mancata applicazione delle norme e il mancato rispetto delle leggi da parte del ministero sacrificando gli sforzi e gli investimenti di molti imprenditori indipendenti. Per la Sicilia solo una frequenza regionale di primo livello, ed una di secondo livello con copertura Palermo, due con copertura Messina e un’altra con copertura Ragusa, Enna, Caltanissetta, Agrigento e Trapani, addirittura nessuna frequenza è stata prevista per le province di Catania e Siracusa. Tutto questo metterà fine alle storiche attività di oltre 100 imprese televisive siciliane.
Per non parlare dell’autorizzazione rilasciata alle Tv locali nel 2012 per 20 anni e che solo dopo 8 anni lo Stato ha deciso di revocare, emittenti che da oltre 30 anni esercitano con grande sacrificio e spirito di abnegazione l’attività. Il Governo si dimentica l’essenziale ruolo informativo dell’emittenza locale in questo tragico momento.
Il Governo non si è occupato del sistema radiotelevisivo locale, che a costo di grandi sacrifici, sta svolgendo un ruolo informativo di prossimità irrinunciabile sui propri territori. Un’attività professionale esercitata in una condizione di tante incertezze, perché di ora in ora gli inserzionisti (fonte di finanziamento essenziale dell’emittenza locale) disdicono i loro contratti pubblicitari poiché gli esercizi commerciali e gran parte delle piccole aziende sono chiuse. E se queste imprese utilizzano la cassaintegrazione in deroga per non gravare sui bilanci, le emittenti locali non possono fare altrettanto, perché in questo momento buio devono restare al servizio dei cittadini, ed adempiere al loro obbligo e dovere civico di informare.
Le emittenti radio TV locali vogliono assicurare costante servizio e presenza sul territorio e mai come ora il loro lavoro è servizio di pubblico interesse, è vicinanza alla gente, è comunicare con un’informazione tempestiva e verificata. L’utilità di tale servizio, mai come in questo momento, è infatti riconosciuta dagli stessi cittadini, prova ne è la sorprendente impennata degli indici di ascolto del comparto, anche dovuta all’eccezionale incremento del livello produttivo dei programmi informativi locali.
Il Bando del Mise ha praticamente messo in ginocchio le esigue speranze di una ripresa del settore. Ma ancor più assurdo è quanto previsto dallo stesso bando: il bando di Primo livello canale 42 prevede la possibilità di aggiudicarsi la frequenza regionale, facile da immaginare che questa andrà a Rai o Ei Towers, gli altri 4 bandi non prevedono la possibilità di partecipazione delle emittenti della provincia di Catania e Siracusa, un metodo non degno di alcun commento. In pratica le tv locali di Catania e Siracusa, ancor più del resto delle emittenti presenti, dovranno soccombere ad una strategia di potere dell’etere a dir poco vergognosa. Il più potente che soccombe sul più fragile, antidemocratico, un gioco al massacro voluto da questo governo. Una vera strage di centinaia di lavoratori e operatori del settore, giornalisti e registi, personale amministrativo e operatori video, insomma una vera apocalisse dell’informazione televisiva, tutto questo per accontentare chi può garantire il sistema.
Senza più introiti pubblicitari e senza un efficace intervento di sostegno il governo condanna l’informazione radiotelevisiva locale all’estinzione. Le emittenti locali costituiscono un servizio essenziale per i territori, che non può essere soffocato. Al Governo si chiede un immediato ripensamento, per mantenere aperta la voce di chi, per assicurare informazione di prossimità, non può chiudere né ricorrere agli ammortizzatori sociali. Tenere aperta la linea e la voce di chi è, in questo momento, in trincea e in prima linea nell’informazione di emergenza, è un dovere che non può non essere sostenuto anche per l’utilità pubblica e sociale che assicura.
Le tariffe stabilite nel bando attribuito a Ei Towers o Rai in Piemonte, prevede oneri sproporzionati per poter essere veicolati da tali operatori aggiudicatari. Si parla di 6000 euro mensili per megabyte. Significa che una tv locali piemontese se vuole trasmettere deve pagare tale cifre affittando la banda dai colossi dell’emittenza televisiva. Cifre, queste, che le tv locali siciliane non possono permettersi essendo sproporzionate rispetto alla possibilità finanziaria di tali emittenti sul territorio.