Inquinamento – Operazione No Fly, Legambiente: “Saremo parte civile”

Legambiente, che da anni, attraverso le iniziative dei circoli di Augusta, Priolo e Siracusa, denuncia l’inquinamento provocato dalle emissioni nauseabonde provenienti dal polo industriale, intende costituirsi parte civile in caso di richiesta di rinvio a giudizio degli indagati, coinvolti nell’operazione “No Fly”.

Com’è noto, la Procura aretusea ha confermato le contestazioni inizialmente mosse nei confronti di quattro aziende del Petrolchimico e di 18 tra dirigenti en funzionari delle aziende in questione, relative alla conduzione delle attività industriali sia per l’omessa adozione delle migliori tecnologie sia per la mancata messa in opera di soluzioni impiantistiche e strutturali – quali la copertura delle vasche acque oleose, sia per il mancato rispetto delle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni integrate ambientali (AIA).

Mentre sono giunte a conclusione le complesse indagini condotte dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta “No Fly” che nel febbraio del 2019 aveva portato al sequestro preventivo degli impianti Versalis e Sasol ed i depuratori IAS e TAF, a distanza di due anni il ministro dell’Ambiente non ha risposto all’interrogazione presentata dalla parlamentare Rossella Murioni.

La deputata chiedeva quali attività di controllo avesse posto in essere per assicurare il rispetto delle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni integrate ambientali (Aia) e se ritenesse opportuno e urgente adottare iniziative per implementare gli strumenti normativi con riferimenti a quegli inquinanti che attualmente non sono normati dalla disciplina vigente (idrocarburi non metanici, H2S, mercaptani) o per i quali essa è carente e non adeguata come ad esempio per il benzene (C6H6) sostanza altamente cancerogena.

“Confidiamo – è scritto in un documento di Legambiente – che il nuovo Ministro dia finalmente risposte serie e convincenti alle richieste sollevate nell’interrogazione parlamentare e soprattutto alle popolazioni esasperate, per usare le parole dei procuratori, da decenni di “deterioramento significativo e misurabile delle matrici ambientali nella porzione di territorio dei Comuni della provincia di Siracusa già definita ad elevato rischio ambientale e in buona parte qualificata come Sito di Interesse Nazionale”.

Per gli ambientalisti non va sminuita “la questione delle emissioni inquinanti provenienti dalle navi che sostano ed operano nei porti di Augusta e Siracusa e che i periti della procura avevano evidenziato trovando una precisa corrispondenza tra l’accosto della nave e le alte concentrazioni di inquinanti verificatesi. Su questo punto, anche alla luce della perdurante presenza di enormi navi passeggeri in sosta nei porti di Augusta e Siracusa, torniamo a chiedere l’elettrificazione delle banchine e regole atte a garantire sicurezza e tutela della salute. Mai come adesso occorre mettere mano alla carente normativa sui livelli di concentrazione delle sostanze come H2S, idrocarburi non metanici e benzene, attraverso una legge adeguata che regolamenti gli inquinanti attualmente non normati ed assicuri livelli di tutela idonei a salvaguardare la salute e l’ambiente”. Per Legambiente, insomma, “Governo e Parlamento devono dare una risposta immediata, tanto più in assenza di un valido ed efficace Piano di Tutela della qualità dell’aria fortemente indebolito dopo il parziale annullamento da parte del Tar Palermo e che pare finito nel dimenticatoio o, peggio, oggetto di trattativa a porte chiuse tra industriali e assessore regionale all’ambiente”.

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By Redazione

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