Cronaca – Logia Ungheria, le verità dell’avvocato Piero Amara

28 maggio 2021 – L’avvocato augustano Piero Amara rilancia le proprie dichiarazioni da una platea televisiva importante come Piazzapulita. E’ stato lui il protagonista della puntata di ieri della trasmissione condotta da Formigli, in cui ha ribadito alcuni concetti, estrapolati dai verbali che ha riempito in ore e ore di interrogatori davanti ai pubblici ministeri della Procura di Milano. «Io vengo arrestato nel febbraio del 2018, mi venivano contestati due episodi di corruzione, sono stato ristretto per circa 5 mesi, poi ho avuto un periodo di domiciliari, quello è stato un periodo di grande riflessione. Ho maturato la forte determinata e decisa convinzione di collaborare con l’autorità giudiziaria».

Così Piero Amara, l’avvocato che ha scatenato la bufera nella magistratura parlando della presunta loggia Ungheria, che lui definisce più un’associazione con buoni e cattivi a cui era stato introdotto da Giovanni Tinebra, capo del Dap e presidente del comitato scientifico dell’Opco, l’osservatorio permanente sulla criminalità organizzata, che ha sede a Siracusa.

«Ho riferito una serie di circostanze per le quali non ero nemmeno indagato – ha aggiunto -. Avrei potuto limitarmi a confessare le ipotesi di reato che mi erano contestate, ma sono andato avanti.» «A chi dice che sono andato a collaborare a Milano per avere uno sconto di pena, ricordo che avevo già patteggiato a Roma e Messina», conclude Amara.

«Io vengo arrestato nel febbraio del 2018, mi venivano contestati due episodi di corruzione, sono stato ristretto per circa 5 mesi, poi ho avuto un periodo di domiciliari, quello è stato un periodo di grande riflessione. Ho maturato la forte determinata e decisa convinzione di collaborare con l’autorità giudiziaria».

Così Piero Amara, l’avvocato che ha scatenato la bufera nella magistratura parlando della presunta loggia Ungheria. «Ho riferito una serie di circostanze per le quali non ero nemmeno indagato – ha aggiunto -. Avrei potuto limitarmi a confessare le ipotesi di reato che mi erano contestate, ma sono andato avanti.» «A chi dice che sono andato a collaborare a Milano per avere uno sconto di pena, ricordo che avevo già patteggiato a Roma e Messina», conclude Amara.

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