“Anche noi, durante questo anno, chissà quante volte ci siamo chiesti perché Dio non abbia fermato quella tragedia? Perché non mette fine a tutte le disgrazie della storia umana? Sono domande legittime e necessarie perché ci mettono nella condizione di purificare la nostra fede”.
E’ proprio alla fede che ha ripetutamente richiamato, durante l’omelia svolta nella chiesa Madre a Ravanusa, l’arcivescovo di Agrigento monsignor Alessandro Damiano.
In una chiesa gremita, in ogni ordine e posto, con in testa il prefetto Maria Rita Cocciufa, il sindaco Carmelo D’Angelo e i vertici delle forze dell’ordine, sono state commemorate, ad un anno di distanza dall’esplosione delle tubature di gas, le 10 vittime della strage di via Trilussa.
Seduti, nelle prime file, i familiari delle vittime e gli sfollati. “La fede va coltivata – ha aggiunto il presule – perché ci aiuta ad affrontare e sopportare le peggiori vicissitudini, le ingiustizie, anche quando ai nostri occhi potrà sembrare una sconfitta. Ma sia chiaro, dalla fede non possiamo aspettarci certezze assolute. E’ un salto nel vuoto”.
Commosso, straziato dal dolore, non ha fatto altro che annuire alle parole dell’arcivescovo anche il nonno di Samuele, il neonato morto nel grembo di mamma Selene. Luigi Pagliarello, ieri, aveva lanciato un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinchè sia velocizzato l’iter dell’inchiesta della Procura, “Samuele non ha fatto in tempo a nascere – ha concluso l’arcivescovo di Agrigento – e la sua innocenza è rimasta del tutto incontaminata. Anche noi che l’abbiamo perduta, possiamo recuperarla”.
La piazza antistante alla chiesa Madre, per tutta la durata della funzione, nonostante la pioggia battente, è stata affollata da cittadini di Ravanusa e di Campobello di Licata.
Dopo la messa, un nuovo momento di commozione: è stata deposta una corona di fiori sul luogo della tragedia.