Si è inaugurata il 1 novembre presso la Pinacoteca Agnelli al Lingotto di Torino la mostra di Salvo Mangione , siciliano nato a Leonforte nel 1947 e torinese di adozione sin dalla fine degli anni 50 . La più bella e grande mostra mai dedicata al pittore siciliano, il quale , tornato da Parigi si avvicina all’Arte Povera di Germano Celant così come di Boetti , Merz, Paolini, ed ai concettualisti americani tra i quali Joseph Kosuth e Robert Barry . Partendo dal ritratto quale retaggio della sua terra natia siciliana di sposta verso culture più complesse per genere e provenienza .
La palette colori spazia dai pastello con forti note di giallo, arancione, verde e rosso al blu profondo del mare siciliano e tutte le sue più brillanti sfumature, richiamando alla mezzaluna ed ai minareti mantenendo su alcuni sfondi “ a muntagna” fumante cioè L Etna e su altri la bellezza luminosa di Taormina. Questo è cio che un osservatore potrebbe interpretare ammirando , come l’autore ci stia quasi chiedendo di ammirare , scorci di luoghi familiari allo spettatore senza pretenderne la contaminazione della riflessione stessa. Salvo potrebbe volerci dire di osservare con un occhio più attento e sensibile, comprendendo come un soggetto di un dipinto come la Turchia possa essere facilmente riconducibile alle bellezze della sua amata trinacria, spingendoci a capire come diverse culture, per quanto distanti, possano in realtà avere molto più in comune di quanto si possa pensare.
Riflessione che in questo momento storico, dovrebbe trovare spazio nelle nostre menti.