Andrea Camilleri e il teatro greco di Siracusa. L’indiscusso maestro della letteratura contemporanea e il monumento simbolo della classicità. Il caso ha voluto che il padre del commissario Montalbano si sia esibito per l’ultima volta in pubblico proprio nella cavea del colle Temenite. Era l’11 giugno dello scorso anno e in 4mila sono accorsi sugli spalti di pietra per ammirare il suo spettacolo “Conversazione con Tiresia”. Non è un caso che Camilleri sia voluto congedare dal pubblico e dal mondo raccontando del grande vate cieco che non osa predire il suo terribile destino a Edipo, assassino inconsapevole del padre Laio e altrettanto inconsapevole compagno della madre Giocasta. E come Tiresia, Camilleri ha esaltato la sua cecità: “Da quando a 90 anni sono diventato cieco – disse al pubblico siracusano – ho sviluppato una tremenda curiosità su ciò che è eterno. Ecco perché sono venuto qui, in questo teatro che ha 2500 anni. Per intuire che cosa sia l’eternità”.
Prima di allora, le strade di Camilleri e del teatro greco di Siracusa non si erano mai incontrate. Eppure lo scrittore e regista empedoclino annoverava una vasta produzione artistica. Soltanto nel 2014, in occasione del centenario della fondazione dell’istituto nazionale del dramma antico Andrea Camilleri è stato chiamato a presiedere il comitato scientifico, organismo chiamato a promuovere, diffondere e valorizzare in Italia e all’estero delle attività del centenario della fondazione, con un adeguato programma di manifestazioni culturali.
Al teatro greco di Siracusa, Camilleri/Tiresia ha raccontato fatti e storie da testimone di un Novecento esaltante e tragico, da scolpire nelle pietre millenarie del Teatro al punto da manifestarsi una catarsi collettiva, così come avveniva nell’antichità in un teatro greco.
F. N.