Il colonnello dei Carabinieri Arcidiacono, ha affermato durante la conferenza stampa a Palermo per illustrare i dettagli della cattura di Matteo Messina Denaro, “Il volto era quello che ci aspettavamo”, la ricostruzione virtuale elaborata su una vecchia foto segnaletica ha aiutato i militari a individuare il superlatitante in una strada di accesso secondaria della clinica doveil boss si recava per ricevere delle cure. I carabinieri del Ros e del Gis, insieme con la “territoriale” avevano predisposto due “anelli” per accerchiare il superlatitante. Messina Denaro è stato bloccato nella stradina laterale con un uomo che lo accompagnava. La latitanza del latitante si è svolta in tante parti del territorio nazionale, nell’ultima parte nelle province di Palermo e Trapani”secondo quanto affermato dal procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia nel corso della conferenza stampa. “Non lo abbiamo ancora interrogato, sono state raccolte solo due battute con la polizia giudiziaria”, ha aggiunto il procuratore. Al momento dell’arresto, Messina Denaro – ha detto Giuseppe Arcidiacono, comandante provincia dei carabinieri di Palermo, “indossava un prestigioso orologio di marca molto costoso il cui valore dovrebbe aggirarsi intorno ai 30-35 mila euro”.
Il documento trovato nelle mani del latitante a prima vista sembra autentico, non si rileva a prima vista nessuna contraffazione, ma dobbiamo aspettare accertamenti”. Secondo quanto affermato dal generale Pasquale Angelosanto, comandante del Ros dei carabinier. “L’indirizzo è quello della persona titolare formale della carta di identità – ha aggiunto – ma il documento deve essere ancora oggetto di una analisi tecnico scientifica”. Il procuratore Paolo Guido ha aggiunto: “Non possiamo rivelare la casa circondariale e per Messina Denaro è stato proposto il 41 bis fin da questa mattina”. Secondo il capo della procura della Republica di Palermo, Maurizio De Lucia “Ovviamente la mafia non è sconfitta ma il fatto che la gente ha dato gesti di giubilo applaudendo e abbracciando i carabinieri ci lascia ben sperare. Un gesto importante per una città come Palermo”.
il magistrato Alfonso Sabella, commentando l’arresto del superlatitante di Castelvetrano bloccato oggi in una clinica privata di Palermo dai carabinieri del Ros. “L’arresto di Messina Denaro è l’ennesima dimostrazione che lo Stato quando vuole sa fare lo Stato – sottolinea Sabella -, questa è una storica giornata perché è stato preso l’ultimo dei latitanti siciliani e si chiude una pagina nera che ha prodotto orrori”.
Nel corso della sua carriera Alfonso Sabella ha fatto parte del pool antimafia della Procura di Palermo guidato da Gian Carlo Caselli, ed ha contribuito alla cattura di numerosi latitanti come Leoluca Bagarella, Giovanni e Enzo Brusca.
“Penso che Matteo Messina Denaro fosse ancora un personaggio di primissimo piano, certamente un personaggio di spessore e di alto profilo mafioso – spiega Sabella – ma secondo la mia opinione lui non è mai stato il capo di Cosa Nostra, un po’ per sua scelta e un po’ anche per il cambio di scenario che c’è stato dopo l’arresto di Provenzano che ha riportato il vertice della ‘Cupola’ a Palermo, e Messina Denaro non è palermitano”.
“Non abbiamo allo stato elementi sul complicità da parte del personale della clinica, i documenti che utilizzava ad una prima lettura sembrano autentici. Gli accertamenti d’altro canto sono appena partiti”. Ha aggiunto il procuratore. “L’uomo che lo accompagnava è, come si dice, un perfetto sconosciuto se non per l’omonimia con un altro soggetto noto invece alle cronache, si chiama Giovanni Luppino e al momento è stato arrestato con l’accusa di favoreggiamento. Matteo Messina Denaro non parla, indicazioni non ne ha date e fino a stamattina non sapevamo neanche che faccia avesse. L’obiettivo primario era per noi al cattura”. Ha concluso il procuratore della Repubblica di Palermo. “Non abbiamo trovato un uomo distrutto, in apparente buona salute, ben curato. In linea con un uomo di 60 anni di buone condizioni economiche. Non poteva affidarsi a personaggi lontani dal contesto territoriale ma su questo stiamo procedendo ad approfondimenti investigativi”. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido, durante la conferenza stampa di Palermo per l’arresto del boss latitante Matteo Messina Denaro.