Sta scontando due ergastoli per altrettanti omicidi consumati a Niscemi e per essere stato tra i promotori di un’associazione per delinquere dedita al traffico di stupefacenti tra Augusta e Catania. La buona condotta e le precarie condizioni di salute hanno indotto il tribunale di sorveglianza di Sassari a concedergli gli arresti domiciliari per la durata di un anno. Il giudice ha accolto l’istanza presentata dagli avvocati Puccio Forestiere ed Elio Manai, concedendo il beneficio a Gaetano Crocetta di 63 anni.
L’uomo è originario della provincia di Caltanissetta ma da anni vive ad Augusta. Prima di trasferirsi in riva allo Ionio e di sposarsi con una donna augustana, è stato condannato al carcere a vita perché riconosciuto responsabile di due omicidi e di un tentato omicidio. In carcere, seppure con diverse interruzioni, ha già trascorso ventisette anni, molti dei quali in una cella affollata. Per tale motivo ha ottenuto un risarcimento sulla base dell’art.35-ter dell’ordinamento penitenziario che prevede rimedi risarcitori in favore dei detenuti che hanno subito un trattamento in violazione dell’art. 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali: nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti. Crocetta ha destinato l’intero equivalente del ristoro del danno, in beneficenza.
Nel luglio 2003 è tornato in carcere dopo essere stato coinvolto nell’operazione antidroga “White car” con cui la polizia ha stroncato un traffico di droga e per la quale Crocetta ha subito un’ulteriore condanna in continuazione con i due precedenti ergastoli. Il 23 maggio 2005, durante la sua detenzione nella casa circondariale di Cavadonna, Crocetta ha manifestato la propria intenzione di redimersi dai gravissimi reati consumati da giovane, rendendosi disponibile a donare un rene a un paziente in attesa di trapianto. S’è sottoposto agli accertamenti clinici all’Unità Operativa di Nefrologia dell’ospedale civico di Palermo, la cui equipe ha comunicato al Ministero della Giustizia l’idoneità del donatore. La sua buona intenzione è rimasta però tale perché al paziente che avrebbe dovuto ricevere il suo organo, hanno trapiantato il rene di un uomo deceduto in un incidente stradale. Questo gesto, nonostante non si fosse concretizzato, è stato valorizzato molto dal tribunale di sorveglianza di Sassari al pari della devoluzione del ristoro in beneficenza. A ciò si sono aggiunte le gravi condizioni di salute per cui i giudici hanno deciso di sospendere la pena per la durata di un anno, destinandolo agli arresti domiciliari. All’esito di questo periodo trascorso a casa, i giudici faranno la valutazione per stabilire se L’ergastolano debba rientrare nel carcere Nuoro, dove sta scontando la condanna, o se questa possa essere tramutata in una pena meno afflittiva.