Sono 19 le città italiane dove sono stati registrati valori oltre la norma giornalieri di pm10 (polveri sottili con diametro uguale o inferiore a 10 micrometri). Ad aggiudicarsi la maglia nera è Brescia, con ben 87 sforamenti, mentre Viterbo, non ha mai oltrepassato il limite, perciò si attesta come campione di qualità dell’aria tra le aree urbane. A rivelarlo è l’edizione 2018 del rapporto Ispra-snpa sulla qualità dell’ambiente urbano, presentato a Roma a Palazzo Giustiniani dal Presidente dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Stefano Laporta, e dal direttore generale Ispra, Alessandro Bratti. Dati preoccupanti se si considera che L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha stimato che in Italia 50.550 morti premature potevano essere attribuibili all’esposizione a lungo termine al PM2,5 all’NO2 e all’ozono.
Non mancano però i segnali positivi. Il trend delle concentrazioni di polveri sottili, di no2 (biossido di azoto) è infatti in diminuzione e le emissioni di prodotti da riscaldamento domestico e trasporti, ma anche da industrie e altri fenomeni naturali, diminuiscono del 19% in dieci anni.