Il pubblico ministero Alessandro Sorrentino della Dda di Catania, ha ha sollecitato al Gup del tribunale etneo il rinvio a giudizio a carico Giuseppe Iacono e Rosario Salemi, i due poliziotti che hanno fatto parte alla sezione antidroga della squadra mobile della Questura aretusea, coinvolti in un’inchiesta per la quale devono rispondere di per associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti e psicotrope e, tra gli altri, corruzione, peculato e falso in atto pubblico.
Nel corso della requisitoria, il rappresentante della pubblica accusa ha ribadito di avere riscontri e prove a carico dei due imputati tali da sostenere il processo. Per la Dda e per la Procura aretusea i due si sarebbero messi d’accordo con i responsabili delle piazze di spaccio siracusane per fornire loro stupefacenti in buona parte provenienti dai sequestri eseguiti nelle operazioni antidroga.
Nel corso dell’attività investigativa è emersa la stretta vicinanza di due dei tre appartenenti allora in servizio presso la Sezione Antidroga della Squadra Mobile ai familiari di uno dei maggiori esponenti di una piazza di spaccio siracusana, poi divenuto collaboratore di giustizia. I finanzieri delle unità specializzate del Gico hanno accertato che in quei sette anni i pubblici ufficiali avrebbero contribuito a rifornire abitualmente le locali piazze di spaccio sulla scorta del rapporto illecito creato con due esponenti di spicco delle associazioni criminali dedite al traffico di stupefacenti, poi divenuti collaboratori di giustizia, Francesco Capodieci e Massimiliano Mandragona. Gran parte della sostanza stupefacente, che sarebbe stata ceduta dietro corrispettivo dai poliziotti ai referenti, proveniva dai sequestri eseguiti nel corso di indagini prima del deposito al Tribunale di Siracusa. Per la Procura, i poliziotti indagati avrebbero garantito l’impunità ai loro interlocutori rivelando l’esistenza d’indagini a loro carico, comprese specifiche informazioni in merito a intercettazioni in atto, e ai luoghi dove erano installate microspie, oltre ai contenuti dei verbali di collaboratori di giustizia.