Cronaca – “È una vicenda grave, il primo sentimento è di rammarico per quello che è successo e la vicinanza alla famiglia: speriamo si possa riprendere.
Ci sono anche serenità e orgoglio per aver fatto quello che bisognava fare, per esserci messi a disposizione della procura in indagini affidate alla squadra mobile che ha ricostruito il quadro che ha portato al provvedimento”.
Lo ha detto il capo della Polizia Lamberto Giannini sul caso di Hasib Omerovic, nel corso dello scambio di auguri con la stampa. Poi, ha aggiunto Giannini, “c’è cautela: ogni ricostruzione investigativa deve essere sottoposta al vaglio di un giudice e aspettiamo con serenità le decisioni. Avevo detto fin dall’inizio – ha ricordato – che ci sarebbe stato il massimo impegno e trasparenza. Parliamo di un ufficio importante, quello di Primavalle, continueremo con la massima serenità a collaborare con la magistratura”. “Parliamo – ha proseguito il capo della Polizia – di un episodio, poi ci sono tutti gli episodi di ben diverso tenore che riguardano le forze dell’ordine e sono tutti i giorni sotto occhi dei cittadini. Bisogna affrontare i problemi con serenità e trasparenza e c’è sempre la presunzione di non colpevolezza. Spero che la cittadinanza dia per scontata la nostra trasparenza: faremo di tutto perché questo atteggiamento sia percepito sempre “.
Una relazione di servizio da redigere per “pararsi il c.. dall’onda di m…che quando arriva sommerge tutti”. E’ quanto afferma in un messaggio chat, citato nell’ordinanza cautelare, un ispettore, in servizio presso la Squadra Mobile ad una collega ispettrice del commissariato Primavalle, in relazione alla vicenda di Hasib Omerovic, il 36enne precipitato il 25 luglio scorso dalla sua abitazione nel corso di una perquisizione delle forze dell’ordine a Roma.
Nel documento del gip si afferma che i due ispettori poco prima del messaggio inviato via WhatsApp avevano avuto un colloquio telefonico durante il quale l’agente ha raccomandato il collega “‘di svolgere in modo accurato le indagini poiché le cose non stanno come hanno scritto gli operanti’ sottolineando anche l’insussistenza di valide ragioni che potessero giustificare, nel caso di specie, un accesso all’interno di una privata abitazione nei termini descritti”.
Oltre all’arresto per tortura dell’agente Andrea Pellegrini, altri quattro poliziotti sono finiti nel registro degli indagati per le accuse di falso e depistaggio in relazione all’annotazione di servizio scritta dopo i fatti di via Gerolamo Aleandro nel quartiere Primavalle.
Intanto l’agente che ha collaborato ha detto: “Ho provato un senso di vergogna” per non essere intervenuto e fermare quanto stava accadendo. E’ la giustificazione che l’agente che ha collaborato alle indagini sulla vicenda di Hasib Omerovic, ha fornito agli inquirenti sul fatto di non avere informato immediatamente i suoi superiori su quanto avvenuto nell’appartamento di Primavalle. Nell’ordinanza il gip della Capitale scrive che il poliziotto, testimone oculare, “ha riferito di essersi limitato a confidare alcune cose (la porta sfondata a un collega e gli schiaffi a un altro) e di essersi in qualche modo determinato a sottoscrivere la relazione di servizio, il cui contenuto non era corrispondente a quanto avvenuto, perché Pellegrini è pur sempre un suo superiore, di cui in qualche modo subiva il ‘peso’ e gli atteggiamenti, e che soltanto quando la pressione delle notizie di stampa sulla vicenda si era fatta insostenibile aveva finalmente sentito l’esigenza di recarsi dal dirigente per ‘riferire le cose come erano andate perché in queste situazioni è inutile cercare di nasconderle'”. All’arresto dell’agente Andrea Pellegrini, da ieri ai domiciliari, si è arrivati grazie al lavoro svolto in modo tempestivo dagli uomini della Squadra Mobile della Questura, coordinati dal procuratore aggiunto Michele Prestipino. Nei prossimi giorni l’indagato verrà ascoltato dal gip nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia.
“Hasib sta meglio, ha iniziato a respirare da solo, mangia autonomamente e fa qualche passo. Non ha una coscienza piena e non gli è stato fatto riferimento all’accaduto. I familiari non fanno nessun accenno quando vanno a trovarlo”. A riferirlo è Carlo Stasolla, dell’associazione 21 luglio, parlando di Omerovic, l’uomo precipitato da un palazzo a Roma per cui è stato arrestato per tortura un poliziotto. “E’ nel reparto riabilitazione ad alta intensità del Gemelli – ha detto ancora – Siamo comunque ben lontani dalla possibilità di una sua testimonianza”.